Famiglia nel bosco, il padre spiazza tutti: il nuovo “bagno” lo hanno messo davvero lì
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A Palmoli si prepara la decisione del tribunale mentre emergono i dettagli dei lavori che potrebbero ribaltare il giudizio sulla casa
Da giorni la vicenda della famiglia anglo-australiana che vive nel bosco di Palmoli continua a dividere l’opinione pubblica, ma ora un nuovo elemento entra con forza nel dibattito: la ristrutturazione del casolare. Quel luogo descritto come “rudere fatiscente” dai carabinieri e dal tribunale per i minorenni dell’Aquila, e indicato come una delle ragioni dell’allontanamento dei tre bambini, sta per essere trasformato proprio dal padre, Nathan Trevallion, deciso a dimostrare che quella casa può essere resa idonea e sicura.
Alla vigilia dell’udienza decisiva – alla quale i genitori non saranno presenti – è il geometra Simone Agostino a raccontare cosa sta accadendo realmente dentro e attorno al casolare immerso nel bosco. Lui, insieme all’idraulico Nicola Santini, è entrato nell’abitazione e ha ascoltato i piani di Nathan, che ha già avviato un percorso concreto per ribaltare ogni percezione negativa. Un lavoro nato quasi per caso, da un’offerta spontanea: due settimane fa Santini si è dichiarato disponibile a operare gratuitamente, e da lì è partita una catena di coinvolgimenti che oggi comprende professionisti, cittadini e lo stesso Comune.
Dove sarà il bagno e cosa cambierà davvero nel casolare
Il progetto immaginato dal padre è tanto insolito quanto radicale. Accanto alla struttura attuale verrà costruita una tettoia di legno capace di ospitare due ambienti fondamentali: una cucina e soprattutto un bagno. Un bagno che non assomiglierà a quelli tradizionali, perché Nathan mantiene fermo il suo principio: niente plastica. La soluzione individuata è un bagno a secco, integrato da una serpentina attorno ai tubi della stufa per produrre acqua calda, mentre sul tetto verrà posizionato un serbatoio per raccogliere l’acqua piovana.
Agostino assicura che si tratta di interventi “fattibili, molto fattibili”, e racconta che il 25 novembre lui e Santini sono tornati sul posto per definire ogni dettaglio tecnico. L’obiettivo è semplice: dimostrare che il casolare può essere trasformato in un luogo funzionale e vivibile. Tutto questo mentre il Comune attende la documentazione ufficiale, necessaria per procedere dopo aver già avviato le verifiche per la Scia, coinvolgendo anche l’avvocato Giovanni Angelucci nella fase preliminare.

Solidarietà, offerte di aiuto e l’attesa per il tribunale
Intorno alla famiglia si è intanto mobilitato un piccolo paese. C’è chi dona il proprio tempo per i lavori, chi contribuisce alle spese legali, chi mette a disposizione un altro casolare dove la famiglia potrebbe vivere temporaneamente durante le ristrutturazioni. Tra questi anche i Carusi, pronti ad accogliere Nathan, Catherine e i tre bambini se dovesse servire una sistemazione provvisoria.
Nel frattempo, l’attenzione resta puntata sull’udienza imminente. Sarà quella la sede in cui il tribunale valuterà le condizioni della casa e il percorso intrapreso dalla famiglia. E mentre la discussione pubblica continua tra critiche, solidarietà e dubbi, il geometra Agostino sintetizza lo spirito dell’intervento: «Quello che stiamo facendo è solo per desiderio di aiuto e per solidarietà».
Il destino della famiglia nel bosco potrebbe dunque dipendere anche da questa corsa contro il tempo per trasformare un casolare di legno, pietra e stufa in una casa ritenuta finalmente adeguata. E la scelta del padre sul “nuovo bagno” è diventata, suo malgrado, il simbolo di una battaglia che si gioca tanto sul piano umano quanto su quello istituzionale.
