L’aeroporto di Catania potrebbe diventare un “hub del Mediterraneo”, ovvero tra le prime infrastrutture strategiche nazionali. Lo prevede il nuovo piano di riassetto degli aeroporti italiani predisposto dall’Enac. Il documento, non ancora pubblico, è già pronto assicurano dall’Ente nazionale per l’aviazione civile, tanto che il presidente Pierluigi Di Palma ne ha già dato delle anticipazioni pubbliche, compresa quella di trasformare Catania nel punto di riferimento per i voli dell’area mediterranea. Tra qualche settimana finirà sul tavolo del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, Giovannini, o del suo successore, laddove vi fosse già un nuovo governo nazionale. Lo scalo etneo, che fa sistema con quello di Comiso come polo aeroportuale della Sicilia orientale, entrerebbe in competizione addirittura con Istanbul: secondo il progetto a Catania transiterebbero 30 mila passeggeri al giorno, per una movimentazione di 30 milioni di viaggiatori l’anno provenienti, tra l’altro, da Cina, Giappone, Corea e India, che attualmente usano la Turchia come scalo verso l’Europa occidentale. Fin qui, le notizie ufficiali. Ma perché il progetto si concretizzi, bisogna ovviamente potenziare le infrastrutture dei due aeroporti di Catania e Comiso. A cominciare dalla nuova pista di cui si parla ormai da almeno vent’anni.
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Il master plan di Sac che guarda al 2030
La Sac, la società di gestione dello scalo etneo, ha presentato all’Enac il suo master plan con un orizzonte temporale che guarda al 2030. Si tratta di uno strumento che individua tutti gli interventi di adeguamento e potenziamento dello scalo, tenendo conto delle prospettive di sviluppo dell’aeroporto, delle infrastrutture, delle condizioni di accessibilità e dei vincoli imposti sul territorio. Per Catania le risorse finanziarie necessarie stimate ammontano a quasi 600 milioni di euro (secondo quanto riporta Enac) e la fase attuale è “procedure di Via (Valutazione di impatto ambientale) in corso”, con istruttoria ultimata e approvazione Enac ottenuta. Dopo l’acquisto di Comiso nel 2019, gli interventi di riqualificazione della viabilità e dei parcheggi di Catania del 2020, la nuova fermata ferroviaria, in sostituzione di quella provvisoria attualmente in esercizio e inaugurata a dicembre 2020, la riqualificazione della via di rullaggio e dopo aver toccato 10,2 milioni di passeggeri annui nel 2019, Catania è al momento il quarto scalo italiano con 6.113.330 passeggeri nel 2021, dopo Fiumicino, Malpensa e Orio al Serio ed è il primo in Italia per traffico nazionale con 4,6 milioni di passeggeri nel 2021.

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Obiettivo: 14 milioni di passeggeri dal 2030
Il nuovo master plan ha una previsione di 14 milioni di passeggeri annui al 2030, da “reggere” almeno fino al 2040. Perché questo possa avvenire serve innanzitutto una pista più grande, a Sud, realizzabile solo dopo l’interramento dei binari ferroviari che attualmente lambiscono l’aeroporto. Il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) ha previsto 225 milioni di euro con cui Rfi interrerà la linea Acquicella-Bicocca, nel tratto che interferisce con la nuova pista. Ma lo stesso Pnrr non prevede fondi per opere aeroportuali, salvo rinegoziazioni, né la Sac può intervenire unicamente con le proprie risorse. Oltre alla nuova pista (da mettere in esercizio entro il 2029), nel nuovo masterplan c’è l’espansione del terminal passeggeri (tra il 2025 e il 2030), con una nuova sala imbarchi per una superficie di complessivi 2.800 metri quadri, ricavata dalla demolizione della vecchia aerostazione, oltre ad altri interventi per riorganizzare accessibilità e sosta. Determinanti per la fruizione completa dell’aeroporto, come ribadito ieri dall’amministratore delegato Nico Torrisi e dal responsabile Marketing dello scalo Francesco D’Amico, intervistato da FocuSicilia, sono anche le opere esterne a Sac, come la metropolitana fino all’aerostazione e, per il funzionamento del sistema Comiso-Catania, il raddoppio della Ragusa-Catania, al momento in dirittura d’appalto dopo l’aggiornamento del progetto secondo i nuovi prezzi.
