Decreto Cura Italia, in Sicilia un patto contro la burocrazia

Una valutazione del decreto “Cura Italia” appena varato dalpresidente del Consiglio Giuseppe Contee la volontà di accelerare i tempi e le procedure burocratiche per attuarle. Accanto, le procedure di sicurezza per tutti i settori economici siciliani, ma anche la notizia che i dispositivi di sicurezza arrivati alla Regione non sono idonei in ambiente sanitario e quindi verranno distribuiti ai Comuni per la sicurezza dei loro operatori. È l’esito del secondo appuntamento del tavolo di crisi istituito alla Regione siciliana per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Leggi anche –Covid-19, cassa in deroga e 600 euro agli autonomi: il decreto Per capire davvero i risvolti dell’ultimo decreto si deve aspettare il riparto territoriale. Senza questo documento non è possibile avere contezza di quanti soldi arriveranno dei circa 10 miliardi destinati al settore lavoro. “In base alla popolazione residente dovrebbe essere l’8 o 10 per cento dell’intera somma stanziata ma aspettiamo disposizioni più precise”, afferma Alfio Mannino, segretario generale Cgil Sicilia. Ciò che è noto, comunque, è che è stato rafforzato lo strumento della cassa ordinaria e secondo il segretario Cgil andrebbe usata soprattutto “per tutti quelli che ne sono esclusi”. Il riferimento è a precari e stagionali. “Pensiamo a quelli che lo scorso anno hanno lavorato nel turismo e che quest’anno saranno completamente esclusi perché la stagione è compromessa. Non possiamo certo pensare che bastino 600 euro: perdono 4 o 5 mesi di attività lavorativa e poi non hanno neanche diritto a percepire la Naspi”. Accanto a precari e stagionali Mannino c’è anche chi si occupa della formazione professionale, attualmente ferma, e chi lavora in settori come quello vivaistico. Nel calderone della tutela con ammortizzatori sono inseriti anche gli addetti del trasporto pubblico. Il rischio più grande che incombe su tutti è comunque la burocrazia, che ha sempre rappresentato il collo di un imbuto “basti pensare che ci sono contributi approvati a ottobre e non ancora pagati”. Anche per questo, alla riunione, erano presenti i vertici di Inps e dell’Ufficio regionale del lavoro. Con l’arrivo di questo sostegno ingente all’economia, si rischia di appesantire tutto: le istruttorie saranno tante e in contemporanea. Per questo “stiamo studiando delle procedure per accelerare l’iter”. L’idea è quella di una piattaforma informatica della Regione che, attraverso una procedura telematica, velocizzi tutto. Il tempo recuperato stimato ammonterebbe “almeno a una settimana, dieci giorni”. Per i dipendenti posti in cassa integrazione sarà l’azienda a fare da tramite, grazie agli accordi sindacali da stipulare nei prossimi giorni. Tutti gli altri devono fare da sé “come prevede lo stesso decreto”. Accanto alle difficoltà di chi resta a casa ci sono quelle di chi deve continuare a lavorare, nonostante i rischi. Per tutelare questi lavoratori, dal settore industriale a quello edilizio (già stabilite nella riunione precedente) passando per i servizi, il turismo e il commercio, (aggiunti oggi) durante il tavolo di crisi è stato deciso di istituire una serie di norme sulla sicurezza in azienda valide per tutti, nonché modalità operative e orario di lavoro. Si prevede l’istituzione di una task force aziendale che monitori e gestisca la situazione, soprattutto nei casi di un lavoratore positivo al tampone o sospetto tale. L’azienda deve anche farsi carico di informare i dipendenti su regole e contatti da rispettare, tramite l’affissione di cartelli informativi. Non mancano le procedure di comportamento per evitare la diffusione del contagio come l’uso di igienizzanti e detergenti ma anche la riduzione del personale, dove possibile, l’ingresso scaglionato nei vari reparti e la sanificazione dei locali.