Siccità, l’acqua potabile c’è, quella per irrigare no. L’esperto: paga l’agricoltura

Lasiccitàche colpisce la Sicilia è grave, “ma è improbabile che lefamigliesubiscanointerruzioni dell’acqua potabile“. A soffrire saranno “soprattutto gli agricoltori“, perché a mancare è l’acqua per irrigare, “specialmente nella parte occidentale dell’Isola”.Enrico Foti,professore ordinario di idraulica dell’Università di Catania e membro dellaCabina di regia per l’emergenza idricanominata dal presidente della Regione Renato Schifani, fa il punto sulla siccità in Sicilia. Nelle ultime oreha piovuto,ma difficilmente basterà arimpinguare le scorte d’acqua,come auspicato dal governatore. Nei giorni scorsiil governo Meloni ha dichiarato lo stato d’emergenza,con un primo stanziamento di 20 milioni di euro. “A breve dovrebbero arrivare altri 20 milioni, con cui effettuare iprimi interventi.Naturalmente, trattandosi di un’emergenza, devono essere immediatamente realizzabili”. Per l’esperto si tratterà per lo più dilavori sui pozzi,“perestrarre più acqua“, o di riduzioni della pressione in condotta, “perdiminuire gli sprechi“. Quanto alla rete idrica, chein alcune zone tocca perdite del 75%, il rifacimento “richiedetempi lunghi,che non sono quelli dell’emergenza”. Leggi anche –Acqua, Sicilia quasi all’asciutto. Ok allo stato di emergenza da Roma Gliinterventi proposti dalla Cabina di regiasono stati messi nero su bianco nellarichiesta dello stato d’emergenzaappena approvata da Roma. Nel breve periodo la Regione punta a realizzare 130 interventi, “trarigenerazionedi pozzi esistenti,trivellazionedi pozzi gemelli eriattivazionedi quelli abbandonati, oltre alrevampingdi una trentina di sorgenti”. Previsto inoltre “l’acquisto dinuove autobotti nei Comuni in crisie la sistemazione di altri mezzi in un centinaio di enti locali”, mentre per quanto riguarda le reti si parla di “potenziamento degli impianti di pompaggio e delle condotte,nonché della realizzazione di nuove condotte di interconnessione e bypass”. Previsti anche interventi sul medio periodo, tra cui “la ristrutturazione e ilriavvio dei dissalatoridi Porto Empedocle, nell’Agrigentino, e di Trapani, operazioni che richiederanno tempi e procedure di gara più lunghe”. Nelle scorse settimane la Regioneha effettuato un preventivo.“Il costo delle azioni a breve termine è di130 milioni di euro,mentre di quelle a medio termine è di590 milioni“. Leggi anche –In Sicilia dighe vuote: come e quali. Cercasi acqua per salvare l’agricoltura Il docente spiega perché la situazione èpiù grave nella Sicilia occidentale.Tutto dipende dalla fonte diapprovvigionamento idrico.“Mentre la Sicilia orientale è prevalentemente rifornita dapozzi e sorgenti,quella occidentale attinge soprattutto alleacque superficiali,quindi risente maggiormente della carenza di piogge”. Da qui la necessità di interventi sui pozzi, per aumentare laquantità di acqua estratta.“Tecnicamente si parla direvamping,cioè di ammodernamento dellediverse componenti del pozzo,dall’aumento della profondità al potenziamento delle pompe e della capacità di attingimento”. I Comuni e gli enti gestori del servizio idrico hanno presentato le loroproposte di intervento,osserva Foti, ma il criterio seguito sarà quello della massima urgenza. “L’indicazione che è stata data dal coordinatore della cabina di regiaSalvo Cocina(che è anche capo dellaProtezione civile regionale,ndr) è che le iniziative devono essereimmediatamente realizzabili,per venire incontro ai territori e alle categorie che rischiano di essere danneggiate”. Leggi anche –Siccità, acqua razionata per un milione di siciliani. Atteso stato d’emergenza Un modello “ancora più spinto del Pnrr“, insomma, che punta adare risposte nel breve periodo.Una strategia che come anticipato dalgovernatore Schifaniprevede anche che la Sicilia torni a“trasformare” l’acqua di mare.“Sicuramente è opportuno riattivare i dissalatori diGela, Porto Empedocle e Trapani,ma anche qui a mio avviso occorrerebbe privilegiare l’uso irriguo, che è il problema più urgente”. La dissalazione,come spiegato daFocuSiciliain un articolo,ha costi importanti e secondo gli esperti da sola non può risolvere il problema della siccità nell’Isola. Secondo Foti su questo tema si potrebbe fare un passo ulteriore, “promuovendo l’installazione di piccoli dissalatori di dimensione aziendale,che permettano agli agricoltori di aumentare l’acqua a disposizione”. Anche alimentandoli attraverso ipannelli fotovoltaicie l’energia sostenibile,sui quali la Sicilia sta ottenendo buoni risultati. “Bisognamettere gli agricoltori in sicurezza,perché il danno provocato dalla siccità rischia di essere soprattutto economico,mettendo a rischio le produzioni“. Una minore produzione potrebbe comportareprezzi più alti per i consumatori,anche se al momentoogni stima è prematura. Leggi anche –Siccità in Sicilia, come mai non ci sono geologi nella cabina di regia Ciò non significa, sottolinea il professore, che le famiglienon debbano cambiare approccio.“Chi oggi fauna doccia di un’ora,o lascia aperto un rubinetto inutilmente, deve sapere che probabilmente sta togliendo l’acqua a un agricoltore che ne avrebbe bisogno per irrigare”.Massima prudenza,dunque, come richiesto anche dallaRegionee daAnci Sicilia,l’associazione che riunisce i Comuni dell’Isola. Per verificare i risultati delleazioni proposte dalla Cabina di regiaoccorrerà aspettare le prossime settimane, ma secondo Foti il quadro non è del tutto a tinte fosche. “La Sicilia si sta rivelando reattiva, e come sempre la nostraProtezione civileè assolutamente efficace nel contrastare l’emergenza”. La priorità, conclude il docente, è evitare unallarme sociale ingiustificato.“Non dobbiamo colpevolizzarci. Naturalmente su diversi aspetti si può e si devemigliorare l’approccio nei confronti dell’acqua.In ogni caso sono convinto che, almeno per quanto riguarda la popolazione, si riuscirà asuperare questa fase delicatasenza particolari problemi”.