Giovani in fuga da Agrigento: solo l’8% rimarrà. Mancano università e lavoro

Giovani in fuga da Agrigento: solo l’8% rimarrà. Mancano università e lavoro

Agrigento e la sua provinciastanno strette ai giovani del territorio, per lamancanza di lavoroe per lacarenza di corsi dell’università.Dopo il diploma, infatti, il 34% intende spostarsi all’estero o in altreregioniper studiare o lavorare, il 24% in altre province dellaSicilia,mentre appena l’8% pensa di restare. Il 32%, invece, non ha ancora preso una decisione. Sono i dati dell’indagine “Terra di futuro”,realizzata dalcentro studi “Giuseppe Gatì” su oltre 1.300 giovani della provincia di Agrigento,pervalutarne le intenzioni.La ragione delle loro scelte è presto spiegata. Per il 79% degli intervistati in Sicilia vi sono “meno possibilità di studiare e lavorare rispetto adaltre parti d’Italia o all’estero“. Solo il 10% pensa che vi siano“più o meno le stesse opportunità”,mentre appena il 2% pensa che siano maggiori. Il 10% non si esprime. Risultati che confermano i numeri dell’Aire, Anagrafe degli italiani all’estero.Stando agliultimi dati (2023)Agrigento è la provincia che ha perso più abitanti,oltre 160 mila.Palermo e Catania,per fare un paragone, si fermano a 135 mila. Leggi anche –Università, Almalaurea: la Sicilia prova a rialzarsi ma i giovani “fuggono” A pesare è anche lacarenza di percorsi universitarinella provincia, che obbliga molti studenti a spostarsi altrove. AdAgrigento, infatti, sono nove icorsi di laurea decentratidell’Università di Palermo(tra cui architettura, economia e amministrazione aziendale, infermieristica, scienze motorie e della formazione, servizi sociali, lingue), di cuisoltanto due magistrali(educazione al patrimonio archeologico e artistico e scienze della formazione primaria). Ci sono poi diverseuniversità telematiche,comeUniAgrigento,che si presenta come “polo didattico del gruppoMultiversityattivo nel settore dell’education con le Università digitaliPegaso, Mercatorum, San Raffaele Roma,la codingacademy Aulabe l’ente certificatoreCertipass“. Per una formazione universitaria in presenza e in altri settori, invece, occorre spostarsi. E non è un caso che“una sede di formazione (universitaria) più vicina”sia uno dei fattori indicati nell’indagine pertrattenere i neo-diplomatinella provincia: a sostenerlo è il 17% degli intervistati. Leggi anche –Qualità della vita, la Sicilia non è una terra per bimbi, giovani e anziani Al primo posto c’è invece “l’offerta dimaggiori opportunità lavorative“, indicata da quasi il 30% degli intervistati. La difficoltà nel trovare un’occupazione, del resto, condizionain modo netto le scelte di vita.Per esempio, si legge nel rapporto, “diversi giovani esprimono la preoccupazione che, nonostante glistudi proseguiti in Sicilia,potrebbero essere costrettia cercare lavoro fuori dalla regionea causa della scarsità di opportunità lavorative locali”. Anche la scelta di restare a studiare, insomma, viene messa a dura prova dallacarenza di impiego.La percezione deldisagio lavorativo,precisano i tecnici, varia anche a seconda delle esperienze personali. “Il 69% di chi non ha mai vissuto/viaggiato fuori crede ci sianomeno opportunità in Sicilia,contro l’80% di coloro che lo hanno fatto”. L’esperienza in Italia e all’estero, insomma, aiuta a valutare la situazione. Lo conferma anche un altro dato.Tra chi ha viaggiato meno,si legge nel documento, “cresce la percentuale di coloro chenon si sono ancora formati un’opinione al riguardo“. Leggi anche –I giovani italiani vogliono i figli: “Almeno due” nel 61% dei casi, dice Istat L’indagine analizza anche lapercezione dei giovani agrigentinisul futuro della Sicilia da qui a 10 anni. “Il 28,16% degli intervistati pensa che la situazionerimarrà sostanzialmente invariata.Questa è la categoria con la percentuale più alta, suggerendo che molti si aspettano una stabilità piuttosto che uncambiamento drastico“. Unapercentuale minore,ma comunque significativa, si aspetta qualche cambiamento, anche se modesto. “Segue con il 26,54% la percentuale piùmoderatamente ottimistache ritiene che ci saranno miglioramenti, ma solo lievi rispetto ad oggi”. Nel complesso, dunque, “la maggior parte degli intervistaticrede che la situazione rimarrà simile o leggermente migliore, mentre unaminoranza significativaè incerta o pessimista riguardo i prossimi 10 anni”. Pessimismo che aumenta con l’età, osservano gli esperti. “Man mano che gli studenti progrediscono nella lorocarriera scolastica,la loro visioneottimistica sembra diminuire“.