Omicidio di Elia, morto a 8 anni: dopo il ritrovamento dell’auto della madre la scoperta più temuta | inquirenti ricostruiscono ogni minuto
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Una tragedia familiare che ha scosso l’intero Salento prende ora contorni ancora più definiti, mentre gli investigatori mettono insieme ogni tassello di una vicenda che appare sempre più drammatica.
Quando vengono ritrovati due corpi a distanza di poche ore, madre e figlio, il lavoro degli inquirenti diventa una corsa contro il tempo per capire cosa sia realmente accaduto. La storia di Najouia Minniti e del piccolo Elia, appena otto anni, è una di quelle che richiama interrogativi profondi sulla fragilità, sulla prevenzione e sui segnali ignorati.
Con il recupero dell’auto della donna in mare, un dettaglio atteso e temuto dagli investigatori, la ricostruzione prende una direzione sempre più chiara. E mentre gli accertamenti scientifici procedono, emerge un quadro familiare già segnato da allarmi precedenti e scelte giudiziarie che oggi vengono inevitabilmente rilette alla luce degli eventi.
Il ritrovamento dell’auto e l’ipotesi dell’omicidio-suicidio
La Lancia Y di Najouia Minniti è stata individuata grazie alla segnalazione di un sub che ha notato la sagoma del veicolo sul fondale, in un tratto di mare vicino alla piazzetta di Roca Vecchia, non lontano dalla scogliera della Torre dell’Orso. Un punto compatibile con l’ipotesi che la donna si sia lanciata in mare con l’auto, gesto che rafforza la pista già seguita dagli inquirenti.
Il suo corpo era stato trovato il 18 novembre, mentre quello di Elia era stato rinvenuto nella casa di Calimera: il bambino era disteso nel letto, con segni compatibili con uno strangolamento. Una dinamica che fin dall’inizio aveva orientato verso un omicidio-suicidio, ipotesi che ora attende conferme definitive dagli esami medico-legali affidati al dottor Alberto Tortorella. Le autopsie dovranno stabilire tempi e modalità esatte delle due morti, elemento decisivo per chiudere il cerchio investigativo.

I segnali ignorati e la ricostruzione dei rapporti familiari
A rendere la vicenda ancora più dolorosa è il precedente allarme lanciato dal padre del bambino. Il suo avvocato ha ricordato come il 16 dicembre 2024 l’uomo avesse denunciato frasi chiaramente riferite a intenti suicidari da parte dell’ex compagna: «Saluta bene Elia perché lo porto con me», aveva scritto la donna, aggiungendo di essersi già recata davanti al mare “con la macchina”. Una dichiarazione che oggi appare come un tragico presagio, ignorato nonostante l’intervento dei servizi sociali.
All’epoca, il bambino era stato affidato al padre, mentre per la madre era stato previsto un percorso di sostegno e un monitoraggio costante. Una relazione successiva, definita “parzialmente positiva”, aveva portato al ripristino dell’affidamento condiviso, ma con vincoli precisi: la donna non poteva allontanarsi dal comune di residenza e avrebbe dovuto seguire il programma con i servizi sociali. Secondo il legale del padre, quel percorso non sarebbe mai stato rispettato, lasciando emergere una fragilità che non è stata intercettata in tempo.
Ora gli investigatori stanno analizzando ogni elemento utile: il punto in cui è stata trovata l’auto, il fondale, le condizioni del veicolo, gli orari di ritrovamento dei corpi e i tabulati telefonici. Ogni minuto viene ricostruito con precisione per capire se la tragedia poteva essere evitata e se vi siano state sottovalutazioni nei mesi precedenti.
Intanto, la comunità rimane sconvolta da una vicenda che solleva domande pesanti sulla capacità del sistema di proteggere i minori in situazioni familiari fragili. Una storia che ora attende solo il responso delle analisi ufficiali per trovare una verità definitiva, mentre il dolore per la perdita del piccolo Elia continua a scuotere l’intero territorio.
