Trasporto pubblico locale: poco, lento e stressante. Catania migliora un po’

Trasporto pubblico locale: poco, lento e stressante. Catania migliora un po’

Sul trasporto pubblico locale il Mezzogiornofatica da tutti i punti di vista,“dall’offerta di servizi a quella disharing, dallereti ciclabilia quelle per iltrasporto rapido di massa,dalle auto e moto circolanti (indici di motorizzazione elevatissimi) ai profili emissivi del parco veicolare pubblico e privato”. Allo stesso tempo però alcuni Capoluoghi sorprendono, come per esempioCatania, che pur essendo ancora lontana dalla media nazionale mostradati migliori rispetto alla media del Sud e delle Isole.Sono i dati delRapporto Svimez 2023sull’economia e la società del Mezzogiorno. In generale, i dati (aggiornati al 2021) “mettono a nudo ladebolezza delle grandi città del Sud“, con il trasporto pubblico che mostra una“capacità di assorbimento marginale”rispetto ai mezzi privati. A partire dall’auto, che si conferma laregina delle strade in tutto il Mezzogiorno.“SoloNapoliePalermomostrano un peso dell’uso dell’auto più basso”, si legge nel report. Leggi anche –Mobilità sostenibile, nel Sud auto “in forte crescita”, biciclette “residuali” Scendendo nel dettaglio dei singoli indicatori, a spiccare come detto sono alcuni dati della Città metropolitana diCatania. Ai piedi dell’Etna iltrasporto pubblico localeserve 33,6 passeggeri per abitante, contro i 27,4 delMezzogiorno. Il dato è migliore rispetto a quello diMessina(10,3) ePalermo(10,1), ma largamente inferiore alla media italiana (104,3) e delle Città metropolitane (154,2). Tra queste ultime, nel Sud spiccaCagliari, con ben 150,5 passeggeri per abitante. Uno schema che si ripete anche pergli altri parametri analizzati.Per quanto riguarda i posti/chilometro per abitante – indicatore che misura il prodotto dei posti disponibili per i km percorsi –Cataniane offre 2.534, ben più diPalermo(1.571) eMessina(1.167). Il dato è maggiore anche dellamedia del Mezzogiorno(1.961), mentre è inferiore a quello italiano (4.748) e delle Città metropolitane (6.986). Tra quelle del Sudspicca ancora una volta Cagliari, con 5.701 posti/chilometro per abitante. Leggi anche –In Sicilia si vive male: pochi alberi, isole pedonali e mezzi pubblici È sugliautobus a basse emissioniche Catania registra unnetto miglioramentorispetto al 2020,quando il 44 per cento dei mezzi risultava “inferiore o uguale a Euro 4”. Oggi i mezzi “green” circolanti sono il 62,1 per cento del totale, il dato migliore in assoluto tra le Città metropolitane del Sud dopo quello diBari(65,2 per cento). Il capoluogo etneo surclassaPalermo(27,4 per cento) eMessina(15,1 per cento), ma supera anche abbondantemente lamedia del Mezzogiorno(25,2 per cento), quella delle Città metropolitane (28,6 per cento) e dell’Italia (32,9 per cento). Il report fornisce infine alcunidati sulle licenze taxiattivate nei diversi capoluoghi. ACataniasono 6,3 ogni diecimila abitanti, un dato maggiore rispetto a quello diPalermo(cinque) eMessina(4,6). Il numero è invece inferiore a quello del Mezzogiorno (7,3), dell’Italia (12,9) e delle Città metropolitane (21,5). Tra quelle del Sud spiccaNapoli, dove lelicenze taxi attivatesono 25,7 ogni diecimila abitanti. Leggi anche –Mobilità sostenibile, Italia all’anno zero. Record di auto, in calo bici e “mezzi” Glielementi positivici sono, ma in generale come detto ilquadro resta a tinte fosche.I tecnici dello Svimez sottolineano per esempio “loscarsissimo uso della bicicletta:nessun’area infatti supera l’1,5 per cento (Palermo) degli spostamenti in bici, contro una media nazionale del 4,1 per cento)”. Anche sullamobilità pedonalesi arranca. Su questo indicatore “le aree di maggior peso sonoBariePalermo, con valori vicini al 25 per cento (più alti della media nazionale del 18 per cento), mentre all’opposto colpisce ildato molto basso di Catania(15 per cento)”. Per gli esperti ciò dipende anche dalla “sottodotazione di servizi”, a cui si cerca di rimediare con gliinvestimenti. “Per trasporti e infrastrutture, per ilMezzogiornosono state finanziate opere in misura superiore alCentro-Nord“. Il problema resta lacapacità di spesa.“Nelle opere prioritarie, solo il 13,3 per cento del valore di quelle del Sud sonoin corso di realizzazione(contro il 33,5 per cento del Centro-Nord)”.