Erosione, scompaiono le spiagge in Sicilia. Servirebbero milioni per salvarle

“Guarda. Non c’è più spiaggia!”. Quanti di noi, tornati dopo anni su un litorale ci siamo accorti che la spiaggia tanto amata non è più la stessa? Purtroppo siamo davanti a un fenomeno naturale che sta corrodendo lentamente tutte le spiagge più belle d’Italia e con esse quel turismo che viene attratto da questi luoghi pubblicizzati su depilant ormai non più veritieri. La Sicilia non fa eccezione in questo fenomeno distruttivo frutto anche della mano dell’uomo oltre che da cambiamenti climatici e da fattori geologi. Non c’è dubbio che in molte di queste erosioni l’uomo ci abbia messo lo zampino, con interventi infrastrutturali marini non studiati, che hanno alla fine contribuito e accelerato i fenomeni idrogeologici e di scomparsa delle spiagge. Una delle cause è la regimentazioni delle acque di torrenti e fiumi, che essendo intercettati prima della foce per alimentare colture e fabbriche, riducono l’apporto di sabbia e materiali che poi contribuiscono alla formazione dei litorali. Poi ci sono i fenomeni di prelievo di sabbia per farne materiale edilizio che aggravano una situazione già di per sé precaria. Esempi lampanti di riduzione di tratti di spiagge in Sicilia ce ne sono tanti: la foce del Simeto, nel Catanese è uno dei casi più evidenti. Altri fenomeni si registrano nel litorale di Butera e sino a tutta la costa del Nisseno. Per non dimenticare ampi tratti del litorale tirrenico, dove molti torrenti vengono prosciugati prima di arrivare a mare. Un progetto di ripascimento della costa si sta effettuando adEraclea Minoadove è già partito il cantiere, ma è soltanto uno dei rari casi di intervento. “In 20 anni l’oasi della foce del Simeto ha perso 200 metri di sabbia. Siano davanti a un fenomeno di erosione della costa molto preoccupante – spiega il prof Carmelo Monaco, geologo dell’Università di Catania e profondo conoscitore dei fenomeni e delle cause di sparizione delle spiagge siciliane. Purtroppo quello della riduzione dei nostri litorali è un processo naturale accelerato, però, da interventi umani. Il fatto di avere imbrigliato i fiumi e asportato il materiale sedimentario per farne terriccio per calcestruzzi ha diminuito il trasporto a mare di sabbia per alimentare le coste. C’è poi un altro fenomeno preoccupante, quello della costruzione di dighe a monte di torrenti e fiumi che impediscono il trasporto sino al mare di materiale sabbioso e ghiaioso”. Leggi anche –Legambiente, la Sicilia sta perdendo le sue spiagge Fenomeni di erosione sono più evidenti nelle Isole Minori. Soprattutto nelle Eolie l’erosione delle coste è preoccupante. A Lipari, la più grossa isola dell’arcipelago i depilant turistici ancora oggi offrono la stupenda spiaggia bianca di pomice che non esiste più da molti anni, soprattutto da quando l’ultima cava di Pomice della frazione di Porticello, che in passato scaricava in mare la pomice non utilizzabile, è stata sequestrata e chiusa. Sempre a Lipari altro esempio di erosione riguarda il litorale di Acquacalda, frazione a nord dell’isola dove le continue e possenti mareggiate invernali e l’assenza di pietrisco e sabbia della vecchia cava in un tratto ha fatto sparire la spiaggia mettendo a rischio la vita e le abitazioni di alcuni locali che nei mesi più pericolosi si difendono mettendo a finestre e porte massicce tavole di legno , perifrasi della celebre canzone di Dalla “Estate del ‘43”. Ad Acquacalda c’è un progetto avviato con fondi urgenti della Protezione civile per la protezione dell’abitato, ma la precedente amministrazione è andata avanti con lentezza pachidermica e il nuovo sindaco ha detto chiaramente che per l’avvio dei lavori ci vorranno ancora molti e molti mesi perché prima i fondi devono essere iscritti nel bilancio non ancora approvato. Così decine di abitanti vivono ogni stagione nel terrore con onde alte sino a sei mesi che scuotono i vecchi muraglioni della provinciale sino a sgretolarli pietra per pietra. Poco tempo fa il governatore Musumeci si è vantato per il finanziamento di otto milioni per la costa di Messina. Dovrebbe farsi un giro alle Eolie per comprendere, da commissario per l’erosione delle coste, l’emergenza che si vive in molti litorali, anche per l’incompetenza e la strafottenza di amministratori senza alcuna preparazione e senza alcun controllo. Leggi anche –Erosione costiera nell’agrigentino, dalla Regione bando di gara da 2,7 milioni Sempre alle Eolie uno dei casi più evidenti e a forte impatto turistico si ha a Salina dove la stupenda spiaggia di Pollara, immortalata nell’intramontabile e indimenticabile film “Il Postino” di Troisi è sparita, tanto che recentemente l’amministrazione di Malfa ha chiesto l’aiuto della Regione che ha dato il via libera al piccolo Comune per presentare un progetto. Sul ripascimento delle coste il neo sindaco di Lipari, Riccardo Gullo, che amministra sei delle sette isole dell’arcipelago, ha detto che bisogna studiare un progetto generale di ripascimento delle coste eoliane sia per la salvaguardia degli abitati, ma anche per la promozione turistica. Leggi anche –Erosione costiera, dalla Regione 8,5 milioni per proteggere il messinese Gli esperti, nonostante gli studi, spiegano che contro l’erosione c’è poco da fare, dipende da fenomeni geologici. Ma puntano allo stesso tempo il dito su infrastrutture marine già realizzate o in corso d’opera che non hanno a monte uno studio idoneo sulle correnti marine. Così enormi moli provocano sfracelli e l’ accelerazione dei fenomeni naturali. Eppure bisognerebbe imparare dagli antichi… Vedere come si difendevano dal mare. “In diversi litorali costieri dell’isola ci sono porti e porticcioli non perfettamente idonei – spiega l’ex direttore generale della Regione sul dissesto idrogeologico, Maurizio Croce – . Si è fatto tanto per riproporre interventi di pulizia degli alvei e di revisione di alcuni porti. Ma ci vuole tempo. La verità è che bisognerebbe fare in Sicilia un piano Marshall su tutte le aste fluviali – per ripulirle in maniera puntuale – e su tutte le infrastrutture in mare per verificare se sono opere frutto di studi marini fatti bene oppure contribuiscono ad accelerare le erosioni costiere”.