Si contano i danni e si punta il dito contro la mancata manutenzione pubblica del territorio. Si salva il salvabile e si fa notare, in un misto di rabbia e rassegnazione, che le zone inondate sono le stesse dell’alluvione del 2018. Una fotocopia tragica che ha in bilancio, oltre a danni e devastazioni, anche la la morte di due persone. Nella Piana di Catania i produttori di agrumi cercano di tornare a un minimo livello di operatività dopo i danni dell’alluvione di fine ottobre. In molti, oltre a ribadire le responsabilità del passato e del presente, guardano al futuro. Sguardo di preoccupazione e di consapevolezza che certi tipi di fenomeni sembrano destinati a intensificarsi a causa dei cambiamenti climatici.
Esattamente come nell’alluvione del 2018
“Molti danni si sono verificati negli stessi punti critici già toccati dall’alluvione del 2018”, dice l’agronomo Carmelo Asero. Il professionista opera di solito sul territorio adesso inondato e insiste: “In diverse zone le esondazioni sono avvenute esattamente dove si erano verificate tre anni fa”. Una considerazione che porta a una conclusione: “Evidentemente si è fatto poco o niente in questi tre anni per la manutenzione dei corsi d’acqua. La cura del territorio è fondamentale, lo sappiamo bene”. Asero ritiene che, vista anche la deludente esperienza con le pratiche di risarcimento dei danni provocati dall’evento del 2018, adesso ci sia bisogno di altro. “Gli agricoltori più che risarcimenti vorrebbero lavorare in sicurezza”, e questo significa proprio attenzione ai torrenti e ai fiumi, perché ci si aspetta che questo tipo di eventi diventino “sempre più frequenti”.
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Cabina di regia con le Università
Toni simili anche da parte di Giuseppe Di Silvestro, presidente Cia Sicilia Orientale e della OP (organizzazione produttori) Rossa di Sicilia con sede a Caltagirone: “La solidarietà non basta, serve la sicurezza o l’agricoltura in questa zona è destinata a morire”. I ristori ci devono essere, chiarisce Di Silvestro, ma “senza una politica seria di gestione del territorio i coltivatori non investiranno più in queste zone, non reimpianteranno gli agrumeti trascinati dalla piena. Prevarrà la paura di perdere tutto di nuovo”. Anche secondo il presidente Cia la recente alluvione “è la ripetizione del 2018”. L’accusa di incuria alle istituzioni pubbliche va molto indietro negli anni: “Da quarant’anni non si ripuliscono i letti di fiumi e torrenti, così il livello si è alzato e l’acqua rompe gli argini”. Di Silvestro, da dirigente dell’organizzazione degli agricoltori si rivolge alla Regione: “Abbiamo chiesto l’istituzione di una cabina di regia con esperti delle Università. In Sicilia abbiamo le professionalità per fare validi progetti strutturali. Spero che il governo regionale e le forze politiche ci ascoltino”. Altrimenti, secondo Di Silvestro, “i progetti faranno la fine di quelli presentati per il Pnrr e bocciati in blocco. Non possiamo sbagliare ancora o diventeremo davvero ridicoli”.
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Un questionario per i danni
Per avere una stima dei danni bisognerà ancora aspettare alcuni giorni, forse settimane, dice Elena Albertini, vicepresidente del Consorzio di tutela arancia rossa di Sicilia Igp: “I danni sono di varia natura. Ci sono danni al frutto, aziende interamente sommerse, danni a infrastrutture come impianti di irrigazione, stradelle e fossi. Alcuni agrumeti potranno essere recuperati, altri invece sono persi”. Alcune malattie si manifesteranno col passare del tempo, come il marciume delle radici degli alberi, immerse per troppo tempo nel terreno argilloso diventato fango. Per cercare di avere una fotografia quanto più precisa possibile dei danni, dice Albertini, il Consorzio “ha inviato un questionario a tutti gli associati”, circa 500 in tutto tra produttori, confezionatori e altri soggetti che fanno parte della filiera produttiva. Elena Albertini, agronomo e produttrice di arancia rossa Igp, è convinta della necessità di intervenire con una seria pianificazione e programmazione delle opere necessarie alla gestione razionale dei corsi d’acqua. Infine, sottolinea il ruolo cruciale degli agricoltori “custodi del territorio” e lancia un messaggio rassicurante: malgrado tutto, “l’arancia rossa Igp non mancherà dagli scaffali dei supermercati e dalle tavole degli italiani. Il frutto c’è ed è di ottima qualità”.
Fondamentale istituire una Autorità di Sistema che va oltre il Commissariamento dei Consorzi di Bonifica gestiti da una progettualità politicamente bocciata nella forma e nei contenuti da esperti non qualificati da un PNRR per una perdita di 750 milioni di euro