Siccità, dalle reti si perde acqua per 43 milioni di italiani. Sicilia, allarmi ignorati

Con l’acqua dispersa dalle reti idricheitaliane nel 2022 “si sarebbe potuto soddisfare il fabbisogno di 43,4 milioni di persone per un intero anno, il75% della popolazione nazionale“. Leperdite negli acquedotti del Paese“si attestano mediamente al 42%”, ma la situazione cambia “tra ilNord Ovest(32%) e ilSud(51%)”. A dirlo sono i dati Istat raccolti daGoletta dei laghi,l’iniziativa di Legambiente per il monitoraggio e la tutela dei bacini lacustri italiani.La situazione è ancora più grave in Sicilia,dove le perdite, come raccontato da questo giornale, arrivano a toccare il 75%. Una situazione che aggrava la crisi idrica dell’Isola vive da mesi. A confermarlo è proprio Goletta dei laghi, che si è recata allago di Pergusa, uno dei più importanti della Sicilia, oggi secco.“Rischia di diventare un deserto anche dal punto di vista dellabiodiversità“. E non è finita qui. “Quest’anno, per via della siccità,Goletta dei Laghi in Sicilianon è riuscita a fare i campionamenti per monitorare lo stato di salute delle acque deilaghi Sopranoe diPiana degli Albanesi,oltre che di Pergusa”. Leggi anche –Acque reflue per l’agricoltura, ok della Regione. ‘Soluzione contro siccità’ Lasiccità nell’Isola,chiariscono gli esperti, viene da lontano, sia geograficamente che temporalmente. “L’emergenza è figlia di untrend collegato alla crisi climatica,in continua evoluzione, a cui in questi anni non sono seguiti interventi strutturati nellagestione della risorsa idrica,che avrebbero potuto fare la differenza per contrastare oggi il problema”. Da Legambiente segnalano che “nel 2023 leprecipitazioni in Italiasono statesostanzialmente nella mediadopo il grave deficit del 2022. Ma sono state registrate, secondo i dati forniti da Ispra, delleanomalie negative mensili durante l’anno,persistenti soprattutto da luglio a dicembre 2023 al Sud e Isole”. Una carenza di precipitazioni “che avrebbe dovuto essere uncampanello di allarmeper mettere in campo misure appropriate già da allora”. Secondo l’associazione ciò non è avvenuto. “Adessoa pagarne lo scotto sono i cittadini, i territori, l’ambiente e la biodiversità,senza contare idanni all’economia e all’agricoltura.L’anno prossimo a chi toccherà?”, è la domanda dei tecnici. Leggi anche –Depurazione, in Sicilia 22 cantieri aperti e 13 finiti. Fatuzzo: basta sprechi Per Legambiente il problemava inquadrato a livello nazionale.L’Italia, infatti, è unagrande consumatrice d’acqua,attestandosi come “secondo Paese più idrovoro d’Europain termini dopo laGrecia, con un valore di 156,5 metri cubi l’anno per abitante”. Tuttavia, sul fronte delle infrastrutture, lo Stivale sconta “leopere mai finitecome idepuratorie lereti fognarie,le 42 gradi dighe che ancora oggi sono in esercizio limitato, le 81 in fase di esercizio sperimentale conlimitazione all’usoe le due in costruzione, senza considerare l’ammodernamentoe losghiaiamentodi quelle esistenti”. Al posto dimisure strutturaliper risolvere la situazione, si continua con gliinterventi tampone.L’associazione ricorda “le ordinanze di razionamento dell’acqua, la trivellazione di nuovi pozzi, ilricorso smisurato a nuovi dissalatorie nuovi invasi”. Misure inutili a detta di Legambiente, che si rivolge direttamente alGoverno Melonichiedendo “interventi nazionali strutturali non più rimandabilia partire da più investimenti sulla rete”. Leggi anche –In Sicilia dighe vuote: come e quali. Cercasi acqua per salvare l’agricoltura I ritardi riguardanoanche la depurazione.Se nell’Isola la maggior parte delleacque refluetrattate finiscea mare,le cose non vanno molto meglio nel resto del Paese. “In Italia solo il 4% del totale è effettivamente destinato alriutilizzo in agricoltura,a fronte di un potenziale del 23%, secondo Enea”. L’associazione ribadisce che occorre cambiare stratega, rinunciando a “soluzioni inefficaci e inappropriate, come ordinanze tardive, nuovi invasi edissalatori“. Per Legambiente e Goletta dei laghi per limitare la siccità che colpisce la Sicilia e il resto d’Italia occorre “promuovere la circolarità, o l’utilizzo dei reflui fognari adeguatamente depurati per l’irrigazione,o, ancora, riutilizzare le acque depurate per diversiusi urbani“. Da non dimenticare, infine, leinfrastrutture verdi(aree naturali, ndr) “che hanno molteplici aspetti positivi in ambito urbano. Tra cui lacatturae il trattamento dell’acqua piovana,l’ombreggiamento, la mitigazione dell’effetto isola di calore“. Ovvero l’aumento della temperaturalegato all’urbanizzazione.