Sanità italiana a pezzi, ti prendono soldi ma non ti curano | ospedali senza medici e mesi d’attesa
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L’immagine che emerge è quella di un sistema sanitario che continua a reggere in superficie, ma che dentro mostra crepe profonde: pochi medici, liste d’attesa interminabili e investimenti che non tengono il passo con il resto d’Europa.
Chi si rivolge al servizio sanitario nazionale oggi sa di dover affrontare attese lunghe, reparti in affanno e personale ridotto all’osso. Una situazione che non nasce all’improvviso, ma che riflette anni di sottofinanziamento e una distribuzione delle risorse che fatica sempre più a rispondere a una domanda in aumento. Nel frattempo, i cittadini continuano a contribuire con tasse e ticket, senza però ottenere un servizio proporzionato al costo sostenuto.
È questo il quadro delineato dai nuovi dati sulla spesa sanitaria italiana, che confermano un divario evidente con la media europea. Un divario che incide sulla qualità delle cure, sull’efficienza degli ospedali e persino sulla capacità del sistema di garantire equità nell’accesso ai servizi essenziali.
Spesa sanitaria al di sotto della media Ue: i numeri che raccontano la crisi
Secondo quanto riportato, l’Italia investe nella sanità una quota di risorse più bassa rispetto alla media europea. Nel 2022 la spesa sanitaria si è attestata al 6,8% del PIL, inferiore all’8,1% registrato nei Paesi Ue. Anche la spesa pro capite conferma questo scarto: 2.630 euro in Italia contro i 3.774 euro della media europea.
Questi numeri non sono semplici indicatori contabili: si riflettono direttamente sulla capacità del sistema di assumere personale, di aggiornare le strutture e di garantire prestazioni tempestive. La carenza di personale resta uno dei nodi più gravi, con un rapporto tra medici e infermieri molto lontano dagli standard europei. La mancanza di professionisti, unita al pensionamento di migliaia di operatori, sta lasciando interi reparti senza le risorse necessarie per funzionare.

Liste d’attesa chilometriche e ospedali sotto pressione
Le conseguenze della scarsa spesa si vedono nelle liste d’attesa, ormai diventate un ostacolo strutturale. In molte regioni si attendono mesi per una visita specialistica e persino per accertamenti diagnostici essenziali come ecografie, risonanze e cardiologie. Questa situazione costringe molti cittadini a rivolgersi al privato, creando una disuguaglianza di fatto tra chi può permettersi di pagare e chi invece è costretto ad aspettare.
Gli ospedali, nel frattempo, affrontano quotidianamente emergenze dovute a reparti sovraffollati, turni massacranti, tempi di ricovero prolungati e un’organizzazione che tenta di sopperire alle mancanze con soluzioni temporanee. Il risultato è un sistema sempre più fragile, incapace di reggere l’urto del progressivo aumento dei bisogni di cura di una popolazione che invecchia rapidamente.
