Uccelli migratori, uccide più il clima che la caccia. Lipu Sicilia: ambiente a rischio
Lespecie migratorieche sostano in Sicilia – in particolare gliuccelli– sono a rischio. A causa dellacaccia illegale, certo, ma soprattutto delcambiamento climatico,che sta danneggiando o in alcuni casi eliminando il loro habitat. “Il problema più grave è lasiccità,con i letti dei fiumi al minimo della portata e gliinvasi quasi completamente asciutti.Il tema però è globale, visto che gli esperti ci dicono che è in atto la sesta estinzione di massa”, dice aFocuSiciliaGiuseppe Rannisi,referente siciliano dellaLipu, Lega italiana protezione uccelli.Secondo l’ultimoRapporto sulle specie migratoriedelCms, Convention on migratory species,“tra il 1988 e il 2020, 70 specie a rischio hanno evidenziato un sostanziale peggioramento dellostato di conservazione,a fronte di 14 che hanno mostrato un miglioramento”. Inoltre, sono state identificate altre 399 specie “minacciate o quasi minacciate,soprattutto uccelli e pesci”. La responsabilità dell’uomo non si discute. Secondo gli espertila fauna soffreper “gli intensi livelli di pressione antropica”, con gli animali che risultano sempre più esposti a “una vasta gamma diminacce dovute all’attività umana“. Leggi anche –Per i pannelli solari gli uccelli sono un problema, tra guano ed “effetto lago” Da non sottovalutare, naturalmente, il tema dellacaccia.Secondo il report del Cms, “si stima che tra gli 11 e i 36 milioni di uccelli sianouccisi o catturati illegalmenteogni anno nelMediterraneo“. Un dato assai peggiore rispetto alMedio Oriente,dove si parla di “1,7-4,6 milioni uccisi o catturati illegalmente nellaPenisola Arabica, Iran e Iraq“. Anche in Sicilia la Lipu, insieme ad altre associazioni ambientaliste, ha condotto una battaglia contro ilbracconaggioe per il rispetto dellanormativa venatoria. Spesso raccogliendo dellevittorie in sede giudiziaria.“Abbiamo denunciato anche i furti di uova di specie a rischio, che purtroppo si verificano di frequente”, spiega Rannisi. Il fenomeno riguarda in particolare alcune tipologie di rapaci. “Pensiamo all’Aquila fasciata,o Aquila di Bonelli,e alFalco biarmicus,detto anche Falco lanario, che sul mercato internazionale raggiungono cifre davvero consistenti”. Peccato che, oltre a essere illegale, il furto di uova rischi di danneggiare unecosistema già molto fragile.“In una situazione difficile come quella che stiamo vivendo, togliere anche solo un esemplare per ragioni di lucro accelera ilrischio di estinzione“. Leggi anche –Cambiamento climatico, 90 miliardi di costi in 40 anni. Il Piano del viMinistero La Sicilia, prosegue Rannisi, è una destinazione naturale per molte specie diuccelli migratori.Tra gli altri“anatre, aironi, cormorani, piccoli trampolieri”,che dalle loro regioni d’origine nel Nord Europa “vengono a svernare qui o nell’Africa settentrionale, in cerca di climi più miti”. Negli ultimi anni, la loropopolazione sta diminuendo.“Come dimostrano i censimenti effettuati per conto dell’Ispra, Istituto superiore per la protezione e laricerca ambientale,nell’ambito del progettoIwc, International Waterbird Census,i numeri sono in calo”. La ragione è semplice. “I climi temperati della Sicilia oggi si trovano anche molto più a Nord, quindi gli uccelli si fermano prima, magari inLombardiao inVeneto“. Le specie che continuano aspingersi verso Sud,come detto, rischiano di trovare il loro habitat alterato. Il dato più grave è quello della siccità, ribadisce Rannisi, “ma ci sono anche altri problemi, per esempio lascomparsa degli insettiche costituiscono la dieta degli uccelli viaggiatori, dovuta alladesertificazionee all’uso di pesticidi”. Una reazione a catena, insomma, che ha un solo risultato. “Anno dopo anno mancano all’appello sempre più esemplari“. Leggi anche –Riserve naturali in Sicilia, quante e quali sono. Tra burocrazia e poche risorse Non sono solo lespecie migratoriea essere minacciate, ma anche quelle residenti. Vanificando così il lavoro portato avanti negli anni precedenti. Rannisi cita il caso delPorphyrio porphyrio,meglio conosciuto comePollo sultano.“Questa specie era considerata estinta dagli anni Cinquanta, ma verso la fine degli anni Novanta è stata reintrodotta grazie a unimpegno comune della Lipu, dell’Ispra e della Regione siciliana“. Peccato che questo uccello acquatico – noto anche per i suoi splendidi colori, con becco, fronte e zampe rossi e piumaggio blu e viola scuro – debbafare i conti con la siccità.“Il Pollo sultano ha difficoltà a nidificare perché i canneti sono asciutti. Un vero problema, visto che lenuove nascitenon riescono a compensare gliesemplari che scompaiono“. Soltanto un esempio di ciò che sta avvenendo con molte altre specie, osserva il referente di Lipu. “I numeri dicono che lepopolazioni di uccellisi stanno riducendo in molte aree. Bisogna invertire la rotta, sia sul cambiamento climatico che sucaccia e bracconaggio,o nel futuro il nostropatrimonio ambientale e ornitologicosarà compromesso. E con esso lasopravvivenza dell’uomo“.