Il traffico a Palermo è ancora una piaga: ogni giorno un milione di veicoli

Il traffico a Palermo è ancora una piaga: ogni giorno un milione di veicoli

APalermo il traffico è ancora una “piaga“. Nei giorni ferialicircolano mediamente un milione di veicolicon un calo del 20% il sabato e del 35% circa la domenica. Per la precisione tra i 950 e i 980 mila veicoli.L’arteria più trafficataè, come prevedibile,viale della Regione Siciliana, ogni anno attraversata per intero da più di 55 milioni mezzi, in media150 mila al giorno, di cui l’88% per il trasporto di lavoratori/studenti pendolari, il 5% relativo a mezzi pesanti o medi per trasporto merci che sfruttano la Circonvallazione per collegamento tra le due autostrade, il 7/8% legato a mezzi (camion, furgoni) per trasporto merci dentro la città. Leggi anche –Traffico, piaga di Palermo. Anas: A19 Dir terza autostrada in Italia per volumi Mentre il mondo studia continuamente soluzioni alternative alla mobilità tradizionale – dai veicoli a guida autonoma ai droni per la consegna dei pacchi –Palermo e il suo traffico restano ancorati alla famosa battuta del film Johnny Stecchino, una “piaga” che si fonda su unsistema di trasporti e di infrastrutture ormai obsoletoe incapace di reggere il peso del traffico quotidiano. “Eppure – esordisce il professoreTullio Giuffrè, docente di Strade, Ferrovie e Aeroporti al Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’UniKore di Enna– esistono almenotre progetti, finanziabili e appaltabili secondo il nuovo codice degli appalti, che in pochi anni potrebbero cambiare radicalmente la mobilità el’impatto del traffico sulla quotidianità. Mi riferisco ad esempio allapedemontana, altunnel subportuale ovestche da piazza Giachery collega a viale Francia e albypass alternativo alle coppie di gallerie stradali tra Isola delle Femmine e Capaci, che limiterebbe l’impatto in quell’area di tutti i mezzi che quotidianamente si riversano sulla A29 per raggiungere l’area industriale di Carini e l’aeroporto Falcone e Borsellino”. Leggi anche –Pedemontana di Palermo, per il progetto big data e radar del traffico Dello stato dell’arte e delle potenziali soluzioni si è parlato al convegno dal titolo“Da Punta Raisi a Termini Imerese, la mobilità del futuro è già cantierabile”, organizzato daSicindustria Palermo. “Le imprese purtroppo non possono fare altro che raccogliere le esigenze dei territori, segnalare le criticità e sollecitare la politica – spiega ilpresidente di Sicindustria Palermo, Giuseppe Russello–. In questo caso siamo andati oltre. Non ci siamo fermati al problema, ma abbiamo provato ad individuare pure le soluzioni e i possibili canali di finanziamento. Come dire, noi la ricetta l’abbiamo. Adessosta alla politica, in particolare, farsi carico diavviare tutte le attività necessariea mettere a terra le opere e dare una prospettiva di mobilità sostenibile per la città e per tutta l’Area Metropolitana”. Leggi anche –Traffico, trasporti pubblici, Ztl: Palermo deve fare molto di più Nel corso del convegno – che ha visto gli interventi dell’assessore alla Rigenerazione urbana di PalermoMaurizio Carta, del presidente dell’Autorità PortualePasqualino Monti, dell’ingegnereMarco Marchese, responsabile Direzione Investimenti Area Sicilia e Calabria di RFI, dell’amministratore delegato di GesapVito Riggio, del vicepresidente di Ri.Med.Angelo Lucae dell’assessore regionale alle Infrastrutture e MobilitàAlessandro Aricò– sono stati analizzati singolarmente i tre progetti* citati dal professore Giuffrè, solitamente visti come interventi da libro dei sogni, ma che in un’ottica di sistema egrazie ai fondi del Pnrr oggi potrebbero consentire il potenziamento della rete stradale metropolitana. “Considerato il numero di veicoli che ogni anno attraversano la circonvallazione – aggiunge il presidente Russello – non sarebbe nemmeno necessario attingere a risorse pubbliche per realizzare, ad