Rifiuti: brucino nei termovalorizzatori. Meloni “incorona” Schifani
In unaSiciliaultima d’Italia perraccoltadifferenziatae prima per rifiuti smaltiti indiscarica, si apre ufficialmente l’era dei termovalorizzatori. Con tanto di poteri speciali conferiti dal premier Giorgia Meloni al presidente della Regione RenatoSchifani, da ieri anche commissario straordinario per la gestione del ciclo dei rifiuti. Nelle sue mani, 800 milioni di euro edue annidi tempo, prorogabili, per costruire gli impianti con i quali liberarsi dalla schiavitù delle discariche. Il decreto di nomina della presidenza prevede che il nuovo commissario debba occuparsi di tutta la “rete impiantistica“, di ridurre la movimentazione dei rifiuti e adottare “metodi e tecnologie per proteggere l’ambiente e la salute pubblica”. Il provvedimento era stato inserito con un emendamento nel nuovodecretoEnergia(Dl 181 del 9 dicembre 2023, convertito nella Legge 11 del 2 febbraio 2024). Il governo nazionale aveva 30 giorni di tempo per formalizzare l’incarico. Leggi anche –Termovalorizzatori, Schifani commissario speciale. “UE dirà no” Il commissarioSchifaniadesso potrà rilasciare direttamente leordinanzeper far realizzare i progetti. Bypasserà per legge autorizzazioni, pareri, visti e nulla osta che ordinariamente sono necessari perl’avvioo la prosecuzione deilavori. Dovrà ottenere solo i pareri relativi alla tutela ambientale o dei beni culturali e paesaggistici. Il commissario dovrà innanzitutto aggiornare, in autonomia, ilPiano regionaleper la gestione dei rifiuti. Il documento dovrà comprendere, “valutato il reale fabbisogno, la realizzazione e la localizzazione di nuovi impianti di termovalorizzazione di rifiuti il cui processo dicombustionegarantisca un elevato livello direcuperoenergetico“, si legge nel decreto legge. I fondi a disposizione della Regione, gli 800 milioni di euro, derivano dal Fondo di sviluppo e coesione (Fsc). Sono stati stanziati nell’ambito dell’Accordo di coesione tra la Regione Siciliana e il governo nazionale. Potranno eventualmente essere integrati con somme delFondo europeo di sviluppo regionale(Fesr). Di questi, una quota è stata però decurtata per finanziare il Ponte sullo Stretto. Leggi anche –Termovalorizzatori “a emissioni zero”, Schifani incontra il ministro Pichetto La situazione dipartenzadella Sicilia non è delle migliori. Col 51,5 per cento di raccoltadifferenziatanel 2022, cresciuta di quattro punti rispetto al 2021 e più che raddoppiata nei cinque anni precedenti, l’Isola è ancoraall’ultimo postotra le regioni d’Italia. Resta ben lontana dall’obiettivoeuropeodel 65 per cento, raggiunto a livello nazionale solo quest’anno, con undecenniodi ritardo. Pesano le città metropolitane, in particolare Palermo e Catania che con il loro 35 e 47 per cento (Ispra, 2022) ancora arrancano nella raccolta differenziata. Anche per questo motivo, la Sicilia resta inchiodata allediscariche. Nel 2022 i cancelli delledieci discariche dell’Isolahanno ricevuto900 mila tonnellate di rifiuti,il48 per centodel totale. È il datopiùaltod’Italia. Una situazione “oltremodointollerabile– ha detto il presidente di Anci Sicilia, PaoloAmenta– che grava con costi eccessivi sul sistema dei rifiuti in Sicilia e ha un impattonegativosui bilanci comunali, sulle tasche dei cittadini esull’economiadell’Isola”. Leggi anche –I termovalorizzatori (forse due) saranno pronti entro il 2027 Durante la presentazione a Roma del 13 esimo rapportoAnci-Conaisu raccolta differenziata e riciclo,Amentaha ricordato alcuni dei dati contenuti nel dossier elaborato dall’Associazione siciliana dei Comuni proprio in materia dirifiuti. “Malgrado la raccolta differenziata nel 2022, secondoLegambiente– ha detto – abbia superato il 65 per cento in 274 comuni siciliani, per una popolazione complessiva di 2.386.559 abitanti, iprezzipraticati in Sicilia sultrattamento, conferimento in discarica, selezione ecompostaggio, sono abbondantemente superiori rispetto a quelli praticati nel resto d’Italia. Siamo, di fatto, al paradosso: nella nostra Isola un chilo dirifiutiindifferenziatiin discarica costa 0,38 centesimi, mentre un chilo diarancene costa 0,40. Paghiamo cioè la spazzatura quasi come ilciboche mangiamo”. Un quadro reso ancora più grave dacriticitàche vanno dalla fase di trasferimento, preparazione e avvio alriciclo, alla mancanza o inadeguatezza, di impianti dicompostaggioe dipretrattamento.