Il programma è sempre lo stesso: Aerolinee Siciliane vuole decollare da Comiso il 14 giugno. Per farlo avrà bisogno (tra le altre cose) dell’autorizzazione Enac e dei capitali versati dai soci. I promotori sperano di ottenere la prima a breve. L’entità dei secondi non sarà rivelata prima di aprile. Insomma, per un bel po’ non si saprà molto. Come ha spiegato in una conferenza stampa il vicepresidente del consiglio di sorveglianza Claudio Melchiorre, non c’è altra alternativa che “fidarsi”. Perché le cose, al momento, o non ci sono o (per questioni normative) non si possono dire. Sullo sfondo restano i rapporti con la Regione. Non c’è una trattativa, ma l’arrivo di una compagnia pubblica cambierebbe tutto: Aerolinee Siciliane, privata, “non può mettersi in competizione con chi ha una diretta influenza sulle tariffe aeroportuali”. Al momento, però, è fanta-trasporti. Ci sono altre cose da risolvere in fretta.
Si saprà poco fino ad aprile
L’obiettivo di Aerolinee Siciliane resta quello di raccogliere 10 milioni di euro da 5 mila soci. Melchiorre si spinge a dire che “saranno pochi rispetto a chi chiederà di entrare”, tanto da non escludere un’eventuale “ampliamento della base”. I numeri, al momento, non sono verificabili. Melchiorre parla di adesioni “importanti”. La società dichiara solo le cifre “realmente versate”, cioè quelle che ha materialmente in cassa dal momento della prima assemblea: 173 mila euro. La procedura di sottoscrizione è iniziata il 13 gennaio e fino al 20 marzo ci sarà la possibilità di aderire versando solo una parte di quanto promesso. Poi, entro il 20 aprile, i soci dovranno trasferire il proprio investimento. Prima di allora, non ci saranno numeri certi sul capitale a disposizione di Aerolinee Siciliane (e quindi sulla sua capacità di investire). L’ambizione sarebbe arrivare già ad aprile con i 10 milioni in cassa, ma non è un traguardo obbligatorio. Se ci fossero meno euro, si procederebbe con quelli a disposizione.
I dubbi sul decollo di giugno
Non ci sono certezze sul decollo il 14 giugno. Serve il Certificato di operatore aereo (Coa) che spetta all’Enac rilasciare. La richiesta sarebbe stata inviata alla fine di gennaio e richiede tre-sei mesi. La compagnia, per rispettare le date del primo volo, conta chiaramente di ottenerla “entro giugno”. Se non dovessero arrivare, si andrà oltre, modificando il calendario ma non lo schema attuale. Si dovrebbe volare con A320 da 180 posti, non acquistati ma in leasing, dalla Sicilia verso Roma, Bologna, Milano, Stoccarda (e non Francoforte come detto in un primo momento), Parigi, Londra e, “se le norme lo consentiranno”, Tunisi. A Comiso, come ha affermato Melchiorre, “c’è un’intesa con il sindaco” ma non è ancora stato sottoscritto un contratto per la sede operativa nell’aeroporto. La sede legale è a Catania e quella amministrativa a Caltagirone.
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Il dialogo (interrotto) con la Regione
Riassunto delle puntate precedenti: nel 2017, il progetto Aerolinee Siciliane prevedeva la partecipazione pubblica. Poi la Regione si era defilata. All’inizio di febbraio sembrava essersi riaperto un dialogo, con un incontro del 4 febbraio con l’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone. L’interlocuzione è stata interrotta da brusche dichiarazioni incrociate. La compagnia ha negato ogni trattativa e la Regione ha dichiarato di aver avviato propri canali per costruire un vettore pubblico. Melchiorre ha raccontato la sua versione. Ai vertici di Aerolinee Siciliane è arrivata una “richiesta di incontro” da parte di Falcone. L’assessore ha avuto un faccia a faccia con due manager della compagnia e “ha espresso interesse per l’iniziativa”, tanto da rimandare a un nuovo contatto “dopo una quindicina di giorni”. Dopo le indiscrezioni su una possibile apertura del capitale, Aerolinee Siciliane ha scelto di intervenire con un comunicato stampa per dire che non c’era alcuna trattativa. E la Regione ha risposto piccata, dicendo di volere una propria compagnia. Discorso chiuso? Non del tutto.
Apertura (obbligata) alla compagnia pubblica
Melchiorre ha spiegato che smentire la trattativa è stato un passo dovuto agli attuali azionisti. “Noi siamo vincolati al nostro statuto. Non possiamo dire ai nostri soci che qualcuno all’esterno vuole modificare qualcosa”. Tradotto: la partecipazione pubblica non è prevista. Questo non vuol dire che non potrebbe esserci: “Se l’amministrazione decidesse di intervenire, dovremmo chiedere ai nostri soci se sono d’accordo a farlo con una società pubblica regionale”. Il vicepresidente del consiglio di sorveglianza è scettico sul progetto di compagnia pubblica: “Crediamo non ci sia nulla di sostanziale”. Ma non può escludere un cambio di assetto futuro, che dovrebbe comunque essere approvato dall’assemblea. La ragione è semplice: Aerolinee Siciliane è un’impresa privata che mira a stare sul mercato e generare utili. Come tale, spiega Melchiorre, “non può mettersi in competizione con chi ha una diretta influenza sulle tariffe aeroportuali”. Cioè con la Regione. “Se il pubblico dovesse fare l’imprenditore, faremo le nostre valutazioni”.