Dighe, l’interrimento divora 300 milioni di metri cubi. La strategia della Regione

Dighe, l’interrimento divora 300 milioni di metri cubi. La strategia della Regione

LaSiciliaè alle prese con unasevera siccità,ma se anche l’acqua ci fosse oltre un terzo della capienza delle dighe sarebbe inutilizzabile:il 34% del volume complessivo dei 29 invasi dell’Isola si perde infatti a causa dell’interrimento,cioè dell’accumulo di detriti sul fondale. Il dato è contenuto nel Libro bianco 2024 “Valore acqua per l’Italia” realizzato daThe European House – Ambrosettiinsieme a Utilitalia e Fondazione Utilitatis. Conti alla mano, si parla di oltre 300 milioni di mmc (milioni di metri cubi), non disponibili finché gli invasi non saranno ripuliti. Secondo gli ultimi dati dell’Autorità di Bacino,la capacità totale degli invasi supera di poco il miliardo di metri cubi. A marzo 2024 risultano invasati 299 mmc, contro i 431 mcc di marzo 2023. Numeri che per la Regione “non fanno ben sperare”, e che hanno spinto palazzo d’Orléans a chiedere lostato di emergenza nazionale,“pergarantire acqua potabilee attenuare lesofferenze del comparto agricolo“. Se ciò non avverrà, “i danni oscillerebberotra uno e 2,5 miliardi“. Leggi anche –Diga Trinità, acqua finita in mare. Uno spreco anche nell’anno della siccità Il problema dei sedimenti, secondo lo studio di Ambrosetti, riguarda tutto il Paese. “Ad oggi il 33% dellacapacità delle grandi dighenon è sfruttato a causa di interrimento, un valore che raggiunge il 48% del totale per il territorio dell’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po”. Al secondo posto c’è laSicilia,che come detto tocca il 34%, seguita daAppennino meridionale(31,7%),Appennino centrale(29,6%),Sardegna(18,2%),Appennino Settentrionale(11,6%) eAlpi Orientali(6,4%). C’è poi il problema dei mancati collaudi, che “brucia” altri volumi importanti. “Aidanni provocati dai sedimentisi aggiungono 1,9 miliardi di metri cubi di ulteriore capacità, già presente nel sistema, chenon è mai stata autorizzata“. Il problema riguarda anche la Sicilia. Secondo la Direzione generale per le dighe e le infrastrutture idriche, a marzo 2023 soltanto 22 dighe dell’Isola risultavano in“esercizio normale”.Altre sette erano in“esercizio limitato”,portando a 29 quelle attive. Altri11 invasi erano invece“in collaudo”,quattro“fuori esercizio”e due in“costruzione”. Leggi anche –Pasqua, caldo record in Sicilia: oltre 30 gradi. L’anomalia nei dati Sias Per i tecnici la strategia “per affrontare iperiodi siccitosi sempre più frequenti” passa anche dalla ripulitura degli invasi. Su questo fronte,la Regione non è rimasta con le mani in mano.Per fare alcuni esempi, nel luglio 2023 è stata autorizzata la manutenzione delladiga San Giovanni,invaso da 16,3 mmc nell’agrigentino, compresa “la rimozione del sedimento nell’area dello scarico di fondo per un volume di circa 27 mila metri cubi”. Stessi interventi anche per illaghetto Gorgo(3,4 mmc), dove si punta “al ripristino della capacità utile originaria dell’invaso, proteggendolo dafenomeni d’interrimento“. A settembre sono stati autorizzati invece gli interventi sulladiga Pozzillo,invaso da 150 mmc nell’ennese. La Regione ha dato via libera al gestore Enel per “eliminare l’interrimento che ammonta a circa 2,5 milioni di metri cubi, pari al10% del volume utile“. Con una novità. “Per la prima volta queste operazioni vedranno i grossi quantitativi di limo sul fondo dell’invasoutilizzati in agricoltura,unasoluzione virtuosa ed ecologicache rende produttivo un problema atavico”.