Famiglia nel bosco, “Riprendiamoci i nostri figli”: attacco violento dei genitori | Lo faranno il 4 dicembre
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Dopo l’allontanamento dei tre bambini, Nathan Trevallion e Catherine Birmingham tentano il colpo di scena: ricorso urgente, nuove prove e una strategia legale che punta a ribaltare l’ordinanza dell’Aquila.
Da giorni il caso della “famiglia nel bosco” è tornato al centro del dibattito nazionale. Tre bambini sottratti ai genitori, un’ordinanza che ha diviso l’opinione pubblica e due adulti – Nathan Trevallion e Catherine Birmingham – pronti a difendere in ogni modo la loro vita fuori dagli schemi. Ora, però, qualcosa cambia. Con l’arrivo dei nuovi legali e un ricorso costruito punto per punto, la coppia tenta una mossa decisa per ottenere la sospensione immediata del provvedimento. Secondo la difesa, ogni giorno di separazione sarebbe un danno gravissimo per i minori. E le prossime ore potrebbero essere determinanti.
Il ricorso, depositato con procedura d’urgenza, è già nelle mani della Corte d’appello dell’Aquila, che avrà sessanta giorni per esprimersi. Ma la difesa punta a un’azione molto più rapida: far rientrare i bambini in famiglia senza attendere il dibattimento. L’obiettivo è chiaro, e i sei punti su cui si regge la strategia legale raccontano un quadro molto più complesso della semplice vita isolata tra gli alberi.
Ricorso in sei punti: lingua, casa, visite mediche, scuola e socialità
Secondo gli avvocati Marco Femminella e Danila Solinas, Nathan e Catherine non avrebbero compreso pienamente l’ordinanza del Tribunale dei minorenni dell’Aquila per una difficoltà linguistica evidente. Una barriera che – sostengono – avrebbe impedito alla coppia di collaborare con la consapevolezza necessaria, soprattutto riguardo agli accertamenti medici richiesti per i bambini. In questa incomprensione, la difesa legge il motivo del rifiuto iniziale a sottoporli a esami percepiti come invasivi, tanto da tentare di applicare una “garanzia” tipica degli ordinamenti anglosassoni per proteggere l’integrità dei figli.
Poi c’è il nodo dell’abitazione. I legali sostengono che la coppia abbia già avviato le procedure per installare i servizi igienici mancanti e ampliare gli spazi. Non solo: sarebbe stata offerta anche la possibilità di un trasferimento temporaneo in un alloggio idoneo messo a disposizione da un imprenditore locale, un elemento che la difesa considera prova concreta della volontà di adeguarsi.

Scuola, socialità e isolamento: la difesa ribalta la narrativa
Sul fronte scolastico, l’accusa di abbandono viene respinta allegando documenti certificanti un percorso di istruzione parentale regolare e conforme alla legge. Una vita fuori dalle logiche urbane, sì, ma – assicurano i legali – non priva di relazioni: i bambini frequentavano coetanei e adulti della zona, pur crescendo in un contesto distante dalle dinamiche cittadine.
È proprio questo il punto più delicato dell’intera vicenda: cosa significa davvero isolamento? È sufficiente una vita “diversa” per parlare di pregiudizio? Sono domande che saranno al centro dell’imminente udienza, quando i giudici valuteranno non solo le condizioni materiali, ma anche quelle emotive, educative e sociali.
Perché il 4 dicembre, data fissata dal Tribunale per i minorenni, potrebbe cambiare tutto. Nathan e Catherine si presenteranno davanti ai giudici insieme ai loro avvocati, pronti a dimostrare che le condizioni di vita dei bambini possono essere garantite e che la famiglia merita di essere ricomposta. Il nuovo alloggio, la documentazione aggiornata e la disponibilità a collaborare potrebbero incidere pesantemente sulla decisione.
Resta comunque un bivio complesso: da una parte il desiderio dei genitori di riavere i figli subito, dall’altra la necessità del Tribunale di valutare se le nuove garanzie siano solide e durature. È qui che si giocherà la partita decisiva: dimostrare che non si tratta di una corsa improvvisata, ma di un cambiamento reale. Giovedì 4 dicembre non sarà solo un’udienza, ma il momento in cui sarà tracciato il destino di una famiglia che ha diviso l’Italia tra comprensione e sospetto.
E quando i giudici pronunceranno la loro decisione, l’eco potrebbe andare ben oltre il bosco di Palmoli.
