Call center, gomma, carta: ecco le attività non più “essenziali”

La mediazione tra sindacati e governo ha prodotto una nuova lista. Si fermano gli impianti per produrre carta da parati e macchine agricole. Stop alla produzione di articoli in
gomma. Si fermano anche le fabbriche di macchine agricole. Si riduce
l’attività di call center e impianti per le materie plastiche. La
negoziazione tra governo e sindacati ha portato a un nuova lista di
attività ritenute essenziali. E che quindi proseguiranno a operare. Dopo la pubblicazione della prima
lista, chepermetteva
oltre 80 settori di continuare a produrre, i sindacati avevano
parlato di eccesso. Troppe fabbriche aperte, anche se non essenziali,
avrebbero esposto gli operai al rischio contagio. La lista è stata
adesso aggiornata. Tra le attività più consistenti che avranno
l’obbligo di fermarsi ci sono la fabbricazione di articoli in gomma e
quelle di spago, corde, funi e reti. Bloccate anche la fabbricazione
di macchine per l’agricoltura e la silvicoltura e quella di macchine
per l’industria alimentare, delle bevande e del tabacco (incluse
parti e accessori). Escluse anche le attività di “commercio
all’ingrosso di altri mezzi ed attrezzature da trasporto”. Ci sono poi settori sui quali il
governo agirà per “sottocodici”. Non bloccherà l’intero
comparto ma solo alcune produzioni. Non si ferma la filiera della
carta, ma dovranno fermarsi i produttori di carta da parati e di
prodotti cartotecnici. Stop ai prodotti in plastica per le calzature
e per gli oggetti da ufficio e scuola. Pur mantenendo nella lista la
“riparazione e manutenzione installazione di macchine e
apparecchiature”, il settore viene parecchio limitato. Non è più
consentita la riparazione di stampe e sagome, utensileria ad
azionamento manuale, armi (da fuoco e bianche), casseforti, porte
blindate. Fermi anche la manutenzione dei carrelli per la spesa, di
“altri prodotti in metallo” (come serbatoi e contenitori per il
trasporto), giostre, aeromobili e veicoli aerospaziali, materiale
ferroviario. Si fanno distinzioni anche per i call center, che nella
lista precedente erano sempre ammessi. Possono continuare a operare
quelli che fanno attività “in entrata” per attività essenziali.
Appendono invece la cornetta i call center con attività “in
uscita” e per servizi a carattere ricreativo. In sostanza, i
clienti potranno contattare quelli legati a imprese ancora attive, ma
non saranno chiamati dagli operatori. Il ministro delle Difesa si è
poi impegnato a diminuire la produzione nel settore militare,
salvaguardando solo le attività indispensabili. Se
alcune attività escono dall’elenco, ce ne sono altre che entrano
(soprattutto per colmare il blocco di altre attività di
manutenzione): fabbriche di radiatori e contenitori in metallo
per caldaie per il riscaldamento centrale; fabbricazione di
imballaggi leggeri in metallo; di batterie di pile e di accumulatori
elettrici; di macchine automatiche per la dosatura, la confezione e
per l’imballaggio. Restano attive le attività delle agenzie di
lavoro interinale e “altri servizi di sostegno alle imprese”, ma
“Esclusivamente per le consegne a domicilio”. Nei casi di
impianti e imprese che continueranno a operare, valgono leregole
sottoscritte il 14 marzo, che obbligano le aziende a garantire
controlli e misure di sicurezze mirate a limitare il contagio. Alcune aziende potrebbero continuare a operare se decisive in una filiera ritenuta strategica. La decisione passa da una comunicazione ai prefetti. È stato uno dei punti discussi dai sindacati, che temevano un’eccessiva frammentazione. È stato raggiunto un punto d’incontro, illustrato da Cgil, Cisl e Uil in una nota: “I prefetti dovranno coinvolgere le organizzazioni territoriali per l’autocertificazione delle attività delle imprese che svolgono attività funzionali ad assicurare la continuità delle filiere essenziali”. Il governo si è impegnato “a monitorare congiuntamente con il sindacato l’applicazione” di quanto concordato. In sintesi: l’autocertificazione resta, ma la promessa è quella di vigilare, anche collaborando con i rappresentanti dei lavoratori nelle singole aziende. Cgil, Cisl e Uil, dopo il confronto con il governo, si sono detti soddisfatti: “È stato fatto un grande lavoro comune, ottenendo un ottimo risultato nella direzione di tutelare la salute di tutti i lavoratori e di tutti i cittadini”. L’elenco delle attività indispensabili è stato rivisto “in modo da garantire la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici”, depennando “tutto ciò che non era essenziale”.