Università, Almalaurea: la Sicilia prova a rialzarsi ma i giovani “fuggono” ancora

Chi si laurea all’Università di Cataniahamaggiori speranze di trovare un impiegoin tempi brevi rispetto agli altri colleghi dell’Isola, con il 21,5% dei laureati che ottengono unpart-timea un anno dal conseguimento del titolo. Assai più della media nazionale, ferma sotto il 14%.Palermoè la migliore sultasso di occupazionea cinque anni dal conseguimento del titolo, 85,7%, contro una media nazionale di 88,2%.Messina spicca per la maggiore retribuzione mensile,con 1.690 euro netti contro una media nazionale di 1.768 euro. Sono i dati della Sicilia nell’ultimorapporto Almalaurea su Profilo e condizione occupazionale dei laureati nelle università italiane,pubblicato nelle scorse ore. La ricerca è stata condotta su 295 mila laureati nel 2023, “usciti” da78 Atenei italiani.Anche nella formazione universitaria l’Italia è spaccata a metà. Infatti “lastorica mobilità per studio/lavoro lungo la direttrice Sud-Nordcontinua a caratterizzare il nostro Paese”. A essa, ormai da tempo, “si affianca quella verso iPaesi esteri,che costituiscono un obiettivo per unnumero consistente di laureati“. Leggi anche –Università, il 60% degli stranieri sceglie Messina. Indietro Catania e Palermo Nonostante ipiccoli primati conquistati dalle varie università,insomma, la strada per mettersial passo con il resto del Paesee del mondo resta lunga. Catania, per esempio, è sotto la media nazionale per quanto riguarda iltasso di occupazionea un anno dalla laurea (67,5% contro 75,7%) e a cinque anni (85,2% contro 88,2%). Anche laretribuzione nettaa un anno dal titolo è più bassa (1.338 euro netti contro 1.432), come del resto quella a cinque anni (1.661 euro contro 1.768). Buone notizie arrivano, come detto, dallavoro part-timea un anno (21,5% contro 13,8%) e a cinque anni (8,2% contro 6,4%). Anche l’efficacia del titolo di studioè maggiore di quella nazionale sia a un anno (71,7% contro 69,5%) che a cinque anni (82,4% contro 75,7%). Anche per questi dati l’Ateneo più antico di Siciliarivendica che quasi il 91% dei neolaureati “si dichiarasoddisfatto dell’esperienza universitaria,tanto che quasi il 70% di loro si riscriverebbe per frequentare lo stesso corso”, mentre il 7% “resterebbe a Catania ma provandoun altro percorso formativo“. Leggi anche –Anvur, l’ateneo di Catania meglio di Palermo e Messina: primo tra i siciliani Per quanto riguarda l’Università di Palermo,è quella che in Sicilia secondo Almalaurea si avvicina di più aidati nazionali sull’occupazione,sia a un anno (71,3% contro 75,7%) che a cinque anni (85,7% contro 88,2%). Maggiore della media nazionale è lapossibilità di trovare part-timea un anno dal titolo (20,2% contro 13,8%) e a cinque anni (10,5% contro 6,4%). Anche sull’efficacia del titolo di studiol’Ateneo supera la media italiana a un anno (78% contro 69,5%) e a cinque anni (83,3% contro 75,7%). Unipa è invece indietro sullaretribuzione mensile nettaa un anno (1.362 euro contro 1.432) e a cinque anni (1.619 euro contro 1.768). Dati che nel complesso soddisfano la governance, che rivendica “unalieve ma significativa crescita dell’occupazionedei laureati ad un anno (71,3% contro 70,2% nel 2023) e a cinque anni (85,7% contro 84,6% nel 2023)”. Oltre a sottolineare che quasi il 91% dei laureati“valuta molto positivamente l’esperienza”,l’88,5% “ritiene soddisfacente ilrapporto con i docenti“, mentre l’84% “considera adeguato il carico di studio”. Leggi anche –Anvur, l’ateneo di Catania meglio di Palermo e Messina: primo tra i siciliani L’Università di Messina,infine, supera la media italiana indue indicatori su quattro.Sono maggiori la possibilità ditrovare un part-timea un anno dalla laurea (20,7% contro 13,8%) e a cinque anni (8,5% contro 6,4%). Anche il dato sull’efficacia del titolo di studioè maggiore, a un anno (76% contro 69,5%) e a cinque anni (85,3% contro 75,7%). I dati sono invece inferiori sull’occupazionea un anno (64,5% contro 75,7%) e a cinque anni (81,6% contro 88,2%). Anche laretribuzione mensile netta,benché sia la più alta tra quelle registrate in Sicilia, è minore a un anno (1.358 euro contro 1,432) e a cinque anni (1.690 contro 1.768). Anche i vertici dell’Università di Messinarivendicano i risultati raggiunti. Da una parte “molto alta, ed in linea con la precedente rilevazione, è la quota di coloro che si dichiaranosoddisfatti dell’esperienza maturata(pari al 91.2%). Dall’altra, “circa il 74,3% dei laureati si iscriverebbero nuovamente presso l’Ateneo peloritano(nella scorsa indagine il dato era al 72,6%)”. Segno di unasoddisfazione comunque elevata.