Acqua potabile, miraggio in molti Paesi. L’Ue vorrebbe usarla nelle docce dei lidi

Oltre770 milioni di personenel mondo vivono “senza accesso ai servizi di base di fornitura di acqua potabile”. Altri due miliardi hanno l’acqua potabile sulla carta,ma “contaminata da feci, con il rischio di contrarre colera, dissenteria, tifo e poliomielite”. Sono i dati delleNazioni unitediffusi in occasione dellaGiornata mondiale dell’acqua.La risorsa idrica è sempre più preziosa, eppure alcune norme sembrano favorire sprechi. È il caso della Direttiva europea 2184/2020 sulla qualità delle acque destinate al consumo umano, applicata dall’Italia con ilDecreto legislativo 18/2023.Il testo prevede“obblighi di punti di accesso”alle acque potabili in“aeroporti, stazioni, stabilimenti balneari”.Anche i lidi, insomma, sono obbligati all’allaccio all’acqua potabile, mentre fino a poco tempo fa potevano limitarsi adattingere dai pozzi artesiani.Secondo alcune interpretazioni, la norma comporterebbe l’utilizzo dell’acqua potabile anche in docce, lava-piedi e scarichi dei servizi igienici. Proprio mentrediverse aree del Paese soffrono la siccità,Sicilia in testa. Leggi anche –Siccità, sotto l’Etna tubi marci e perdite al 75%. Ipotesi rincari IlDlgs 18/2023sostituisce lavecchia normativa,risalente al 2001, regolando l’utilizzo delle acque per il consumo umano su più fronti. Si va dall’analisi chimica della risorsa idricaall’igiene dei materiali che entrano in contatto con essa, dalsistema di distribuzioneai controlli interni ed esterni alle aziende. Gli stabilimenti balneari non sono le uniche attività di“svago”interessate dalla norma. Negli allegati al Decreto, infatti, si sottolinea che le regole valgono anche per “campeggi, palestre e centri sportivi,fitness e benessere (Spa e wellness)”. Tali attività sono obbligate a dotarsi di un “piano di verifica igienicosanitaria(monitoraggio) dell’acqua destinata al consumo umano”, mentre è soltanto raccomandata l’adozione di un “piano di autocontrollo degli impianti idrici interni,relativamente a piombo e Legionella”. Per chi non si adegua, il Decreto prevede multe salate, che possono arrivare adecine di migliaia di euro.Per l’Isola, tuttavia, l’applicazione della legge nazionale nonè automatica.La norma, infatti, precisa che “sono fatte salve le competenze delleregioni a statuto specialee delleprovince autonome“. Leggi anche –Siccità, ‘Sicilia verso un clima desertico’. Il punto del Sias sull’piogge Ad alzare lebarricate contro la leggesono i rappresentanti dei balneari. “Si tratta di una direttiva assolutamente inutile, che se applicata creerebbeseri problemi alla categoria,oltre a promuovere uno spreco enorme della risorsa idrica”, spiega aFocuSiciliaIgnazio Ragusa,presidente dei balneari diConfcommercio Siciliae proprietario di uno stabilimento alla Plaia di Catania. Adeguarsi alla norma comporterebbe “spese per decine di migliaia di euro per i gestori,che ricadrebbero poi sull’utenza”, con il rischio di esaurire l’acqua potabile, “perché parliamo di unsettore che conta 30 mila attivitàin tutta Italia, con 100 mila addetti diretti e milioni di utenti ogni anno”. Alla base delle decisioni dell’Unione europea,secondo Ragusa, ci sarebbe unascarsa conoscenzadella situazione nel Sud del continente. “Forse in altri Paesi questi problemi non ci sono, ma qui in Sicilia e nel resto d’Italiala siccità è un problema.Sicuramente non è il caso disprecare l’acqua potabile per lavarsi le mani, i piedi o tirare lo sciacquonenei servizi igienici”. Leggi anche –Acqua in Sicilia: metà si perde nel nulla. Reti e fogne peggiori d’Italia Se l’obiettivo ètutelare la salute umana,osserva Ragusa, già lavecchia normativaoffriva garanzie sufficienti. “Chi estrae acqua da un pozzo artesiano deve avere le dovuteautorizzazioni da parte delle Autorità competenti.L’acqua va poi trattata, sottoposta alle valutazioni di un istituto chimico, che effettua delle analisi ogni 15 giorni, e rigorosamente segnalata come ‘non potabile’ attraversoappositi cartelli“. La norma, precisa il presidente deibalneari di Confcommercio Sicilia,era così stringente da prevedere di installare i pomelli dei rubinetti a una certa altezza. “In questo modo si evita che l’acqua non potabile possa essere bevuta dabambini che non sanno leggere“. Perché la legge sia applicata in Sicilia, conferma Ragusa, serve un passaggio dall’Assemblea regionale siciliana.“Mai come in questo caso l’autonomia sarebbe utile, dando al Legislatore la possibilità di valutare seapplicare o meno una legge dannosa.Sta all’intelligenza degli amministratori capirlo per evitare di mettere l’ennesimo cappio al collo per la categoriae l’ambiente”.