Cenere dell’Etna: è rifiuto (ancora e a caro prezzo) ma potrebbe essere risorsa

Cenere dell’Etna: è rifiuto (ancora e a caro prezzo) ma potrebbe essere risorsa

L’Etnatorna a ruggire. Lacenere vulcanicatorna a cadere, tornano i disagi, torna lachiusura dell’aeroportodopol’incendiodi metà luglio. È considerato un rifiuto, speciale e a caro prezzo, perCataniae i paesi dell’hinterland. Non è così però. La cenere vulcanica sarebbe una risorsa se ci fosseroregole certe sullo smaltimento, ma i tentativi di norma si sono persi nei dettagli. Una legge che “declassifica” la cenereda rifiuto speciale a risorsariutilizzabile c’è,risale a maggio 2021, oltre due anni fa. Perché sia applicata, però, serve un decreto attuativo o un atto ministeriale, più volte sollecitato dagli enti locali. Tra questi il Comune diZafferana Etnea, che a febbraio 2023 ha chiesto alministero dell’Ambienteriferimenti precisi “per l’autorizzazionedi progetti di riutilizzo delle ceneri”, ma anche “chiarimenti circa l’individuazione degliEntiche hanno l’onere o la possibilità di concedere detta autorizzazione”. Fuori dal burocratese, per saperechi deve autorizzare cosa, senza scaricare laresponsabilità sui Comuni. “Ci siamo rivolti al ministero per sapere cosa fare in caso di emergenza, ma le risposte non sono state quelle che ci aspettavamo”, dice a FocuSicilia il sindaco di Zafferana Etna Salvo Russo. Leggi anche –Etna, 277 parossismi in 44 anni. Con la cenere danni ma suoli fertili La “pioggia” di cenere vulcanica delle ultime ore ha risparmiato Zafferana, ma ha creatodisagi notevoliin altri paesi del circondario. L’aeroporto Fontanarossa, a poche settimane dallostop per l’incendiodivampato nella notte tra il 16 e il 17 agosto,ha chiuso per 24 orecostringendo la Regione ad attiva un coordinamento “al fine di tutelare tutti i passeggeri e garantire la funzionalità degli scali”. Il Comune di Catania ha disposto ildivieto di circolazione dimezzi due ruoteper 48 ore, e il limite massimo di 30 chilometri orari per gli altri automezzi. Il problema principale, però, resta quello della raccolta e dello smaltimento. Nel 2022, il conferimento della cenere in discarica ha raggiunto i20 euro a tonnellata. “Un costo insostenibile per i Comuni, costretti ad affrontare da soli quest’emergenza. Per sbloccare la situazione basterebbe non dico un decreto, ma unasemplice circolaredel ministero dell’Ambiente, che però non arriva”, attaccaCristiano Anastasi, ex parlamentare del Movimento Cinque Stelle, tra gli artefici della modifica del Testo unico. Leggi anche –Etna, la cenere riutilizzata per i mattoni. E per restaurare i beni culturali Come spiegato da questo giornalein diversi articoli, la nuova normativa sulla cenere vulcanica è contenuta nelD.l 77/2021, noto come decretoSemplificazione. Quest’ultimo ha modificato ilD.lgs. 156/2006, ovvero ilTesto unico per l’ambiente, che disciplina il trattamento dei rifiuti. In particolare, all’articolo 185, viene data la possibilità di non considerare il materiale vulcanico un rifiuto, con i relativi costi di raccolta e smaltimento, se utilizzato “in sostituzione di materie prime all’interno di cicli produttivi, mediante processi o metodi che non danneggiano l’ambiente né la salute umana”. La cenere vulcanica – benché secondo l’Ingv, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, contenga materiali tossici comeradio, uranio e radon– si presta a essere riutilizzata. In vari ambiti, dall’agricoltura alle costruzioni, dalla cosmetica e all’arte. “La cenere è una ricchezza, continuare a trattarlo come un rifiuto, soprattutto se c’è una legge, è folle”, aggiunge Anastasi. Leggi anche –Etna, emergenza cenere. I sindaci: “Senza risposte pronti a incatenarci” Da qui larichiesta formale di informazionisollecitata da Zafferana, con l’Interpello numero 18341 al ministero dell’Ambiente. “Le amministrazioni comunali, non senza grandi difficoltà, si sono attivate con lamassima celerità, per rimuovere tali materiali da strade, tetti, grondaie così da garantire lapubblica incolumità, il ripristino della viabilità e la vivibilità dei propri territori”. Nel documento si ribadisce che “il conferimento delle ceneri presso impianti di smaltimento o trattamento dei rifiuti determinacosti insostenibilia carico dei Comuni”. Un vero e proprio paradosso, visto che come detto “si possono individuarenumerosi processiin cui utilizzare tali materiali”. A confermarlo, ricorda il comune di Zafferana, è anche l’Università di Catania, che “ha pubblicato alcuni studi circa la possibilità di riutilizzare la cenere vulcanica in attività produttive, con particolare riferimento alprogetto Reucet— Recupero e utilizzo delle ceneri vulcaniche etnee”. Leggi anche –Innovazione, ricercatori e imprese studiano scarti e cenere vulcanica A fronte di queste considerazioni,la risposta di Romaè stata piuttosto vaga. Il ministero ha confermato che le ceneri “potranno essere utilizzate nell’ottica dell’economia circolare, in sostituzione di materie prime”. In questa prospettiva, prosegue, “sono auspicabiliaccordi tra il settore pubblico e i soggetti privati(imprese agricole, imprese di costruzione, produttori di fertilizzanti), al fine di organizzare e programmare lesuccessive lavorazionidel materiale”. Sulle autorizzazioni, però, il ministero non fornisce risposte precise. “Le procedure […] dipenderanno dalciclo produttivoin cui le ceneri saranno impiegate come materie prime, nonché dalle caratteristiche specifiche del sito presso il quale ilprodotto finalesarà adoperato”. Una risposta che non ha soddisfatto Zafferana. “Con gli uffici stiamo valutando le prossime iniziative. Sicuramente il problemadeve essere affrontatoe non può essere scaricato sui cittadini”, conclude Russo.