Glifosato, Italia astenuta sul rinnovo. L’esperta: “Effetti allarmanti sull’uomo”
Alla fine l’Italiaha deciso di astenersi sulrinnovo decennaledell’autorizzazione all’utilizzo delglifosato, mentre l’Europa ha detto sì. IlComitatopermanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi– l’organismo europeo che si occupa di regolamentare i pesticidi – non ha raggiunto una maggioranza. La Commissione europea ha deciso quindi di procedere in autonomia alrinnovo, senza il qualedal 15 dicembre l’erbicida sarebbe divenuto di fatto illegalein Europa. L’Italia aveva votato a favore del rinnovo il 13 ottobre scorso, in un’altra riunione delComitato. Malgrado gli esperti denuncino “effetti allarmanti” sulla salute umana, e la stessa Ue ammetta “lacune nei dati” della valutazione di rischio. A rivendicare la scelta, il ministro dell’AgricolturaFrancesco Lollobrigida.“Siamocontrari all’abrogazionedell’utilizzo del glifosato perchéil sistema potrebbe non reggere.Ci siamo affidati, come per lecarni sintetiche,al Ministero della salute che condivide questo percorso che tenteremo di fare in Europa”. Per il Governo il pesticida “va proibito nella fase di essiccazione” e in ogni caso l’uso “deve esserecompatibile con la salute“. Leggi anche –Tutti al mare, ma insieme a metalli pesanti, pesticidi e microplastiche Fatto tutt’altro che scontato, spiega aFocuSiciliala dottoressaFiorella Belpoggi,direttrice emerita dell’Istituto Ramazzini, fondato nel 1987 da Cesare Maltoni per contribuire alla lotta contro il cancro e le malattie ambientali. “I risultati delle ricerche, alcune delle quali ancora in corso, indicano come minimo unapericolosità di questo pesticida,il che dovrebbe indurre amaggiore prudenza“. Gli effetti della salute umana “sono potenzialmente gravi” e secondo gli studi coprono “un largo spettro di patologie”. Belpoggi entra nel dettaglio deglistudi sull’erbicida,alcuni dei quali condotti personalmente. Come quello su una colonia di 1.200 ratti esposti al glifosato e ai suoi derivati, condotto a partire dal 2018. “Abbiamo riscontratoeffetti allarmanti sul microbioma intestinale, sulla neuro-tossicità, sul sistema endocrino e sullo sviluppo sessuale“. L’esperimento “non è ancora completamente concluso”, ma l’Istituto ha già condiviso i risultati con l’Europa, “in quanto potenzialmentedirimenti per la valutazione“. Leggi anche –Transizione ecologica a rischio: in Sicilia spreco d’acqua e siti inquinati Belpoggi segue la vicenda da diversi anni e ha assistito ai cambi di posizione che si sono registrati da un Governo all’altro. “Nel 2017 il ministro della SaluteBeatrice Lorenzine il ministro dell’AgricolturaMaurizio Martinavotarono contro il rinnovodell’autorizzazione sul glifosato. Oggi, con i loro omologhiOrazio SchillacieLollobrigida,si va verso un sostegno pieno”. La ricercatrice riscontra un’incoerenza nel dibattito europeo sullatransizione green. “Si parla tanto diecologiae poi si autorizza l’uso di un prodotto potenzialmente dannoso, che va contro le stesse regole europee, che prevedono didimezzare l’uso di pesticidi da qui al 2030.Viene da chiedersi quando abbiano intenzione di farlo, visto che siamo quasi nel 2024″. Per Belpoggi chi sostiene che il glifosato sia irrinunciabile dice una cosa non vera. “Ci sonoaltri sistemi per difendere le coltivazioni,soprattutto per un Paese come il nostro, che ha un patrimonio immenso legato all’agricoltura tradizionale“, osserva la ricercatrice. Leggi anche –Pfas: come una semplice padella ci avvelena per diecimila anni La presenza dell’erbicida in Italia, in ogni caso, è solo una parte del problema. Anche il suoutilizzo all’estero,infatti, potrebbe avereripercussioni sullo Stivale.La ragione, spiega Belpoggi, risiede nella modalità di utilizzo. “Il glifosato viene utilizzato per uccidere lepiante infestanti,ma anche, inPaesi nordici al di fuori della Ue,con clima più freddo del nostro, comeCanadaeUcraina, per portare a maturazione ilgranoe altri cereali”. I prodotti agricoli così coltivati, di conseguenza, contengono al loro interno il pesticida efiniscono sui mercati internazionali. Compresa l’Italia, che è uno dei maggiori consumatori di grano al mondo e la cui produzione nazionalenon riesce a soddisfare la domanda.“Più della metà del grano che importiamo proviene proprio da questi Paesi. Ecco perché poiil glifosatolo ritroviamo nella pasta“, conclude la dottoressa.