Cannabis for future a Palermo. “Liberalizzare frutterà 10 miliardi”

Cannabis for future a Palermo. “Liberalizzare frutterà 10 miliardi”

Il futuro dell’economica italiana, e siciliana, potrebbe dipendere anche dalla liberalizzazione della canapa. Ne sono convinti gli attivisti di “Cannabis for future“, che organizzano con cinquemila sostenitori in tutta Italia il 20 aprile degli incontri di sensibilizzazione sul tema. Le sedi saranno Bari, Milano, Genova, Reggio Emilia, Bologna, Cagliari, Torino e Padova, mentre in Sicilia si terranno due incontri, uno a Palermo e l’altro a Partinico, “con dei momenti di sensibilizzazione organizzati come dei flashmob, rispettando naturalmente le limitazioni da zona rossa”. A spiegarlo è Mario Lorusso, da due anni proprietario in via Dante delnegozio TiroVino, che sarà proprio il centro della manifestazione. “Ho 38 anni e sono da vent’anni nel settore, ho vissuto tantissimo tempo in Spagna, a Barcellona, dove la tolleranza maggiore permette di avere un mercato fiorente, con un indotto che va dai produttori fino a chi crea il packaging. Se ci fossero le stesse regole in Italia oggi avrei dieci dipendenti”, afferma Lorusso. Il punto di partenza è del resto una semplice constatazione di quanto già “il mercato sia presente, ma è gestito dalla criminalità organizzata. In Italia varrebbe almeno dieci miliardi di euro”. Ovvero, come spiegano gli organizzatori “un terzo di una manovra finanziaria”. Leggi anche –La cannabis non basta? “Coltiviamola in Sicilia” Dalla Spagna Lorusso è venuto a Palermo per seguire la compagna, e qui “rispetto ad esempio alla Puglia, dove sono nato, il problema principale è l’assenza di un coordinamento, di una filiera che coordini le tante iniziative”. Negli anni si sono succeduti vari tentativi di portare al centro del dibattito pubblico l’eliminazione di una restrizione alla coltivazione che dipende dall’uso della pianta a solo scopo ricreativo. Ma dalla canapa, utilizzata con successo anche per scopi terapeutici, si realizzano abiti, cosmetici, e alimenti. Nel suo negozio Lorusso, che ha sede in una delle zone centrali del capoluogo, vende prodotti derivati dalla canapa, “dalla pasta alle tisane alla birra”. Il tutto però “rifornendomi da produttori italiani che stanno in Puglia, in Trentino e in Lombardia. In Sicilia, complice anche il Covid, non sono ancora riuscito a fare degli accordi”. Nella manifestazione, nota come “festa del 420” in riferimento alla giornata mondiale che si tiene proprio il 20 aprile, in piazza ci saranno comunque degli attivisti da tante zone siciliane “ci sono tante realtà che devono solo coordinarsi” spiega. Con un solo scopo: “Riuscire a sensibilizzare, in modo da sbloccare gli iter delle tante proposte di legge ferme in Parlamento”. Leggi anche –Cannabis, in Sicilia nasce la prima organizzazione di filiera Quel che manca in Sicilia secondo Lorusso, nonostante esperienze di rilievo come quella di Sicilcanapa nel ragusano e la recente Semincanta nel calatino, “è forse la voglia di unirsi. La scena è da costruire, per ora in gran parte la produzione è dedicata alla cannabis light. In Puglia, da dove vengo, è tutto più affermato e radicato. Purtroppo non ci sono ancora riuscito, ma questo è il mio obiettivo in Sicilia”, spiega. E il momento, “dopo anni di successo della cannabis light che si trova anche dal tabaccaio”, sembra essere quello giusto. “Ci sono in Parlamento ben 12 proposte di legge ferme per la liberalizzazione. Credo che nonostante i tempi lunghi della politica e della burocrazia si potrebbe avere in un anno un beneficio economico per tutti, in modo simile a quanto accaduto negli Stati uniti d’America, dove la liberalizzazione ha permesso alle amministrazioni locali di reinvestire nel territorio, di fatto ritornando i soldi ai cittadini”. E in una città come Palermo non è difficile trovare chi, della filiera illegale, fa parte. “Mi è capitato spesso di parlare con chi rischia di finire in carcere, e la consapevolezza di poter guadagnare con un lavoro vero, pagando le tasse, si sta facendo largo”. Le remore, a suo dire “sono solo di carattere politico ideologico, con poche figure influenti come Meloni e Salvini a impedire quello che già anche buona parte anche della destra in Italia ha capito: liberalizzare dal proibizionismo è solo un vantaggio economico”, conclude.