Allarme cambiamento climatico, ma i gas serra non li ferma nessuno
Cambiamento climatico egas serravanno di pari passo e questiinquinantiin Italia sono inaumento. Li produciamo guidando un’auto, accendendo lacaldaia, consumando energia, producendorifiuti. I tre gas inquinanti protagonisti dell’effetto serra sono l’anidride carbonica(CO2) dovuta all’uso di combustibili fossili. Poi c’è ilmetano(CH4) dovuto agli allevamenti. Ancora, ilprotossido di azoto(N2O) che deriva da attività agricole, energia e trasporti. Ci sono anche igas fluorurati(HFCs, PFCs, SF6, NF3) che derivano da attività industriale e direfrigerazione. In Italia, nonostante alcuni progressi, le emissioni di gas serra nel 2021, dopo la battuta d’arresto del periodo pandemico, “mostrano unincrementodell’8,5 per cento rispetto al2020“. Lo scrivel’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra)nel suo ultimo Rapporto. Si fanno anche delle previsioni. Di questo passo leemissioniche ricadono nel regolamento “Effort sharing” (Eu) 2018/842, nel 2030 si ridurranno del28,5 per centorispetto ai livelli del 2005. L’obiettivo era però ridurle del43,7 per cento. Leggi anche –Cambiamento climatico, 90 miliardi di costi in 40 anni. Il Piano del Ministero Secondo quanto ricostruisceIspra, negli ultimi 30 anni le emissioni di gas serra prodotte dall’Italia e che incidono sul cambiamento climatico si sonoridotte di circa un quintorispetto al 1990. Sono passate da 521 a 418 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (19,9 per cento tra il 1990 e il 2021). Non basta: risultano di11 milioni di tonnellateal di sopra dell’obiettivo che era stato fissato per il 2021. La riduzione delle emissioni, riscontrata in particolare dal 2008, è una “conseguenza sia della riduzione deiconsumi energetici, sia delle produzioni industriali, a causa della crisi economica e della delocalizzazione di alcune produzioni, ma anche della crescita dellefonti rinnovabili(in particolare idroelettrico ed eolico) e dell’incremento dell’efficienza energetica”, sottolineano gli esperti. Le fonti rinnovabili, grazie alle politiche diincentivazioneattuate, sono cresciute “da 14 Mtep (tonnellate equivalenti di petrolio) del 2005 a 29 Mtep del 2021, raggiungendo circa il 20 per cento delmix energeticodel Paese”. Allo stesso tempo, la domanda di energia da fonti fossili “ha registrato unacontrazionecomplessiva di circa 60 Mtep e un decremento medio annuo del tre per cento”, aggiunge l’Ispra. Leggi anche –A Catania e Palermo il primato: hanno l’aria più inquinata dell’Isola La riduzione fin qui ottenuta dei gas serra deriva principalmente dalsettore energetico. In questo ambito le emissioni di CO2 rappresentano l’80 per cento di quelle totali. Lungo il periodo 1990-2021 sono diminuite del 21,8 per cento. In particolare, “il settore deitrasporti(31 per cento del totale delle emissioni di energia) ha registrato un incremento dell’1,1 per cento. Si è inoltre osservato un aumento (pari al 6,4 per cento) delle emissioni negli altri settori. Incluso ilresidenziale, che nel 2021 rappresentano il 25 per cento del totale delle emissioni settoriali”, come sottolineal’Ispra. Le emissioni relative al settoreprocessiindustriali(7,6 per cento del totale delle emissioni di gas serra) hanno mostrato una diminuzione del 18,9 per cento dovuta, principalmente, alla riduzione nel settore dellachimicae della produzione di minerali e metalli. Leggi anche –Aria inquinata in Sicilia. Respiriamo veleni, ma sulla carta è tutto in regola LaLombardiaè la regione che emette circa il 18 per cento di tutte le emissioni di gas serra italiane. Fra le regioni che sono maggiormente responsabili della produzione di gas serra seguono con una quota compresa fra l’otto ed il dieci per cento, l’Emilia-Romagna, la Puglia, ilVenetoe ilPiemonte. In alcune regioni come laSardegna, la presenza di grandi centrali di produzione di energia elettrica comporta che tale settore rappresenti il 56 per cento delle emissioni regionali. L’agricoltura produceoltre il dieci per centodelle emissioni regionali inSardegna,LombardiaePiemonte. Le emissioni dei trasporti stradali e quelle per ilriscaldamentodegli edifici, che sono più correlate, da un lato alla densità abitativa e dall’altro alle condizioni climatiche, sono oltre il 50 per cento delle emissioni totali perTrentinoAltoAdige, Marche, Campania, Liguria, Lazio e Valle d’Aosta. Leggi anche –Aria inquinata, le città uccidono. L’Italia è la peggiore dell’Ue per polveri sottili Secondo la relazione dell’inventario delle sorgenti puntuali 2005-2019 elaborato da ArpaSicilia, nell’Isola si conferma un trend indiminuzionedelle emissioni di gas serra per quanto riguardaanidridecarbonicae protossido di azoto, ma non per ilmetanoche è riconducibile al settore degliallevamentiagricoli. È di gran lunga prevalente, nelle previsioni dell’Agenzia regionale, il ruolodell’industriadell’energiae della trasformazione di fonti energetiche (l’attività svolta quindi dalle centrali elettriche nell’Isola) e dell’estrazione e distribuzione dei combustibili (gli impianti dei grandi poli petrolchimici).