Alla Sicilia “meno fondi per 4,8 miliardi di euro”. Cgil fa i conti al governo Meloni

Meno 4,8 miliardi di euro di risorse per la Sicilia. E al conto, se venisse approvata l’Autonomia differenziata, si aggiungerebbero1,5 miliardiogni anno. Un calcolo effettuato dalla Cgil siciliana, che oggi 28 dicembre ha presentato un report diviso per settori sui “tagli” operati dal governo nazionale nei confronti dell’Isola. “E si tratta di una stima prudenziale”, afferma ilsegretario generale di Cgil Sicilia Alfio Mannino, per il quale “i 4,8 miliardi sono solo le cifre certe a cui potrebbero aggiungersi altri tagli, come quelli probabili alla Sanità”. Tagli che in una regione prima per rischio di povertà significano per Cgil “negare ai cittadini i diritti costituzionali elementari. Questo mentrealla Regione sono impegnati a parlare di inserire fondi per le sagre nella legge di Stabilità. Noi diciamo basta, come Cgil riteniamo opportuno il coinvolgimento delle altre forze sindacali e sociali permettere in piedi una grande iniziativa“. Il report del resto è un duro e palese attacco alle politiche dell’esecutivo già dal titolo: “Governo Meloni quanto ci costi“. Sottotitolo: “Dal governo nazionale politiche che renderanno più poveri la Sicilia e i siciliani. E il governo regionale acconsente“. Ilcalcolo effettuato da Cgil parte dal Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza modificato su richiesta dell’esecutivo Meloni conratifica finale del Consiglio europeo lo scorso 8 dicembre, e del quale “non si conoscono i dati ufficiali“. Ma, come specificato da Cgil Sicilia nel report, si conosce l’entità dei tagli già “certi”, pari a2 miliardi 412 milioni e 274 mila euro per la sola Sicilia. La cifra maggiore, pari aun miliardo e 166 milioni di euro è sottratta alla “missione 3”, quella relativa alle “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”, che in Sicilianon sono altro che gli ammodernamenti delleferrovie, a oggi ancora al 40 per cento non elettrificate e a binario unico nella quasi totalità. Alla trattada Catania Bicocca a Catena Nuova verranno sottratti 415 milioni di euro, 276 al raddoppio traCaltanissetta Xirbi – Lercara ed Enna-Caltanissetta Xirbi, 144 milioni al ripristino dellaPalermo-Trapani via Miloa cui si aggiungono 95 milioni sottratti all’elettrificazione, 156 al ripristino della Caltagirone-Gela, 95 milioni al Nodo diCatania, città dove si aggiunge un taglio da 15 milioni per il collegamentofino all’aeroporto di Fontanarossa. Leggi anche –Piani urbani integrati, ritorno nel Pnrr? Anci Sicilia: “Valutazione in corso” Tagli dal Pnrr “certi, definitivi e integrali”, evidenzia Cgil, sono invece nella “missione 5” del Pnrr, quella relativa alla Inclusione e coesione. Fanno parte di questo gruppo di fondi “cancellati” le risorse per iBeni confiscati alla mafia, gli Interventi per l’efficienza energetica dei Comuni, e gliInvestimenti in rigenerazione urbana per ridurre l’emarginazione sociale.Parziali taglisono stati invece operati per iPiani urbani integrati, che passanoda quasi 514 milioni di euro a 74,6“comprendendo con certezza solo ilPui di Messina“, specificano da Cgil, e il potenziamento dei servizi per le Aree interne, che passeranno da 116 milioni a una cifra ancora da stabilire. “LeAree interne– sottolinea Mannino nel corso della presentazione del report – sono quelle che subiscono di più il fenomeno dello spopolamento.La Sicilia perde ogni anno 20 mila ragazzi e ragazze“. Leggi anche –La Sicilia perde 19 mila abitanti in un anno: è il dato peggiore d’Italia Al quadro dei “tagli” Cgil aggiunge anche1 miliardo e 480 milioni di euro dal Fondo sviluppo e coesione.Ovvero la cifra destinata, per decreto del governo nazionale, al co-finanziamento siciliano delPonte sullo Stretto. “Un vero e proprio scippo“, commentaChristian Ferrari membro della segreteria generale nazionale di Cgile già segretario generale di Cgil Veneto. Secondo Ferrari sul tema “ilgoverno fa il gioco delle tre carte, perché i Fondi sviluppo e coesione sono già destinati all’80 per cento al Sud. E mentre taglia progetti per 13 miliardi dal Pnrr, con la scusa che al Sud non ci sono le competenze amministrative per portarli a termine, aumenta gli stanziamenti per le imprese. Stanziamenti ‘a pioggia’ che andranno soprattutto al Nord vista la deindustrializzazione in atto al Sud in settori comepetrolchimico, automotive e siderurgia“. Leggi anche –Pnrr, “tagli” ai Comuni siciliani per 1,5 miliardi. Agrigento provincia più colpita Del computo dei 4,8 miliardi di euro fanno parte anche le somme che non verranno più recepite con ilReddito di Cittadinanza, pari a 614 milioni di euro. Il calcolo di Cgil Sicilia viene dal massimale consentito dal nuovo “Assegno di inclusione“, pari a500 euro, contro la media di 615 euro mensili percepiti da ogni nucleo con il Rdc. Il calcolo di188 mila ex percettori ora “occupabili”moltiplicati per i 500 euro attuali porta al totale dell’ammanco rispetto alla media precedente.Al conteggio si aggiungono150 milioni in meno dovuti al mancato versamento per “l’insularità”, elargito nella misura di 50 milioni alla Sicilia dal governo nazionale lo scorso anno conl’inserimento in Costituzione della tematica di svantaggio, che è “sparito dal Def per i prossimi tre anni“, sottolinea Cgil.“A ciò bisogna aggiungere ilmancato trasferimento di ulteriori 150 milioni di euro a causa della riduzione del gettito fiscaleche lo stato avrebbe dovuto coprire attraverso compensazione alla Sicilia in base a quanto previsto dall’articolo 119 della Costituzione”. Modifiche al gettito che, come sottolinea Mannino, “sono a tutto svantaggio dei siciliani: seal Nordla modifica della delega fiscale consentiràun risparmio di 180 euro per lavoratore, al Sud questi si riducono a 60 euro“. Resta infineun taglio ancora evitabile: quello legato dall’eventuale approvazione dell’automonia differenziata. Il disegno di legge Calderoli consentirebbe alle Regioni del Nord di “trattenere sul loro territorio gran parte del residuo fiscale con la conseguente riduzione dei trasferimenti statali alle regioni economicamente in difficoltà”. Per la Sicilia, secondo le stime di Cgil, significherebbe1,5 miliardi di euro in meno ogni anno. E se è vero che le sole regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna “producono un gettito fiscale per le casse dello stato di circa il 30 per cento dell’ammontare complessivo”, secondo Ferrari questo atteggiamento introduce una pericolosa “competizione territoriale, che si scontra con marcate differenze sociali tra Nord e Sud. Se il governo nazionale vuol fare qualcosa,ritiri il Dl Calderoli e iniziamo a parlare“. “Una battaglia che la Cgil non conduce a partire dalla Sicilia, dire no a questa politica economica deve essere un bagaglio che appartiene al complesso della nostra organizzazione”, conclude il segretario generale di Cgil Sicilia Mannino.