Acqua, al Sud è sempre meno ma costa di più. I dati Arera sui costi in bolletta

InSicilia,come nel resto del Sud Italia,l’acqua è sempre di meno,ma si paga sempre di più: nel 2023 l’aumento deicosti in bolletta nel Mezzogiornoha sfiorato il 4%. Negli stessi mesi in cui esplodeva il problema della siccità, che oggi mette in ginocchio imprese, famiglie e intereamministrazioni costrette a razionare l’acqua.A dirlo è la relazione annuale dell’Arera, Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente.Sebbene i prezzi nell’Isola siano saliti meno che nel resto del Paese, la spesa media per famiglia rimane sopra la media nazionale. “Lavariazione media(rispetto all’anno precedente) dei corrispettivi applicati all’utenza nel 2023 risulta pari a più 4,56% con una certa eterogeneità a livello geografico: più 3,67% nell’areaSud e Isole,più 3,97% nelNord-Est,più 4,22% nelCentro,e a più 5,87% nelNord-Ovest“. In concreto, la spesa media per famiglia nelSude nelleIsolenel 2023 è di 367 euro per abitante, sopra la media nazionale di 345 euro/anno (2,30 euro permetro cubo consumato). La spesa è superiore a quella delNord-Ovest(254,5 euro/anno), ma inferiore a quella delCentro(421,8 euro/anno). Leggi anche –In Sicilia dighe vuote: come e quali. Cercasi acqua per salvare l’agricoltura L’Autorità di regolazione entra nel dettaglio dellevoci che compongono la bollettadell’acqua. Le stime sono effettuate tenendo in considerazione unafamiglia tipo di tre persone,con consumo annuo pari a150 metri cubi.Dall’analisi risulta che il “38,8% circa della spesa è imputabile alservizio di acquedotto,per il quale si spendono a livello nazionale 133,7 euro/anno”. Seguono i costi legati allagestione delle acque reflue. “Il 12% della spesa è attribuibile alservizio di fognatura(41,4 euro/anno) e il 29,5% a quello di depurazione (101,9 euro/anno)”. Un quota non trascurabile, infine, se ne va traspese fisse e imposte.In particolare, scrive Arera, “la quota fissa pesa per il 10,6% (36,6 euro/anno) e le imposte per il 9,1% (31,4 euro/anno)”. Si arriva così alla spesamedia di 345 euro l’annocalcolata dall’Autorità a livello nazionale, ma le voci possono oscillare in base allediverse situazioni territoriali.Anche tenendo conto degliinterventi da effettuare sulla rete idrica,che sono significativi in particolare nelMezzogiorno. Leggi anche –Siccità, la Sicilia ripensa ai dissalatori. Costi più bassi, ma non bastano A questo proposito, Arera dà conto degliinvestimenti sulle infrastrutture,basandosi sui dati forniti da130 gestoriche servono complessivamente quasi49 milioni di abitanti.Gli investimenti programmati “risultano, in termini pro capite, pari a 275 euro/abitante a livello nazionale”. Il dato più alto è quello delCentro, “con 337 euro/abitante per ilquadriennio 2020-2023“. Complessivamente laspesa per gli investimenti“ammonta complessivamente a 13,6 miliardi di euro per il quadriennio, passando da 2,5 miliardi di euro nel 2020, a 3,2 miliardi di euro nel 2021 e nel 2022 e a 4,6 miliardi di euro nel 2023”. Un dato, sottolinea l’Autorità, che “considera anche ladisponibilità di fondi pubblici“. Sul fronte della spesa, Arera riscontra “generali miglioramenti nella capacità di realizzazione degli investimenti programmati“, con un tasso di realizzazione che “a livello nazionale resta intorno al 100% convalori più bassi al Suddove scendono fino al 77%”. Un problema, quello dellamancata spesa dei fondi,che purtroppo non è nuovo nel Mezzogiorno. Leggi anche –Acqua, Sicilia quasi all’asciutto. Ok allo stato di emergenza da Roma A fronte di questi dati, secondo Arera, laqualità del servizio idricosta lentamente migliorando nel Paese. Dalleanalisi dell’Autoritàinfatti emerge “una lieve ma stabile crescita del numero di gestori per i quali viene svolta periodicamente dagli Enti di governo dell’ambito laricognizione dei dati infrastrutturali e di qualità“. Controlli che avvengono anche “le gestioni localizzate nell’area geografica del Sud e delle Isole”, sottolinea l’autorità. La precisazione è d’obbligo perché la situazione della rete èdiversa nelle varie zone del paese.Per quanto riguarda le perdite idriche, per esempio, “a livello nazionale ilvalore delle perdite idrichesi attesta in media a 17,9 m3/km/gg e al 41,8%, con valori più contenuti alNorde valori medi più elevati alCentroe nelSud e Isole“. Nella provincia di Catania, come spiegato daFocuSiciliain unprecedente approfondimento,le perdite raggiungono la quota del 75%. Un divario che riguarda anche le interruzioni di servizio,“fortemente condizionati da alcune situazioni critiche a livello territoriale”. Leggi anche –Siccità, guai in Sicilia: dighe vuote, laghi spariti, Comuni razionati A livello nazionale, si legge nel rapporto, “quasi il 60% della popolazione è servito da gestori che hanno garantito una buonacontinuità del servizio di erogazione,evidenziando una durata delle interruzioni inferiore alle tre ore/anno per utente”. Le maggiori difficoltà “sonolocalizzabili nell’area meridionale e insulare,dove è stato registrato un valore medio di interruzioni per utente all’anno pari a 227 ore mentre i valori risultanomediamente più bassi nel Nord Ovest e nel Nord Est(entrambi al di sotto dell’ora) e al Centro (29,4 ore/anno ad utente)”. Per quanto riguarda ilsistema fognario,“il dato medio sullafrequenza degli allagamenti e sversamenti da fognaturaè risultato pari a 5,0 ogni 100 km di rete fognaria”. Anche in questo caso si registra “un picco di 11 ogni 100 km nelSud e Isole)”. Quanto agliscaricatori di piena– gli impianti che hanno il compito diportare l’acqua piovana ai depuratori,particolarmenteimportanti per il ciclo idrico– “il 22% è risultato ancora da adeguare alla normativa vigente e il 7% è risultato non controllati”.