Il ritorno dei rifiuti speciali: cresciuti anche con il Superbonus 110%
Il Superbonus fa decollare i rifiuti speciali. Anzichédiminuirecome vorrebbe l’Unione europea già nel2030, questa categoria di rifiuti cresce e in buona parte provienedall’edilizia. A livello nazionale l’aumento è del 12,2%, con 18 milioni di tonnellate in più nel 2021. Sono gli ultimi dati disponibili dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra)nel Rapporto Rifiuti Speciali 2023. I tecnici sottolineano come il maggiorcontributoalla produzione complessiva dei rifiuti speciali sia dato dalle attività dicostruzioniedemolizioni(e dagli altri rifiuti prodotti da tali attività, come rifiuti di imballaggio e oli esauriti), con 78,7 milioni di tonnellate sul totale di 165 milioni di tonnellate, il 47,7%. La crescita rispetto al 2020 è dovuta principalmente allaripresaeconomica post-pandemia. Nel 2019 era stata ‘solamente’ del 7,1%, con 11 milioni di tonnellata in più. Questo però non è l’unico fattore. Anche ilSuperbonus110%, introdotto dal governo Conte II a metà del 2020, insieme alle altre agevolazioni per le ristrutturazioni e ai cantieri pubblici ripartiti, hanno dato unaspintanotevoleall’edilizia, con conseguente aumento della produzione dirifiutispeciali. Leggi anche –Rifiuti: brucino nei termovalorizzatori. Meloni “incorona” Schifani Dei rifiuti speciali fanno parte, secondo la classificazione delministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, i rifiuti da lavorazioneindustriale, da attività commerciali, quelli derivanti dall’attività di recupero esmaltimentodi rifiuti, ifanghiprodotti da trattamenti delle acque e dalladepurazionedelle acque reflue e da abbattimento difumi. Inoltre, la categoria comprende i rifiuti derivanti da attivitàsanitarie, i macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti, iveicolia motore,rimorchie simili fuori uso e loro parti. Dopo le costruzioni e le demolizioni, gli altri settori che producono maggiormente i rifiuti speciali sono le attività di trattamento erisanamentoambientale(24,2%, quasi 40 milioni di tonnellate) e le attivitàmanifatturiere, che con oltre 30 milioni di tonnellate hanno contributo per il 18,2 per cento. Un fenomeno caratterizzato “dal graduale ripristino degliscambicommerciali, fondamentali nelle catene di approvvigionamento delle materie prime e dei prodotti semilavorati”, scrive Ispra. Leggi anche –Rifiuti, i costi troppo alti in Sicilia nel dossier Anci. Che si rivolge all’Antitrust Per calcolarequantirifiuti speciali circolino in Italia, si parte dai soggetti che per legge devonodichiarareannualmente, secondo quanto previsto dal Dlgs 152/2006, i quantitativi di rifiuti prodotti, trasportati e recuperati o smaltiti. SecondoIspra, si tratta di un dato che potrebbe essereinfluenzato“in modo non trascurabile – si legge nel report – dalla possibilità direimmettereflussi di materia nei cicli industriali e di utilizzare i residui di produzione comesottoprodottiin una filiera produttiva anche diversa da quella di provenienza, incentivando lasimbiosiindustriale e la creazione dei cosiddettidistretticircolari”. È l’auspicio dell’economia circolare: ad esempio l’uso di rifiuti in sostituzione dicombustibiliconvenzionali per produrreenergia elettrica. Ancora, per fabbricare prodotti inlegnoo per le esigenze deicementifici. Tutte attività con cui si dovrebbero raggiungere gli obiettivi europei, ad esempio il riciclaggio del70% degli imballaggientro il 2030. Leggi anche –Sicilia, il risiko dei rifiuti, decine di tonnellate al giorno da Trapani a Catania LaSicilia, con 9,3 milioni di tonnellate di rifiuti speciali prodotti nel 2021, ha ‘contribuito’ per il5,6% dal dato nazionale. Il 96,2% (oltre 8,9 milioni di tonnellate) è costituito da rifiuti non pericolosi e il restante 3,8% (poco meno di 356 mila tonnellate) da rifiutipericolosi. Anche per quanto riguarda l’Isola, Ispra specifica che le principali tipologie di rifiuti prodotte sono rappresentate dalle operazioni dicostruzioneedemolizione(61,1% della produzione regionale totale) e da quelli derivanti daltrattamentodeirifiutie delle acque reflue (28,5%). Alla successiva gestione arrivano 8,4 milioni di tonnellate.Ilrecuperodi materia è la forma prevalente di gestione cui sono sottoposti 6,5 milioni di tonnellate e rappresenta il78,1%del totale gestito. L’utilizzo dei rifiuti come fonte dienergiaè però ancora molto residuale: solo 56 mila tonnellate, lo 0,7% del totale gestito.