famiglia nel bosco: “Non torneranno a casa”, il giudice gela sul ritorno dei bambini | Una decisione dolorosa

famiglia nel bosco: “Non torneranno a casa”, il giudice gela sul ritorno dei bambini | Una decisione dolorosa

Famiglia_nel_bosco_-_non_torneranno_-_focusicilia.it

Il casolare indicato come nuova vita per i figli è fermo al punto zero: nessun cantiere, nessuna Scia, nessun lavoro avviato. Alla vigilia dell’udienza, la verità pesa come un macigno.

La vicenda della famiglia nel bosco si prepara a un punto di svolta decisivo, e non certo nel modo sperato dai genitori. Domani mattina, al Tribunale dei minorenni dell’Aquila, i giudici dovranno valutare se i tre bambini – Utopia Rose, 8 anni, e i gemelli Galoran e Blubell, 6 anni – potranno finalmente lasciare la struttura protetta di Vasto e tornare alla loro vita familiare. Ma un elemento cruciale rischia di far crollare tutto: la casa di Palmoli, cuore del progetto di “nuovo inizio” presentato dalla difesa, di fatto non è agibile, non è ristrutturata, e i lavori non sono nemmeno iniziati.

Quel casolare in pietra di Contrada Mondola, acquistato da Nathan Travellion e Catherine Birmingham, era stato descritto come il fulcro di un percorso di stabilità e rinascita. I genitori lo avevano indicato come la futura casa in cui ricostruire un ambiente sicuro per i figli. Ma la realtà, nelle ultime ore, si sta svelando in tutta la sua durezza: non esiste alcun cantiere, nessun documento depositato, nessuna autorizzazione formale che permetta l’avvio dei lavori.

Il cortocircuito dei documenti: sulla carta tutto è pronto, sul terreno non è cambiato nulla

Nelle controdeduzioni depositate dagli avvocati Marco Femminella e Danila Solinas, si legge che la Segnalazione certificata di inizio attività sarebbe stata presentata. Le carte parlano di interventi imminenti, di crepe da riparare, infissi da sostituire, spazi da ridisegnare, fino all’installazione di moduli in legno per ricavare una seconda camera e ripristinare un bagno a secco interno. Un progetto definito, firmato dal geometra Mirko Di Muzio, descritto come la soluzione che renderebbe “non più attuale” l’allontanamento dei minori.

Ma al Comune di Palmoli, racconta il sindaco Giuseppe Masciulli, non risulta nulla di tutto questo. “Non c’è ancora la Scia”, conferma, smontando completamente la narrazione della difesa. Non esiste alcuna pratica protocollata, nessun permesso edilizio, nessuna autorizzazione. Ciò che appare come un cantiere già partito, nei fatti, rimane un progetto sulla carta. Una frattura che rischia di influire pesantemente sull’esito dell’udienza.

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Bioedilizia, tettoie e stanze in legno: sogni, intenzioni… ma nessun lavoro vero

La famiglia ha provato a spiegare il ritardo parlando di un’evoluzione del progetto: non più una semplice ristrutturazione, ma un piano di bioedilizia più complesso. A questo punto è entrata in gioco anche una seconda ditta, guidata dal geometra Simone Agostino, titolare di un food truck e ora coinvolto nella revisione degli spazi insieme a un idraulico. Tra tettoie in legno, stanze aggiuntive, zero plastica e un sistema di riscaldamento dell’acqua tramite serpentina collegata alla stufa, il progetto assume quasi i contorni di un sogno autosufficiente.

Ma resta un sogno. Perché senza permessi, senza atti depositati, senza materiali né operai, nulla può prendere forma. E finché il casolare rimarrà esattamente com’è oggi – non idoneo, non sicuro, non abitabile – nessun giudice potrà autorizzare il rientro dei minori.

Intanto, una piccola svolta concreta arriva da un’altra direzione: la famiglia ha accettato l’ospitalità dell’ex ristoratore Armando Carusi, che ha messo a disposizione una casa in paese. “I bambini potranno crescere in sicurezza”, diranno domani gli avvocati. Ed è questa, al momento, l’unica soluzione realmente praticabile.

Il ritorno nel bosco, evocato come promessa e speranza, rimane lontano. Fermo allo stato di un progetto mai partito, che oggi rischia di diventare il principale ostacolo sulla strada del ricongiungimento familiare.