esempio, un’opera come la pedemontana. Basterebbe un project financing in cui inserire anche un pedaggio per cofinanziare l’intervento. Ma se proprio non vogliamo affidarci ai privati, in questo momento si potrebbericorrere ai fondi stanziati dal Pnrr.L’unico limite è chequeste risorse sono limitate nel tempo e non hanno una caratterizzazione geografica locale. L’Unione europea individua l’Italia come area di intervento e non fa distinzione tra Sicilia o Lombardia. Quindi se non si fa presto, i finanziamenti rischiano di finire sempre ai soliti noti o a chi è stato più bravo a cogliere l’occasione e a presentare progetti cantierabili”. Leggi anche –Palermo, dalla Regione 17 milioni per il raddoppio del ponte Corleone Giusto per citare un esempio, ilnuovo collegamento autostradale tra A19 e A29, o pedemontana che dir si voglia, produrrebbe una serie dieffetti positivi nell’ordine di 0,5 punti di PIL all’anno per l’area d’intervento.Il dettaglio di questi benefici sono riportati in uno studio Finmeccanica-Ambrosetti, e nello specifico prevedono: recupero di diseconomie e inefficienze, valutabile in circa 2,5-3 mld di euro l’anno, grazie a miglioramenti in congestione, logistica, incidentalità e impatto sull’ambiente; recupero del tempo utile,valutabile in almeno 1 mld di euro l’anno, considerati i dati relativi al tempo dedicato agli spostamenti in un giorno medio; sviluppo di filiere industriali e loro impatti indiretti, valutabile in almeno 2 mld euro l’anno. Leggi anche –Non solo il Ponte sullo Stretto: la Sicilia senza 15 infrastrutture “prioritarie” Un’opera, ovviamente, ottimizza e snellisce il traffico manon risolve i problemi alla radice. Basti pensare chel’aeroporto di Palermoperde ogni anno centinaia di migliaia di passeggeri che potrebberoraggiungere destinazioni come Cefalùo come il centro dell’Isola ma che sono scoraggiati dai tempi di attraversamento della città. Criticità con cui devono fare i conti anche gliutenti dell’area portuale, costretti ogni giorno ad attraversare Palermo,congestionando arterie cruciali come via Francesco Crispi, via Messina Marine e via Montepellegrino. La situazione non migliora dopo avere lasciato la città. Chi è diretto in aeroporto, all’area industriale di Carini o verso il nuovo polo di Ri.Med., che presto accoglierà 5 mila persone al giorno, si trova a percorrere un’autostrada progettata negli anni ’60, con sole due corsie e il rischio di paralisi praticamente quotidiano o al minimo tamponamento. Va un po’ meglio a chi, invece, deve raggiungere il porto di Termini Imerese o l’area orientale della Sicilia, ma anche la A19 non brilla per efficienza. Leggi anche –Aeroporto Palermo, a marzo +14% di passeggeri: 1,5 milioni da inizio 2024 “Coni tre progetti segnalati dal professore Giuffrè– conclude Russello – si risolverebbe il 90 per cento di queste criticità, dando respiro alla città e all’hinterland e rendendo le nostre aree industriali veramente attrattive. In attesa, ovviamente, che si completino anche le altre opere infrastrutturali già progettate o finanziate”. Anche per questo, secondo il presidente di Sicindustria Palermo “diventa fondamentale l’intermodalità dei trasporti e il dialogo con tutti gli enti che stanno investendo in Sicilia e nella provincia di Palermo”. È il casoad esempio di Rfi, che in base ai dati presentati dall’ingegnereMarco Marchese, responsabile Direzione Investimenti Area Sicilia e Calabria, in Sicilia ha un piano di investimenti da oltre 17 miliardi già finanziato e che grazie alla direttrice Palermo-Catania-Messina potenzierà il trasporto integrato delle merci, collegando anche i porti e gli aeroporti. Senza dimenticare la rivoluzione in corso nei porti della Sicilia Occidentale, dove il presidente dell’AdspPasqualino Montiha pianificato una serie di interventi legati anche alla mobilità e all’alleggerimento del traffico merci, soprattutto nell’area di Palermo.