Banche, in Sicilia sempre meno. “Colossi del Nord qui per sfruttare”

Banche, in Sicilia sempre meno. “Colossi del Nord qui per sfruttare”

Trecento sportelli chiusi in pochi anni, passati dai 1.471 del 2017 ai 1.197 del 2020. E centoventi comuni su 391 senza una filiale. Questa in sintesi la situazione delle banche in Sicilia, un “servizio essenziale che viene sottratto ai cittadini da anni”, come afferma Carmelo Raffa, Coordinatore regionale di Fabi, la Federazione autonoma bancari italiani. Da anni l’organizzazione denuncia il pericolo di desertificazione bancaria di molte aree, “e su tema abbiamo anche raccolto dei pareri legali, tutti confermano quello che dice anche il buon senso, visto che chi lavora in banca non può interrompere il servizio pubblico essenziale anche per uno sciopero”, commenta. Un tema del quale si è occupata l’Assemblea regionale siciliana, con “mozioni sia di maggioranza che di opposizione”, ma senza esito. “Deve intervenire il governo nazionale, i colossi del Nord sono venuti qui solo per raccogliere i depositi bancari e sfruttare il territorio. Bisogna fare qualcosa a cominciare dalle assunzioni”, ha affermato Raffa ieri in collegamento in diretta con FocuSicilia. Leggi anche –Banche, la denuncia: “Troppi sportelli chiusi, intervenga la magistratura” L’assenza sul territorio ha comunque un evento simbolico: la fine del Banco di Sicilia, incorporato nel gruppo Unicredit nel 2010 dopo dieci anni di privatizzazione. “Da allora il gruppo ha assunto al Nord e non più in Sicilia, dove siamo passati da 5.800 dipendenti a circa 3 mila di oggi. Questo malcostume deve finire, perché senza banche non si produce”, afferma Raffa. La fiducia si scontra però anche con la pandemia che, secondo i dati forniti da Fabi, porterà a rischio default 2,7 milioni di imprese e famiglie italiane. Con una data di scadenza: giugno 2021, termine della moratoria sui crediti da 300 miliardi. “Si tratta di una moratoria che dovrà essere prorogata, perché partita a febbraio 2020, prima della pandemia. Sarebbe assurdo non prorogare qualcosa che è stato concepito prima di tutto questo, con centinaia di migliaia di lavoratori che potrebbero rimanere senza lavoro”, spiega. Una misura, richiesta dalla segreteria nazionale di Fabi e già al vaglio di Eba, l’ente bancario europeo, da affiancare anche a contributi a fondo perduto per le imprese, “perché altrimenti qui salta l’Economia”. Leggi anche –Unicredit paga le tasse in Sicilia. “Nulla da festeggiare” Il disimpegno fisico nelle filiali ha portato contemporaneamente “una grande mole di lavoro nell’istruire pratiche come quella del bonus 110 per cento”, e naturalmente a un uso massiccio dei servizi online. Con tutti i pericoli conseguenti. “I fenomeni di phishing sono sempre più diffusi. Le banche danno questi strumenti ma non hanno mai spiegato come usarli e salvaguardarsi”. Un fenomeno direttamente connesso a quello della mancanza di sedi nei piccoli centri siciliani, spesso senza uno sportello e con popolazione mediamente meno avvezza all’utilizzo di strumenti elettronici, anche perché più anziana. Dall’altro lato, i giovani sembrano sempre meno interessati all’utilizzo di intermediari bancari, utilizzando app per investimenti nei mercati finanziari o in criptovalute, e senza avere le competenze. “Le banche dovrebbero essere in grado di intercettare questa clientela, per garantirsi una base per il futuro. Anche perché investire senza sapere cosa si sta facendo è un pericolo”. La garanzia dell’intermediario in banca sembra quindi essere rifiutata per mancanza di fiducia “che è da ricostruire”.