Covid-19: meno merce estera, prezzi degli ortaggi in rialzo
Rialzo dei prezzi nei mercati alla produzione. Quelli dei prodotti orticoli, a fine marzo, sono nettamente superiori rispetto a ai livelli degli anni precedenti. Effettocoronavirusanche sull’agricoltura siciliana? Il dato non è di facile lettura, ma di certo la nuova situazione sta avendo conseguenze importanti. Le merci italiane sono molto richieste sul mercato, anche perché si registra un minore afflusso delle merci agricole dalla Spagna e da altri Paesi esteri. Viene così meno un pezzo di concorrenza, soprattutto davanti alla gdo. “I prezzi sono
senz’altro più alti, ma registrano anche molte oscillazioni”,
spiega Gianfranco Cunsolo, presidente di Coldiretti Vittoria. “Nello
scorso fine settimana avevamo registrato un calo, nei primi due
giorni di questa settimana, invece, le richieste sono nuovamente
cresciute”. La buona notizia arriva dai trasporti: “Stanno
funzionando bene e i tir viaggiano verso i mercati del centro e Nord
Italia, ma anche verso Francia e Germania. I prodotti bio registrano
una richiesta ancora maggiore”. A essere rallentato, afferma
Cunsolo, è il flusso in direzione inversa, quello in entrata:
“Arriva meno merce dalla Spagna, probabilmente per difficoltà
legate ai loro trasporti. Nella situazione attuale e con meno merce
dall’estero, la grande distribuzione sta dando maggiore attenzione
alla merce italiana”. Resta cauto il presidente dei concessionari
Gino Puccia: “I prezzi sono buoni, ma siamo sempre molto attenti a
ciò che accade”. La mercuriale agricola del mercato di Vittoria, cioè il suo “listino”, ha visto alzare l’asticella soprattutto per il pomodoro, facendo registrare prezzi tra 1,20 e 1,50 euro per il pomodoro ovetto verde, di 1,60-1,80 euro per il cuore di bue, di 1,40-1,70 per il datterino, di 1,30-2,10 per il pomodoro pixel, 1,50-1,70 per il camone. I prezzi sono nettamente più bassi per alcune varietà che attraggono meno i consumatori: il pomodoro rosso resta attestato sulla soglia dei 30 centesimi e il costoluto varia da 20 a 70 centesimi. In altri casi, la stessa varietà fa registrare una forchetta molto alta: il pomodoro a grappolo oscilla tra i 20 centesimi e 1,20 euro. Il pomodoro liscio può variare da 60 centesimi a a 1,80 euro, il piccadilly parte da 60 e tocca i 2 euro. “Negli ultimi anni e soprattutto in questo periodo – spiega Marco Lo Bartolo, commissionario ortofrutticolo – si è rafforzata la tendenza a premiare la qualità. Così, la differenza di prezzo di vendita, pur in presenza di prodotto di una stessa varietà, è notevole. È il frutto di una diversa consapevolezza dei consumatori, di una maggiore attenzione a ciò che si acquista”. La tendenza al rialzo dei prezzi si conferma anche per il fagiolino bobby, il cui prezzo varia da 3,30 a 3,50 euro. Sul mercato finale e sul bando del supermercato, non è possibile acquistarlo per un prezzo inferiore a 5-7 euro. Prezzi consistenti anche per i peperoni: la varietà più richiesta è il peperone dolce (1,25 – 1,45). Il cornetto verde si vende a un euro o poco più. Per le altre varietà, si conferma la tendenza alle forti oscillazioni basate sulla qualità del prodotto: da 60 centesimi a 1,80 euro il peperone, da 70 centesimi a 1,70 euro per il rosso. Meno fortunato, che in passato ha conosciuto altri fasti, ma oggi staziona tra i 60 e gli 80 centesimi. Le melanzane hanno prezzi inferiori (20-65 centesimi), ma con la striata lunga che si vende a un euro e la violetta che arriva a 1,30. Leggi anche–Lavoro, imprese, Fisco. Cura Italia: tutto ciò che c’è da sapere L’effetto coronavirus non
si esaurisce sui prezzi. Anche se il settore è ritenuto essenziali e
il trasporto non è stato colpito dalla sospensione, all’interno
del mercato ortofrutticolo vigono nuove regole. Il comune si è
adeguato alle disposizioni nazionali e le modalità di lavoro sono
mutate. Gli autisti che effettuano il trasporto non possono scendere
dall’abitacolo se non per il tempo necessario all’apertura ed
alla chiusura delle sponde ed alla consegna di fatture e bolle di
accompagnamento. Non possono recarsi negli uffici o nei box. Tutti
gli operatori sono controllati, indossano guanti e mascherine e
mantengono le distanze di sicurezza previste dai decreti. Anche nelle campagne i ritmi di lavoro non sono cambiati. “Per chi lavora all’aria aperta, o nei grandi spazi delle serre, è più facile mantenere le distanze”, spiega Cunsolo. “Nella mia azienda tutti hanno guanti e mascherine e la lavorazione consente distanze tra i lavoratori anche di otto-dieci metri”. I magazzini sono stati riorganizzati per offrire maggiore spazio ai lavoratori e “ tutti hanno a disposizione i prodotti per disinfettare il proprio banco”. Il settore ortofrutticolo, quindi, non si ferma ma rilancia. In un pauroso contraltare con quello floricolo, azzerato dal coronavirus.