Rischio idrogeologico, progetti tagliati per i ritardi burocratici
Quanto costa un ritardo? Beh, dipende. Se si perde un treno, qualche decina di euro. Ma se a tardare sono i lavori contro ildissesto idrogeologico, gli euro diventano milioni. Fra trasporti e appalti, però, non c’è solo una differenza di cifre. Se il treno parte, paga solo chi lo ha perso. Ma se a essere lenta è la macchina pubblica, ci rimette chi aspetta. Cioè i cittadini che attendono messe in sicurezza, pulizia di torrenti e consolidamenti di frane. Dal
2016 sono attribuite a un commissario la gestione e il controllo dei
fondi destinati al contrasto del dissesto idrogeologico. L’incarico
non si esaurisce nella ripartizione tra i progetti delle somme
disponibili grazie al Patto per il Sud, ma consiste anche nella
supervisione delle fasi successive, compresa la nomina delle
commissioni che valutino i progetti e ne consentano l’avvio. In
questa trafila, però, si perdono spesso mesi e la lentezza si
traduce in euro. L’8 agosto,una delibera di giunta ha “redistribuito risorse” per
“ridefinire gli interventi”e supportare quelli
ritenuti più urgenti, come la messa in sicurezza degli alvei
fluviali. La selezione è avvenuta con questa ratio: sono stati
“definanziati” (cioè tagliati) i progetti dove “non
sussistono le condizioni di cantierabilità”, perché le somme
stanziate “non sono necessarie” ma ne bastano di più contenute
per “espletare le procedure per la cantierabilità”. Tradotto:
visto che la coperta è corta, riceveranno meno (almeno per il
momento) i progetti in ritardo, anche per colpa del tempo perso tra
le maglie della burocrazia. Il problema è
stato sollevato da un’interrogazione della deputata M5S Valentina
Zafarana. A Balestrate (Palermo), la gara per la riqualificazione del
tratto di costa Conchiglia-Croce è stata indetta nell’ottobre 2018.
Dopo la fine delle operazioni di verifica amministrativa, sono
passati 148 giorni prima che, il 7 maggio, venisse nominata la
commissione. Il progetto è stato infine sbloccato alla fine di
agosto. A Taormina, prima della nomina della commissione, avvenuta il
20 giugno, l’iter per intervenire sul torrente Sirina è stato
bloccato per 126 giorni. A Saponara (Messina), colpita dall’alluvione
nel 2011, la gara per la messa in sicurezza della frazione Scarcelli
è durata quasi un anno. Quattro mesi solo per la nomina della
commissione. L’appalto è stato affidato alla fine di ottobre. La
messa in sicurezza del sottopasso di Terrasini (Palermo) è stato
impalato 113 giorni per la sola nomina della commissione, avvenuta il
31 ottobre 2018. L’appalto è stato poi aggiudicato l’8 aprile 2019.
Anche Alì (Messina), dove è previsto il consolidamenteo della “zona
in frana a valle dell’ex casa comunale”, ha aspettato 113 giorni
per conoscere i membri della commissione. Questi cinque casi hanno in comune due cose. La prima è la matassa burocratica in cui sono incappati: il tempo biblico delle nomine. La seconda è che sono tra i progetti “definanziati”, proprio perché in ritardo. I fondi destinati ad Alì sono passati da da 2 milioni a 217 mila euro. Quelli di Balestrate da 1,8 milioni a 122 mila euro. Saponara è stata sforbiciata da 4,2 milioni a 487 mila euro, Taormina da 2,45 milioni a 127 mila e Terrasini da 1,8 milioni a a 161 mila euro. Solo questi cinque progetti (non i soli alleggeriti ma quelli sui quali ha più pesato la burocrazia) ci hanno rimesso in tutto più di 11 milioni. In pratica il responsabile delle risorse (il commissario) limita i fondi perché il responsabile dell’iter (il commissario) non è stato efficiente. “I danni al nostro territorio e ai cittadini a causa degli ormai sempre più frequenti eventi alluvionali – si legge nell’interrogazione di Zafarana – potrebbero essere prevenuti se politica e burocrazia fossero capaci di operare tempestivamente. In Sicilia però non partono i progetti di risanamento perché la struttura commissariale per il dissesto idrogeologico, che dovrebbe incaricare le commissioni che valutano i progetti e quindi consentire l’avvio delle progettazioni, va incredibilmente a rilento”. La deputata ha chiesto al governo regionale di spiegare i motivi per i quali esiste “una discrepanza oltremodo marcata” tra le diverse procedure e quali iniziative intente adottare per evitarla. Ma c’è anche un altro punto. Se la delibera di agosto si è proposta come una “redistribuzione” in attesa che i progetti diventino cantiere, Zafarana chiede a Musumeci “come intende garantire la copertura finanziaria degli interventi definanziati”. Adesso i fondi sono stati spostati altrove. Come torneranno?