Suicidi, scioperi della fame, proteste: in carcere si muore (anche in Sicilia). I dati

Suicidi, scioperi della fame, proteste: in carcere si muore (anche in Sicilia). I dati

Il nove luglio 2024 un uomo di 67 anni, detenuto nelcarcere di Augusta,“è morto dopo sei mesi disciopero della fame“. A nulla è servito iltrasferimento in ospedale.Nello stesso carcere, l’anno precedente, “due persone sono decedute dopo 60 e 41 giorni di sciopero della fame”. Sempre a luglio di quest’anno si sono verificate “proteste nella nona sezione all’Ucciardone di Palermo,dopo che un detenuto di 73 anni è deceduto a causa di un infarto”. A metterlo nero su bianco è ildossier sul sovraffollamento carcerariodell’Osservatorio Antigone.Un documento che descrive una situazione drammatica, che spesso porta a conseguenze tragiche. Non solo scioperi e proteste: al 30 giugno 2024sono stati 48 i suicidi nelle carceri italiane,tre dei quali avvenuti in Sicilia. Un uomo di 59 anni, “in attesa di primo giudizio”, si è tolto la vita nel carcere diAgrigento. Lo stesso hanno fatto un uomo di 32 anni detenuto aSiracusa, “forse affetto daproblemi psichiatrici“, e uno di 38 anni recluso aCaltanissetta, che “sarebbe uscito nel 2027”. Leggi anche –Minori in carcere, numeri record dopo Dl Caivano. Rischio suicidi e violenze Inumeri forniti nel rapportosono emblematici. “Al 30 giugno 2024 erano presenti nelle nostre carceri 61.480detenutiin 51.234 posti regolamentari. Le donne erano 2.682, il 4,4% dei presenti, mentre glistranierierano 19.213, il 31,3%”. Conti alla mano “iltasso di affollamento medioè del 120%”, ma “la capienza regolamentare, su cui è calcolato il tasso ufficiale, non tiene conto deiposti non disponibili“. Questi ultimi “erano in totale 4.123 al 17 giugno 2024”, dunque il tasso di affollamento reale “è ormai del 130,6%”. Alcune carceri mostranonumeri di gran lunga peggiori.L’associazione denuncia che “sono ormai 56 gli istituti in cui il tasso di affollamento è superiore al 150% e ben otto quelli in cui è superiore al 190%”. Nel dettaglio si tratta di “Milano San Vittoremaschile (227,3%),Brescia Canton Monbello(207,1%),Foggia(199,7%),Taranto(194,4%),Potenza(192,3%),Busto Arsizio(192,1%),Como(191,6%) eMilano San Vittore femminile(190,7%)”. Sono ormai solo 38 gliistituti non sovraffollati,constatano gli autori. Leggi anche –Carceri in Sicilia: troppi detenuti, problemi psichiatrici, pochi medici A fronte di numeri così ridotti, il numero degli“ospiti” dei penitenziari pubblicicontinua a salire. “Negli ultimi 12 mesi infattile presenze sono cresciutedi 3.955 unità, un più 6,9% che ha riguardato in misura sostanzialmente uguale anche le donne (più 6,8%) e gli stranieri (più 6,8%). Unacrescita che fino a maggioè stata in media superiore alle 300 unità al mese“. Per la prima volta dopo diversi anni, inoltre, risultano sovraffollati anche gliIpm, Istituti di pena minorile.“A metà giugno 2024 erano 555 – per 514 posti ufficiali – i giovani ristretti (di cui 25 ragazze)”. Nel dettaglio, “346 erano minorenni e 209 giovani adulti”, mentre gli stranieri “erano 266, di cui 204 provenienti dalNord Africa“. L’Ipm che ne ospita di più èNisida(66 detenuti), quello che ne ospita meno èQuartuccio, in provincia diCagliari(nove). Le presenze, osservano i tecnici, “sarebbero ancora maggiori se non fosse per la pratica, resa più facile dalDecreto Caivano,ditrasferire nelle carceri per adultichi ha compiuto la maggiore età pur avendo commesso il reato da minorenne”. Leggi anche –Una pena dignitosa? Non in carcere. Il racconto della detenzione in Sicilia Non mancano ricorsi all’autorità giudiziariaper “condizioni di vita degradanti”. Una delle più comuniriguarda gli spazi,visto che come denunciaAntigone– che ha compiuto 88 visite in carcere nel 2024 – “nel 27,3% degli istituti visitati c’erano celle in cui non erano garantititre metri quadri a testa di spazio calpestabile“. Non è un caso che la maggior parte dei ricorsi sia accolta. “Nel 2023 sono arrivate agli uffici di sorveglianza italiani 9.574 istanze per sconti di pena. Ne sono state decise 8.234 e di queste 4.731, il 57,5%, sono state accolte”. L’Italia insomma “vienesistematicamente condannata,dai suoi stessi tribunali, a indennizzare i detenuti per violazione dell’art. 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo“. Le politiche nazionali, per Antigone, non sono adeguate. “L’attuale governo ha adottato unarisposta di stampo securitarioe repressivo con l’emanazione di decreti o proposte di legge che cercherebbero di risolvere l’insicurezza sociale percepitacon l’introduzione di molte nuove fattispecie di reato e l’incremento della custodia cautelare“.