Sant’Agata e l’Etna, un rapporto lungo secoli a protezione di Catania
Il 2021 sarà certamente ricordato a Catania con grande tristezza. Oltre alla difficile situazione a cui tutti sono costretti, alle sofferenze e ai lutti, la pandemia da Covid in questi giorni ha provocato anche la soppressione dei festeggiamenti popolari per la celebrazione di Sant’Agata, amatissima patrona della città. Ai primi di febbraio di ogni anno infatti a Catania centinaia di migliaia di fedeli si mobilitano per una delle feste religiose più partecipate e importanti al mondo. A Sant’Agata, martirizzata e morta nel 251, vengono attribuiti tantissimi miracoli a favore della città e dei cittadini catanesi e non solo. Molti degli interventi della Santa sono relativi alla protezione dalle eruzioni dell’Etna. Agata morì il 5 febbraio del 251 dopo lunghe e atroci torture, tra cui lo strappo dei seni con delle tenaglie. Torture, ordinate dal proconsole Quinziano, che non riuscirono a indurre la giovanissima donna ad abiurare la fede cristiana. Il primo miracolo attribuito alla Santa avvenne un anno dopo la morte. Il primo giorno di febbraio del 252 era iniziata una eruzione dell’Etna che in breve tempo aveva investito alcuni villaggi a nord di Catania. Un gruppo di fedeli, vedendo la minaccia vicina, allora prelevò in Cattedrale il velo in cui era stata avvolto il corpo di Agata e lo portò in processione davanti al fronte lavico incombente. Si racconta che il fiume di fuoco si arrestò prima di investire la città, proprio il 5 febbraio, esattamente un anno dopo la morte. A Sant’Agata vengono attribuiti una ventina di miracoli, tra cui aver protetto Catania per due volte dalla peste, ma anche dagli Ostrogoti, dai saccheggi dei Mori nel XII secolo e dalla annunciata vendetta di Federico II, che nel 1231 voleva distruggere la città per essersi ammutinata e poi invece decise di risparmiarla. Tra i tanti relativi alla protezione dall’Etna, a Sant’Agata viene attribuito anche il miracolo di avere evitato la distruzione di Catania nel 1669, durante una delle più imponenti e distruttive eruzioni vulcaniche storiche. In quell’occasione, la colata lavica, nata a monte dell’odierna Nicolosi (Monti Rossi), in pochi giorni, scendendo verso valle, distrusse numerosi centri abitati e giunse alle porte della città. Arrivata a poche centinaia di metri dal Duomo però, la lava deviò evitando i luoghi dove la Santa era stata martirizzata e sepolta per proseguire verso il mare, dove si inoltrò per oltre un chilometro. Inoltre, un affresco raffigurante Agata in carcere, che si trovava in un’edicola all’aperto, venne trasportato intatto dal fiume di lava per centinaia di metri, e oggi è esposto nella chiesa di Sant’Agata Le Sciare. Nel corso dei secoli la protezione non ha riguardato solo la città di Catania: nel 1886, quando una eruzione minacciava da vicino Nicolosi, il Beato Cardinale Dusmet andò in processione portando il velo della Santa, e la lava si arrestò. Una cappella dedicata a Sant’Agata e una statua del cardinale Dusmet ricordano l’evento nel punto in cui la colata si fermò.