Si torna indietro di più di 200 anni: l’ITALIA DIVISA IN DUE, come se nulla fosse accaduto da allora

Si torna indietro di più di 200 anni: l’ITALIA DIVISA IN DUE, come se nulla fosse accaduto da allora

Italia divisa in due (foto freepik) - focusicilia.it

Un’Italia divisa come non mai, con differenze che parlano più forte di mille parole. Si torna indietro di 200 anni.

Nord operoso, Sud che si riposa. Nord che produce, Sud che sogna. Le solite battute, i soliti luoghi comuni. Quanti ne abbiamo sentiti? Eppure, ancora oggi, quando si accenna alla cosa, eccoli che tornano fuori come se fossimo bloccati in una barzelletta che nessuno ha mai davvero trovato divertente.

Poi certo, c’è sempre quello che dice: “Eh, ma ormai l’Italia è tutta uguale”. Davvero? Allora perché ogni volta che si pubblica uno studio, sembra che tra Bolzano e Agrigento ci siano più differenze che tra Berlino e Bucarest?

In fondo, lo avevamo quasi dimenticato. Con tutte le crisi, le emergenze, la pandemia, la guerra,  sembrava che Nord e Sud fossero finalmente sulla stessa barca. Magari sgangherata, ma pur sempre una. E invece no: ci arriva una nuova fotografia dell’Italia di oggi e ci dice che no, quella barca ha due motori diversi. Uno corre, l’altro fatica a partire.

Insomma, l’eterno divario tra Nord e Sud sembra essere destinato a rimanere, appunto, eterno. Non si accenna a cambiare mentalità. Ora più che mai, ci sono grosse differenze.

L’Italia divisa in due: si torna indietro di 200 anni

A riportarcelo sotto gli occhi è tg24.sky.it attraverso un’analisi del Centro Studi Guglielmo Tagliacarne – Unioncamere. Che lo fa nel modo più diretto possibile: misurando quanto spendono le famiglie, città per città. Il risultato? Un’Italia spaccata di nuovo in due. Milano in cima, Foggia in fondo. Quasi 31 mila euro di spesa annuale nel capoluogo lombardo contro meno della metà nella città pugliese. Altro che progresso.

Milano guida la classifica con 30.993 euro di spesa media a famiglia, seguita da Bolzano e Monza-Brianza. In fondo invece troviamo Foggia (13.697 euro), Caserta (13.890) e Agrigento (14.020). Una forbice ampia, anzi larghissima. E a colpo d’occhio, il Sud è sempre più schiacciato sul fondo.

La differenza (Foto di Mohamed Hassan da Pixabay) – focusicilia.it

Le differenze tra Nord e Sud

Ma c’è di più: oltre la metà dei consumi totali italiani si concentra in sole cinque regioni, tutte del Centro-Nord. La Lombardia da sola assorbe il 20% della spesa complessiva del Paese. Il Sud? Arranca. La prima provincia meridionale in classifica è Cagliari, al 23° posto.

Certo, c’è anche una piccola sorpresa. In percentuale, dal 2019 al 2023 i consumi nel Mezzogiorno sono cresciuti più che altrove: +15,7% contro una media nazionale del 13,7%. Ma non basta: come ha spiegato Gaetano Fausto Esposito, direttore del Centro Studi Tagliacarne, “il reddito disponibile delle famiglie è inferiore di circa il 25% rispetto alla media nazionale, e il peso dei consumi alimentari è più consistente”. Tradotto: si spende di più in cibo, ma per mancanza di alternative, non per piacere. Un dato colpisce più degli altri: in ben 26 province del Sud, oltre il 21% della spesa totale delle famiglie è destinato solo al cibo. Nel resto del Paese, non accade da nessuna parte. Questo non indica un amore sfrenato per la cucina, ma piuttosto una realtà più dura: molte famiglie non scelgono cosa comprare, scelgono semplicemente ciò che si possono permettere. E questo, nel 2025, dovrebbe far riflettere più dei numeri stessi.