Il no italiano al Green pass globale

La scorsa estateOmseUnione Europeahanno siglato un accordo per la sottoscrizione delCertificato Covid digitale, il cosiddettoGreen Pass globale. Una certificazione che proprio l’Oms ha accolto recependo l’iniziativa diBruxellescon l’obiettivo di “istituire unsistema globaleche contribuirà aproteggere i cittadinidi tutto il mondo dalleminacce sanitarie attuali e future, comprese le pandemie”. Il certificato è nato durante il periodo Covid-19 per avere certezze rispettovaccinazione,testeguarigionedalla malattia. Con l’accordo della scorsa estate, l’Oms ha permesso che il green pass globale diventasse un potenzialestrumento universaledi prevenzione ai rischi per la salute, ma è un sistema a cui l’Italia non aderirà. Come ha spiegato dal ministro della SaluteOrazio Schillaci. “A seguito dell’approvazione inConsiglio dei ministridel decreto-legge del 26 febbraio, ritengo utile precisare che ilGoverno non ha alcuna intenzione di aderire al cosiddetto “green pass globale” dell’Oms. In sede di conversione del decreto-legge, verrà presentato un emendamento perriformulare il testoe ricondurre la norma agliobiettivi Pnrr in tema di salute, a partire dalla piena operatività delfascicolo sanitario elettronico“. A dichiararlo è stato il ministro della Salute riferendosi al decreto delPiano Nazionale di ripresa e resilienzain cui si fa riferimento al “green pass digitale” dell’Oms. Escludendo questo strumento, il ministro ha chiarito come l’Italia punterà all’Fse (fascicolo sanitario elettronico). Un strumento che raccoglie glieventi cliniciriferiti ai pazienti che hanno avuto accesso a prestazioni erogate dalServizio Sanitario Nazionale, anche da strutture private, e dove tra le altre informazioni accessibili sono presenti anche icertificati di vaccinazione.