In Sicilia 1,1 milioni di case vuote. E l’affitto è più caro della pensione media

In Sicilia 1,1 milioni di case vuote. E l’affitto è più caro della pensione media

InSicilia ci sono troppe case vuote,e un affitto arriva a costare al mese anche più dell’intera pensione. A Palermo e Catania si spendono più di550 euro per un immobile, mentre lapensione media è a quota 542 euro. Sono alcuni dei dati del disagio abitativo in Sicilia, contenuti inun dossierpresentato da un insieme di organizzazioni e sindacati della Sicilia:Cgil,Sunia, Federconsumatori, Arci, Legambiente, Comunità di Sant’Egidio, Auser e Udu. Le organizzazioni hanno deciso di dare vita al “Forum dell’abitare”, per fare massa critica e ottenere risposte dalle istituzioni. Leggi anche –Sfratti, a Catania più 263,08 per cento di richieste di esecuzione nel 2022 L’emergenza case in Sicilia si inserisce in un quadro che vede l’11,3% della popolazione inpovertàassoluta e di lavoro precario e a basso reddito– il 27% meno della media italiana, poco più di 16 mila euro annui. Nel2022 sono stati 10.733 gli sfratti, contando quelli emessi, quelli eseguiti e le richieste di esecuzione. Le domande giacenti per assegnazione di case popolari in Sicilia sono23.938. Gli affitti inoltre lievitano:l’8,2% delle persone, contro il dato nazionale del 6,6%, vive in famiglie che spendono più del 40% del reddito netto per l’abitazionee il 5,5% vive in situazione di sovraffollamento, in ambienti fatiscenti, dove mancano anche i servizi sanitari (dati Istat 2022). Leggi anche –Cala la povertà, non il divario: un veneto guadagna il 28% più di un siciliano Secondo gli ultimi dati disponibili, quelli del 2022, inItalia le case vuote, ovvero non occupate stabilmente, erano9 milioni e 589 mila. Enella sola Sicilia le case disabitate sono un milione e 157 mila, un dato che conta sia le seconde case, quelle disabitate e quelle utilizzate come strutture ricettive. A essere proprietario di casa è invecel’84,6% dei residenti, secondo i dati raccolti dalSunia, con ilrestante 15,4% che ha un contratto d’affitto regolarmente registrato. E sono questi i soggetti più deboli: uncanone medio a Palermo per un immobile di 80 metriquadrati ètra i 400 e i 570 euro, cifra simile a quella diCatania(tra i 400 e i 560 euro), mentre aMessinasi va dai 350 ei 500 euro. A questo dato il Forum accostal’importo della pensionemedia mensile nell’Isola, pari a542,61 euro. In Sicilia i pensionati sono 959 mila, e l’importo della pensione è inferiore a mille euro mensili per il 61% delle donne e per il 39% degli uomini. I senza dimora e senza tetto censiti sono inveceoltre 4 mila. Secondo i dati raccolti dall’Assessorato regionale alle Infrastrutture, aggiornati al 2020, ilpatrimonio abitativo pubblico in Sicilia conta 59.744 immobili. Di questi leIacp(Istituto autonomo case popolari) hanno la quota maggiore, con50.572 immobili. Segue laRegione siciliana, a quota 4.111, iComuniche ne sommano in totale2.898, e loStatoa quota2.163.Immobili spesso occupati senza titolo. Il record spetta aPalermo, dove il 27% degli immobili Iacp era occupato abusivamente al 2022secondo i dati raccolti da Sunia. Una percentuale che scende al24% a Catania e al 10% a Messina. Nonostante questo,al 2023 erano quasi 24 mila le domande di accesso a una casa popolareancora da smaltire. La proposta del Forum -che guarda anche alla transizione energetica e si inscrive nella linea di “consumo di suolo zero”- prevede strumenti di governance come unassessorato regionale alla casa, ma anche, al livello locale, agenzie sociali per la casa, vere e proprie cabine di regia e coordinamento tra soggetti pubblici, sindacati e organizzazioni del terzo settore. Vengono chiesti strumenti finanziari di sostegno economico agli sfrattati a reddito medio-basso. Ma anche programmi di riqualificazione urbana e degli edifici di edilizia residenziale pubblica con un obiettivo sociale volto a garantire il diritto all’abitare e la qualità dell’abitare”. Leggi anche –Librino, le “Due Torri” senza fondi. Sunia: attingere al Next Generation Eu Per le sigle del Forum, nonostante il quadro allarmante, le istituzioni sono però “latitanti” sul tema e la Regione siciliana, dice il “Manifesto” del Forum, “non mette in bilancio somme adeguate a mitigare il disagio abitativo, né a riqualificare il patrimonio abitativo di edilizia residenziale pubblica. Che non ha mai normato la complessa materia dell’Erp”. Mentre laspesa pro capite dei comuni a sostegno del diritto ad abitare è irrisoria, soprattutto se confrontata a quella di altre città d’Italia (Openpolis sui bilanci comunali 2021): aRagusa si spende 0,01 euro ad abitante, a Genova invece 58,26 euro(i due estremi della scala); aCatania 0,84 euro, a Bologna 33,31 euro. Il Forum chiede unalegge quadro regionale sull’abitare, che affronti la complessa materia. E che preveda unOsservatorioin grado di monitorare il settore, in tutti i suoi molteplici aspetti. “E’ necessario attuare strategie efficaci per sconfiggere il muro di indifferenza che oscura i problemi”, dice il manifesto. Leggi anche –Povertà e disuguaglianze: il benessere è ancora lontano in Sicilia Per il Forum si deveandare anche al riutilizzo ai fini abitativi dell’ingente patrimonio pubblicodismesso con la creazione di un’apposita banca dati e prevedere la destinazione a scopo abitativo dei beni confiscati alla mafia. Secondo i dati raccolti dal Forum dall’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, il totale degliimmobili sottratti alle mafie e destinati in Italia è di 19.998. La Sicilia è la regione che ne conta di più con7.854, 6.458 destinati agli enti locali. Di questi ultimi gli alloggi e assimilabili già nelledisponibilità degli Enti locali siciliani sono 2.829.A questi dati si aggiungono gliimmobili confiscati e in gestione, che ammontanoin Italia a 22.112, di cui 8.583 in Sicilia. Quelli confiscati in manieradefinitiva sono 7.274, e 1.386 sono alloggi. Leggi anche –Case per gli studenti, emergenza in Sicilia. L’indagine di Udu, Sunia e Cgil Il Forum chiede anchel’ampliamento dei posti letto e degli alloggi per gli studenti: oggi ladisponibilità per i fuorisede copre poco più del 5%e la garanzia del diritto alla casa per tutti i soggetti a rischio di esclusione sociale. C’è bisogno insomma di investimenti a tutti i livelli e “di un’urbanistica -dice il Manifesto- che non risponda agli interessi speculativi privati ma che, al servizio della collettività, possa garantire alla città e ai territori l’opportunità diconiugare esigenze di sviluppo e sostenibilità sociale, ambientale ed economica”. Sottolineata anche la necessità di sostenere le politiche regionali con politiche nazionali, rifinanziando ad esempio il fondo di sostegno agli affitti e varando una legge nazionale per un piano straordinario per la casa con al centro il recupero del patrimonio pubblico dismesso e delle case popolari. Iniziative per le quali servono “adeguati investimenti”.