Affari e cemento dietro l’erosione delle coste: i casi a Palermo, Trapani e Ragusa

Affari e cemento dietro l’erosione delle coste: i casi a Palermo, Trapani e Ragusa

Sel’erosione minaccia tre quarti delle coste della Siciliaè anche e soprattutto per motivi diaffari e cemento.A metterlo nero su bianco èLegambiente Sicilia,che nell’ultimo report dedicato al tema fa degli esempi concreti. APalermo,a partire dagli anni Settanta, illungomare di Carini“è stato invaso dacentinaia di casetra la battigia e l’autostrada, cementificazione che ha amplificato l’erosione costiera, che ha inghiottito fino ad oggipiù o meno 20 metri di spiaggia“. Nella riserva orientata“Foce del Fiume Belice”tra Marinella di Selinunte e Porto Palo, neltrapanese, “flora e faunasubiscono un forte impattoderivante dalla scarsa considerazione riservata alle dune”, le formazioni sabbiose divorate dal mare. ARagusa, nel tratto di costa traPozzalloeSanta Maria del Focallo,“il sistema dunale e le spiagge sono stati compromessi da stabilimenti turistici, strade e seconde case, oltre che dallelivellazioni effettuate dalle ruspe“. Una situazione grave, che per l’associazione è destinata a peggiorare se non si interverrà in modo radicale persalvare i litorali dell’Isola.“Le spiagge potrebbero non essere piùcome oggi le conosciamo“, avvertono i tecnici. Leggi anche –La costa etnea vista dal mare, tra tutela ambientale e fragilità. Il tour Lipu La sfida è difficile,ma non mancano segnali di speranza. Illungomare di Carini,si legge nel rapporto, rappresenta “un esempio lampante dell’erosione costiera direttamente legata all’abusivismo edilizio”. Allo stesso tempo è diventato “unsimbolo della lotta all’abusivismoedilizio in Italia”, visto che dal 2015 l’amministrazione “ha emesso 1.334 provvedimenti, che comprendonoordinanze di demolizioneeacquisizione al patrimonio comunale“. Nel dettaglio, “309 immobili abusivi sono stati abbattuti, di cui178 dal Comune stesso“. Buone notizie arrivano anche daTrapani, dove nonostante l’erosione la riserva “Foce del Fiume Belice” “rappresenta unesempio di conservazione ambientale“. Nell’area è attivo ilprogetto Life,finanziato dall’Unione Europea,che prevede “azioni di preparazione, seguite da attività di conservazione e di monitoraggio. ARagusa, infine, una grande area protetta, quella diCava Randello,“è stata difesa e conservata grazie adassociazioni ambientalisteche si sono battute contro lacostruzione di enormi complessi turistici“. Leggi anche –Inquinamento, erosione, depuratori: tutti i guai delle spiagge siciliane La strada da fare, tuttavia, è molto lunga. Anche altre province nell’Isola, infatti, hanno problemi dierosione costiera.Legambiente cita la provincia diMessina, dove sono a rischio le spiagge diAcquedolci, Sant’Agata di Militello, Terranova, Capo d’Orlando e Naso,eAgrigento, dove vive una situazione difficile la spiaggia diEraclea Minoa.L’associazione formula alcune proposte per invertire la rotta, anche utilizzando gli860 milioni di euro destinati alla Sicilianei prossimi anni per opere dicontrasto e mitigazione del dissesto idrogeologico.Prima di tutto, occorrerebbe “vietare qualsiasi nuova opera in quella fascia dove i modelli indicano una probabilità diesposizione ad inondazione“. In secondo luogo, si dovrebbe “rinunciare alla difesa a tutti i costidi talune strutture ricadenti nel aree rischio, consentendo l’espansione dell’onda.E selezionare attentamente quelle da difendere, valutando l’impatto delle relative opere sulle spiagge contigue”. Il tutto avendo sempre “riguardo per ilrapporto costi/benefici“, perevitare che le risorse vengano sprecate. Leggi anche –Erosione costiera nel Mediterraneo. A rischio case e intere città come Venezia E ancora,Legambienteribadisce la propria contrarietà all’attualegestione del demanio marittimo siciliano.La proposta è quella di “limitare le concessioni balneari in termini di superficie ed evitare che, surrettiziamente, si eseguanoopere o installazioni sulle spiagge,privatizzandole di fatto al prezzo di pochi spiccioli come avviene per ora”. Sulla vicenda pende unricorso presentato proprio dall’associazione ambientalista,contro le proroghe delle concessioni disposte dallaRegione siciliana,nell’ambito dello “scontro” tra governo italiano e Unione europea in merito alla messa a bando delle concessioni. Infine, secondo Legambiente, occorre spezzare “ilcircolo vizioso erosione-difesa costiera – progetti-appalti-sprechi – nuova erosione“. Un sistema che negli ultimi anni avrebbe dato luogo “ad una vera e propria industria dell’emergenza”. All’interno della quale si sarebbero affermate “collusionitratitolari di ruoli pubblici, professioni e impresedel settore”.