Ripartenza e riapertura non coincidono. “Misure tardive”

Ripartenza e riapertura non coincidono. “Misure tardive”

“Le regole sono poco chiare e la ripartenza non coinciderà con la riapertura”. Non lasciano dubbi le parole del presidente di ConfesercentiSicilia, Vittorio Messina. Sono tanti gli aspetti da considerare prima di alzare le saracinesche e i problemi non sono solo economici. Oltre a valutare se conviene davvero riaprire, c’è da considerare la tempistica di attuazione, gli aiuti promessi che non arrivano e, non meno importante, la responsabilità civile e penale dei datori di lavoro nel caso, malaugurato, in cui un dipendente o un cliente sia contagiato dal Covid-19. La prima lamentela che accomuna gli esercenti è sulla tempistica delle linee guida. “Dovremmo riaprire lunedì ma a distanza di pochi giorni non le abbiamo ancora”. Quelle dell’Inail, che stabiliscono distanza e dispositivi da adottare in spiaggia e nei ristoranti, sono arrivate martedì 12. Troppo tardi secondo il presidente di Confesercenti Sicilia che, comunque, da una parte non le considera del tutto ufficiali, dall’altra confuse. “Possono non coincidere con le linee che ci darà il governo per i settori” e definiscono distanze che sembrerebbero incongruenti. “La logica direbbe il contrario di quanto stabilito: negli spazi chiusi distanze più ampie perché nello spazio aperto dovrebbe esserci più ventilazione”. Una situazione di incertezza che non aiuta gli addetti. Le direttive dell’Inail, inoltre, sono ritenute “poco applicabili”, soprattutto nella ristorazione. “È un tassello importante nella filiera del turismo e in questo momento sembra un po’ abbandonato a sé stesso”. Leggi anche –Al mare su prenotazione: le regole per andare in spiaggia Molti ristoranti o trattorie non hanno ancora deciso se riaprire o meno. In assenza di protocolli non “possono farsi i conti” e quindi stabilire se conviene dal punto di vista economico. Gli spazi sono spesso piccoli, sia di trattorie che di ristoranti stellati, e distanziare le persone significa perdere dei coperti. Ci sono poi delle spese da sostenere per sanificare e mettere i divisori. “Molti ristoranti hanno spazi davvero ristretti e hanno già deciso di non riaprire come alcuni stabilimenti balneari”. Incertezza anche tra gli albergatori. “Non sono mai stati chiusi e i protocolli sanitari verrebbero rimessi alla buona volontà del gestore”. Al momento “non c’è nessuna direttiva cui attenersi”. Leggi anche –Quattro mq per cliente e menù: come riapriranno i ristoranti Il discorso è un po’ diverso per parrucchieri ed estetisti. Messina definisce “più semplice” la posizione di questi lavoratori “perché è un settore che già da anni si è adeguato a degli standard di igiene e di sicurezza, anche nelle attrezzature”. Le novità legate alla diffusione del Covid-19 sono quindi nello scaglionare gli ingressi e lavorare su prenotazione. Un problema non problema dato che “possono ricevere il cliente in un arco di tempo di quasi tutta la giornata”. Un riferimento temporale impossibile per i ristoranti che, poiché servono cibo, sono legati agli orari di pranzo e cena. “La filiera del turismo, compresa la ristorazione, è quella che meno si adatta ai protocolli sanitari perché turismo vuol dire gioia, allegria, assembramenti”. Oltre all’aspetto economico, per Vittorio Messina non è meno importante quello della responsabilità, civile e penale. “È assurdo che se un cliente o dipendente dovesse ammalarsi nella mia struttura io abbia questo tipo di responsabilità se ho applicato i protocolli in modo corretto”. Il presidente siciliano di Confesercenti valuta quest’aspetto come “molto pressante”. Anche per questo “in molti hanno deciso di non riaprire. La responsabilità penale è grave e personale”. Il governo, proprio ieri sera, ha annunciato che per fronteggiare il problema degli spazi ha fatto un accordo con l’associazione dei sindaci italiani. Bar e ristoranti non pagheranno il suolo pubblico.Sono previste anche agevolazioni per l’affitto e, per alberghi e stabilimenti balneari, salterà la prima rata dell’Imu. “Una buona notizia”, secondo Messina, per chi ha la possibilità di usare gli spazi esterni. La bella stagione aiuterà, soprattutto alla sera, “ma per il resto è una tragedia”. Ciò che secondo Confesercenti è davvero fondamentale per la riapertura è avere liquidità a fondo perduto. Oltre al danno subito c’è da considerare la riduzione dei clienti, anche perché non ci sarà turismo estero. Dal governo invece hanno pensato per lo più a prestiti agevolati che, per gli imprenditori, significano nuovi debiti con gli istituti di credito. Gli unici che “ci stanno davvero guadagnando perché alla fine il decreto liquidità si è trasformato in un salva banche”. Banche che non sempre sembrano pronte a erogare dei nuovi prestiti “se prima non si chiude la precedente situazione di finanziamento”. Leggi anche –Legge Stabilità, l’Ars approva. Aiuti per 1,5 miliardi L’attesa è tutta per il decreto Rilancio presentato dal presidente Giuseppe Conte nelle scorse ore. Messina comunque lamenta un trattamento diverso per il comparto rispetto ad altri fondi, dall’agricoltura al salva Alitalia. “Non vogliamo togliere agli altri”, specifica, ma ricorda la capacità di pil del turismo: dal 13 al 15 per cento. “Quindi merita più attenzione”. Non molto diversa da quella nazionale è la posizione del governo regionale siciliano. “Un’ottima affermazione di sani principi”. Al momento però non c’è nulla di ufficiale tanto che la finanziaria 2020, con interventi straordinari e rimodulazione di risorse, non è ancora stata pubblicata in Gazzetta ufficiale. Il problema è che si tratta di misure così straordinarie che cambiano l’assetto dei conti siciliani e dunque hanno bisogno del vaglio nazionale. “Questa finanziaria in termini di principi va benissimo, in termini di sostanza no. Abbiamo bisogno di provvedimenti certi e immediati”.