Al Sud i laureati 30-34enni hanno un tasso di occupazione 20 punti più basso rispetto al Nord. La percentuale è del 69,9 nel Mezzogiorno, contro l’89,2 per cento del Nord. Il dato viene da Istat, e riguarda l’anno 2022. Il divario territoriale riguarda anche la percentuale di laureati totale tra i trentenni (il 21,6 per cento al Sud contro 29,6 per cento del Nord), e si inserisce in un contesto nazionale che ha invece offerto lo scorso anno risultati positivi. Nel 2022, fra gli under 35 con titolo conseguito da almeno un anno e non oltre tre, è infatti cresciuto in tutto il Paese il tasso di occupazione: il 56,5 per cento tra i diplomati e 74,6 per cento tra i laureati. Ovvero, rispettivamente, più 6,6 e più 7,1 punti sul 2021. E per i laureati il valore supera di 4 punti il livello raggiunto prima della crisi economica internazionale del 2008.
Le donne sono più istruite, ma sono meno occupate
In Italia, tra i 25-34enni, più di una donna su tre (35,5 per cento) e meno di un uomo su quattro (23,1 per cento) possiede un titolo terziario. In generale, le donne in Italia sono più istruite degli uomini: il 65,7 per cento delle 25-64enni ha almeno un diploma (60,3 per cento tra gli uomini) e le laureate arrivano al 23,5 per cento (17,1 per cento tra gli uomini). Le differenze di genere sono in aumento e risultano più marcate di quelle osservate nella media Ue, dove le donne tra 25 e 34 anni laureate sono pari al 47,6 per cento e gli uomini il 36,5 per cento. Il vantaggio femminile nell’istruzione non si traduce però in un vantaggio lavorativo. Il tasso di occupazione femminile è molto più basso di quello maschile: 57,3 per cento contro il 78 per cento. E il divario di genere è in aumento nel 2022. I differenziali occupazionali si riducono al crescere del livello di istruzione (32,5 punti percentuali per i titoli bassi, 21 per i medi e 7,7 punti per gli alti), per effetto dell’aumento dei tassi di occupazione femminili più marcato di quello maschile: il tasso di occupazione tra le laureate è di 18,4 punti superiore a quello delle diplomate (soli 5,1 punti tra gli uomini). Tra le diplomate è di 25,8 punti più elevato di quello tra le donne con al massimo la licenza media inferiore (14,3 punti tra gli uomini). Tra le donne anche le differenze con la media europea si riducono all’aumentare del livello di istruzione: per le laureate, il tasso di occupazione è inferiore di 4,7 punti alla media Ue27, differenza pari a circa la metà di quella che si osserva per i titoli di studio medio-bassi

Al Sud molti meno laureati che al Nord
Il divario con l’Europa nella quota di laureati diventa ancora più marcato tra i giovani adulti di cittadinanza straniera: 12 per cento in Italia e 35 per cento nella media Ue. Anche il divario territoriale a sfavore del Sud è molto marcato: è laureato meno di un giovane su quattro (23,9 per cento), contro oltre tre giovani su 10 nel Centro e nel Nord (34,5 per cento e 31,2 per cento). Il background familiare condiziona fortemente la possibilità che un giovane raggiunga un titolo terziario. Nelle famiglie con almeno un genitore laureato, la quota di figli 25-34enni che hanno conseguito un titolo terziario è pari al 67,6 per cento, se almeno un genitore è diplomato cala al 39,1 per cento e scende al 12,3 per cento quando i genitori possiedono al più un titolo secondario inferiore. L’associazione tra contesto familiare e titolo di studio è meno stretta per le giovani donne. La quota delle ragazze con titolo terziario nelle famiglie con elevato livello di istruzione è infatti oltre quattro volte superiore a quella registrata nelle famiglie con bassi livelli di istruzione, mentre tra i loro coetanei maschi la differenza sale a oltre sette volte. In sintesi: se i genitori hanno un basso livello di istruzione, un giovane su quattro abbandona precocemente gli studi e uno su 10 raggiunge il titolo terziario. Con almeno un genitore laureato, le quote sono, rispettivamente, meno di tre su 100 e circa sette su 10.
Le altre distanze con l’Europa
Secondo Istat restano molte distanze con il resto d’Europa, dove la media d’occupazione dei 30-34enni laureati è dell’89,3 per cento, superiore anche a quella del Nord Italia (89,2), contro l’83,3 per cento medio in Italia. Questo nonostante nel 2022 in Italia la quota di giovani adulti in possesso di un titolo di studio terziario sia leggermente cresciuta, fermandosi al 27,4 per cento tra i 30 e i 34 anni e al 29,2 per cento tra i 25 e i 34 anni. Ma resta decisamente lontana dagli obiettivi europei (40 per cento e 45 per cento, rispettivamente). In particolare, tra i giovani 25-34enni, il valore italiano è decisamente inferiore alla media europea (42,0 per cento nell’Ue27) e molto al di sotto dei valori di altri paesi (50,4 per cento Francia, 50,5 per cento Spagna e 37,1 per cento Germania).
Secondo lo studio di Istat questa distanza nel numero di laureati e nel tasso d’occupazione medio rispetto agli altri Paesi europei trova ragione anche nella limitata disponibilità, in Italia, di corsi terziari di ciclo breve professionalizzanti, erogati dagli Istituti Tecnici Superiori, che in altri Paesi europei forniscono una quota importante dei titoli terziari conseguiti: con riferimento alla classe di età 25-34, in Spagna rappresentano quasi un terzo dei titoli terziari (30,2 per cento), in Francia un quarto (24,3 per cento), un decimo (10,9 per cento) nella media dei 22 paesi europei membri Ocse e il 16,4 per cento nella media dei paesi Ocse.