A Catania prende il via un tavolo di coprogettazione per il raccoglimento, la valutazione e la coprogettazione di idee per la rivalutazione di immobili in disuso di proprietà del Comune nella direzione della rigenerazione urbana e promozione culturale e sociale. L’iniziativa prende forma sotto il nome di Tavolo operativo di Coprogettazione per Welfare culturale ed è il risultato di una proposta nata da un gruppo di associazioni e accolta dalla Direzione Cultura del Comune di Catania.
Un inizio impervio?
Complice la natura discorsiva dell’evento, dopo una prima, approfondita introduzione a cura anche, tra gli altri, del Prof. La Greca, il primo incontro è stato contraddistinto da una evidente volontà partecipativa delle associazioni coinvolte e da un diffuso senso di disorientamento su regole di ingaggio, modalità di partecipazione, chiarezza e trasparenza delle comunicazioni e struttura del percorso. L’augurio è che la base collaborativa dell’iniziativa porti presto ad una auto organizzazione a cura di tutti gli attori partecipanti.
Welfare Culturale è pur sempre Welfare
Dalla genesi della proposta a cura di Officine Culturali, associazione impegnata nel settore della gestione e promozione del patrimonio culturale, al nome del tavolo stesso, Tutto lascia pensare allo spazio da dare ad “un piano di funzioni e attività culturali ad impatto sociale”.
La proposta di Remote Workers: Coworking Cittadini
Remote Workers opera nel territorio di Catania da ormai tre anni, da ben prima che il termine smart working entrasse (spesso impropriamente) a fare parte dei termini di uso comune, svolgendo attività di divulgazione, promozione, integrazione e costruzione sociale orientata a lavoratori autonomi, lavoratori dipendenti e imprese interessati o sensibili alle problematiche relative al mondo del lavoro remoto avvalendosi di collaborazioni con influenti attori territoriali (Università di Catania, associazioni antiracket, aziende del settore della mobilità, ecc…). Nel contesto del tavolo di coprogettazione, Remote Workers avanza la proposta di realizzazione, in concerto con le altre associazioni partecipanti, della realizzazione di presidi territoriali denominati “coworking cittadini”, luoghi in grado di soddisfare le inedite e moderne esigenze di una fetta di cittadinanza in rapida crescita: l’esercito dei lavoratori remoti.
L’impatto sociale del lavoro remoto
Una delle caratteristiche fondamentali del lavoro remoto è lo spostamento dell’ago della bilancia che ha da un lato il tempo dedicato al lavoro e dall’altra il tempo da dedicare alla vita privata, agli affetti, alle attività culturali e alla socialità.
La possibilità di lavorare al di fuori dell’ufficio ha portato il lavoro in zone della città dove storicamente è mancato, ridistribuendo presenza, traffico veicolare, livelli di inquinamento atmosferico e consumi. In generale, al diminuire del cosiddetto “commuting” (cioè lo spostamento da e verso l’ufficio) aumenta la presenza dei lavoratori nelle zone di residenza, una rivoluzione che ha il potere di trasformare zone dormitorio in zone appetibili per le attività commerciali, di ridare vita a zone periferiche o vittima di narrative mortificanti.
Work/life balance del lavoro remoto
I lavoratori remoti che non si recano in ufficio hanno la necessità di evadere l’ambiente domestico e trovare luoghi adatti allo svolgimento di attività professionali come i coworking anche in zone che sono lontane da quelle appetibili agli investitori privati. Garantire la presenza di simili luoghi in aree cittadine considerate svantaggiate rappresenta una reale possibilità, un regalo al quartiere che vede aumentare una presenza di cittadinanza sana, socialmente attiva e la disponibilità di luoghi in cui le iniziative culturali possono fiorire, beneficiando del work/life balance del lavoro remoto, del cambiamento della domanda e della volontà di restituzione al territorio che contraddistingue tanti lavoratori remoti.
Il testo della proposta presentata è disponibile sul sito di Remote Workers.