Carceri, Italia sanzionata e recidiva per il sovraffollamento: è al 119%

Carceri, Italia sanzionata e recidiva per il sovraffollamento: è al 119%

I dati sulsovraffollamentodellecarcerirestanoallarmanti. La scelta di ridurre gli ingressi durante la pandemia ha inciso suinumeri, ma dopo il Covid-19 larisalitaè stata decisa, diventando appunto più chepreoccupante. “Prima lentamente, con un aumento delle presenze di770 personenel 2021, a cui però è poi seguita una crescita di2.062nel 2022 e addirittura di3.970nuovi detenuti nel 2023″. I dati sono di associazione Antigone, riportati nelVentesimo rapporto sulla condizione dei detenuti, chiamato “Nodo alla gola”. Il paradosso di cui dover tener conto è che si contano sullapunta delle ditale regioni in cui il tasso di sovraffollamento delle carceri èinferiore al 100%. Tra queste non c’è laSicilia, che sfora di poco questa percentuale e si posizione tra leregioni italianecon ilminor tassopiù alto di uomini e donneospitati in eccedenzanelle carceri regionali. Leggi anche –Carceri, il progetto “Fuori le mura” ha avviato al lavoro 20 persone in Sicilia A livello nazionale il tasso di affollamento è pari al119%, in salita rispetto lo scorso anno, quando era pari al117,2%. Da qui si capisce la migliore percentuale della Sicilia, ugualmente grave, seppure inferiore del19%rispetto alla media italiana. I tassi di affollamento più alti a livello regionale continuano ad essere registrati da associazione Antigone inPuglia(152,1%), inLombardia(143,9%) e inVeneto(134,4%). Nel report è poi spiegato come “preoccupa molto la crescita delle presenze ad esempio inFriuli-Venezia Giulia“, che è stata del +14,9% nell’ultimo anno, “o inBasilicata(+16,4%) a fronte di una crescita media nazionale del +7,7%”. In definitiva, però, il sovraffollamento delle carceri “come sempre si presenta prima nelle maggioriaree metropolitanedel paese”, ma “si sta ormai diffondendoquasi ovunque“. In base ai numeri già citati sulla crescita di presenze in carcere, è possibile stimare che nell’ultimo anno l’aumento medio sia di331 persone al mesein più dentro le carceri. “Un tasso di crescita allarmante” ha evidenziato associazione Antigone “che se dovesse venire confermato anche nel 2024 ci porterebbe oltre le65.000 presenze entro la fine dell’anno”. Leggi anche –Carceri in Sicilia: troppi detenuti, problemi psichiatrici, pochi medici Nell’analisi del tasso di affollamento nei sistemi penitenziari, associazione Antigone mette in evidenza una necessità per unacorretta analisi. È essenziale prendere in considerazione il numero diposti effettivamente disponibili, e non solo basarsi esclusivamente sullacapienza ufficiale. I dati recenti delMinistero della giustiziaevidenziano che al 6 giugno 2023,3.640 posti detentivinon erano disponibili per manutenzioni o ristrutturazioni. Questo dato non rappresenta una costante, può essere più alto o più basso, perché il numero di posti non disponibili puòvariarenel tempo e in base ai periodi diinterventosulle strutture. Inderogabili ogni 20 anni. Gli obblighi di legge sugli interventi invitano, così, a rivedere ilcalcolo sul sovraffollamentodelle carceri. “A leggere laRelazione del Ministero sull’amministrazione della giustiziarelativa all’anno 2023, si scopre che il numero di posti non disponibili dovrebbe tendere nella migliore delle ipotesi verso una soglia fisiologica del5% di posti non disponibili” spiega Antigone. Leggi anche –Carceri in Sicilia: è emergenza per le condizioni sanitarie. I dati di Fp Cgil Il risultato diventa così il seguente: si dovrebbero contare almeno2.500 posti detentivi in menoe “se questa fosse la situazione attuale, e si tratta di unastima al ribasso, significa allora che abbiamo un tasso di affollamento medio nazionale del125,6%“. Maggiore del di circa il10%rispetto quello attuale. InPugliasi sale al160,1%, inLombardiaal151,4%e inVenetoal141,5%“. Sono altre percentuali che evidenziano una situazione critica “che richiede misure straordinarie, non ancora adottate”. Per associazione Antigone questi sono “numeri che dovrebbero imporremisure straordinarieimmediate che al momento non si vedono”. Leggi anche –Lo “scarto” per generare Bellezza: a Gela le opere del progetto “Fuori le Mura” Unsuicidioogni 3,5 giorni. È questo ildato drammaticoche distingue l’Italia all’interno del Ventesimo rapporto sulla condizione dei detenuti. Ad 15 aprile 2024 idetenutiche si sonouccisi in carceresono già a 30, con una frequenza diuno ogni 3,5 giornidall’inizio dell’anno. Il dramma della morte è collegato al peggioramento dellecondizioni di detenzione, in parte causato dal sovraffollamento, secondo associazione Antigone. Anche il numero di decessi in carcere percause diverse dal suicidioè in aumento, con42 casi registratisempre a metà aprile, rispetto agli 88 dell’intero anno 2023. Guardando ai dati raccolti durante le99 visitesvolte dall’Osservatorio di Antigonenel corso del 2023, i dati critici per altre condotte che i detenuti rivolgono verso se stessi, a causa del disagio patito in carcere, il tasso di autolesionismo è di 18,1 per ogni 100 detenuti, mentre i tentativi di suicidio a 2,4. Leggi anche –Detenuti italiani all’estero, Ilaria Salis non è sola: sono 2.000 in tutto il mondo Come è noto, nel 2013 laCorte europea dei diritti dell’uomoha condannato (sentenza Torregiani) l’Italia per la violazione dell’articolo 3 dellaConvenzione europea dei diritti dell’uomo (“CEDU”), giudicando lecondizioni di vitadei detenuti come effettivamenteinumaneedegradanti. Da allora, l’Italia ha introdotto delleriforme, tra cui unaformula di risarcimentoper le persone detenute che hanno subito trattamenti in violazione dell’articolo 3 della CEDU. Questi detenuti hanno acquisito il diritto di ottenere unariduzione della penaancora da scontare, pari a un giorno per ogni dieci giorni di violazione. Coloro che hanno scontato una pena inferiore aquindici giornio non sono più detenuti hanno il diritto di ottenere un risarcimento di8,00 euro per ogni giornotrascorso in detenzione nelle condizioni sostanzialmente descritte dal rapporto. Il reclamo può essere presentatoentro sei mesidalla fine della detenzione o della custodia cautelare in carcere.