FUMI? Allora niente carta: i tabaccai ti dicono NO al POS e hanno ragione | Senza monete resti a bocca asciutta

Sigari – pexels – focusicilia.it
Negli ultimi mesi una notizia ha fatto discutere clienti e commercianti in relazione alla vendita di prodotti da fumo
Secondo una sentenza del Giudice di Pace di Genova, i tabaccai non sono obbligati ad accettare pagamenti tramite POS per la vendita di sigarette e altri prodotti sottoposti a monopolio statale. Si tratta di una decisione che ha colto molti di sorpresa, ma che ha radici in motivazioni economiche piuttosto concrete.
Il punto centrale è che la vendita di sigarette garantisce ai tabaccai un margine di guadagno estremamente ridotto. Su questo margine, già minimo, gravano le commissioni bancarie per le transazioni elettroniche e le spese fisse di gestione del POS. In alcuni casi queste spese azzerano il guadagno, o addirittura lo trasformano in una perdita. È per questo che, secondo il giudice, obbligare un tabaccaio ad accettare pagamenti con carta significherebbe costringerlo a vendere in perdita, una situazione che non è sostenibile dal punto di vista della libera impresa.
Il caso che ha dato origine alla sentenza riguarda un commerciante genovese che aveva rifiutato il pagamento con carta per un pacchetto di sigarette. La Guardia di Finanza gli aveva contestato la violazione e imposto una sanzione, ma il tabaccaio aveva fatto ricorso, prima al prefetto e poi in tribunale. Il Giudice di Pace gli ha dato ragione, annullando la multa e sottolineando che, trattandosi di un prodotto con prezzo imposto dallo Stato e margine quasi nullo, il rifiuto del POS è giustificabile.
È importante ricordare che in Italia l’obbligo di accettare pagamenti elettronici esiste dal 2014, e dal 2022 sono previste sanzioni per chi lo viola: 30 euro più il 4% dell’importo della transazione rifiutata. Questo obbligo vale in linea generale per tutti i commercianti, ma nel caso dei tabaccai esisteva già stata in passato una deroga temporanea concessa dall’Agenzia delle Dogane, poi revocata. La sentenza di Genova non cambia la legge, ma crea un precedente che potrebbe influenzare altre decisioni simili in futuro.
Il parere delle associazioni di categoria
Le associazioni di categoria hanno accolto con favore il provvedimento, sostenendo che lo Stato non può pretendere che i concessionari di monopolio vendano in perdita. Alcuni giornali hanno ricordato che lo stesso problema riguarda anche altri prodotti, come le marche da bollo, dove le commissioni bancarie superano il guadagno dell’esercente. Allo stesso tempo, non bisogna dimenticare che la normativa nazionale rimane chiara: rifiutare il POS non è consentito nella maggior parte delle situazioni, e questa sentenza è legata a un contesto molto specifico.
Per i clienti, la conseguenza pratica è semplice: se si vuole comprare un pacchetto di sigarette, conviene avere qualche moneta o banconota in tasca. Non si tratta di un ritorno al contante in senso generale, ma di una piccola eccezione che potrebbe capitare di incontrare più spesso in futuro.
Una sentenza che fa da apri pista
Questa vicenda apre anche una riflessione più ampia. Da un lato, c’è l’esigenza di tutelare la libertà imprenditoriale e la sostenibilità economica di certe attività; dall’altro, c’è la volontà di favorire la tracciabilità dei pagamenti e la comodità per il consumatore. Forse il vero nodo da sciogliere è trovare un equilibrio che eviti di penalizzare i commercianti senza rinunciare ai vantaggi del pagamento elettronico.
In questo senso, la sentenza di Genova potrebbe essere solo il primo capitolo di una discussione destinata a proseguire nei prossimi mesi.