A Trapani l’esempio di come dai resti della violenza può nascere qualcosa di bello

Strage Pizzolungo - Fonte_web - Focusicilia.it

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A Trapani il più bello degli esempi di come da una violenza inaudita possa venire fuori qualcosa che va ben oltre la rabbia. 

Un giorno un uomo ricco consegnò un cesto di spazzatura ad un uomo povero. L’uomo povero gli sorrise e se ne andò col cesto, poi lo svuotò, lo lavò e lo riempì di fiori bellissimi. Ritornò dall’uomo ricco e glielo diede. L’uomo ricco si stupì e gli disse: «Perché mi hai donato fiori bellissimi se io ti ho dato la spazzatura?». E l’uomo povero disse: «Ogni persona dà ciò che ha nel cuore»“.

Un esempio che a Trapani è stato preso alla lettera. Qui la memoria si fa arte, dal dolore più profondo arriva quello che è un vero e proprio messaggio di speranza, in una piazza che oggi profuma veramente di rinascita.

Tutto questo lo si deve semplicemente a un’opera che è in grado di raccontare quella che è la forza di una città, la sua capacità di trasformare il segno della violenza in un simbolo di consapevolezza, oltre che di bellezza. L’iniziativa di cui si parla nasce con l’intento di restituire dignità a una società che vive con una ferita che mai la lascia sola.

Un oggetto che per anni era rimasto tra i rottami, ora ha trovato una seconda vita.

L’opera che trasforma il dolore in memoria

L’installazione di cui si sta parlando si trova in piazza Vittorio Veneto, a Trapani, e porta la firma dell’artista Massimiliano Errera. Per ben 30 anni una vecchia Fiat 132 blindata era stata abbandonata, l’auto trasportava il giudice Carlo Palermo è stata recuperata e trasformata in una potente opera d’arte. Non un semplice restauro ma una trasformazione, il simbolo della vita che continua, della verità che resiste sempre.

L’artista ha spiegato di aver voluto mantenere l’auto “nuda e cruda, così com’era dopo l’attentato“, con la volontà di mostrare la brutalità e la violenza mafiosa. L’opera è stata inaugurata alla presenza del sindaco Giacomo Tranchida, della prefetta Daniela Lupo, e di Margherita Asta, figlia e sorella di tre vittime di quella tragica esplosione. Daniela Lupo ha sottolineato come la macchina deve essere considerata “un simbolo di memoria, affinché ciò che è accaduto non si ripeta più”.

Trapani - fonte_Ansa - Focusicilia.it
Trapani – fonte_Ansa – Focusicilia.it

Dalla strage di Pizzolungo al simbolo di speranza

Era il 2 aprile del 1985 quando si verificò la strage di Pizzolungo, una delle pagine più tragiche della storia di Trapani. Quel giorno, una carica di tritolo esplose sul lungomare, destinata al giudice Carlo Palermo, che in quel periodo indagava su intricati legami tra mafia, politica e traffici internazionali. La vettura di Barbara Rizzo ha fatto da scuso all’auto blindata del magistrato; lei, una giovane madre, stava accompagnando i suoi gemellini a scuola, ma i 3 morirono all’istante.

Da allora, quella macchina è rimasta tra i rifiuti, dimenticata, come se il tempo volesse seppellire anche il ricordo di quel dolore. Oggi, invece, Trapani ha scelto di restituirle una nuova vita, trasformandola in un monumento che non celebra la morte, ma la forza della memoria, “Quest’opera rappresenta tutto: la bruttezza di ciò che è accaduto e la speranza“, ha detto commossa Margherita Asta. “Sì, la ruggine c’è e ci sarà ancora, perché la verità sul perché dovesse morire Carlo Palermo non la conosciamo. Ma oggi vogliamo guardare alla speranza“.