Alluvioni, è corsa contro il tempo. Progetti per bacini filtranti sull’Etna

Alluvioni, è corsa contro il tempo. Progetti per bacini filtranti sull’Etna

Quattro settimane di inferno sotto l’acqua tra alluvioni, frane, inondazioni, trombe d’aria, cicloni, e perfino quattro morti sembrano avere scosso il torpore di cittadini e istituzioni, adesso impegnati in uno sforzo per trovare e realizzare velocemente progetti per la mitigazione del rischio idrogeologico e idraulico. Le iniziative e i tavoli tecnici si susseguono in una corsa contro il tempo, e anche nei paesi dell’Etna a monte di Catania si cercano soluzioni per evitare i fiumi impetuosi che si riversano a valle. Sembra che tutti gli attori della vita sociale, a partire dai cittadini, siano naturalmente portati a sottovalutare i problemi quando non immediatamente impattanti sulla vita quotidiana e sull’economia. Così in Sicilia,dimenticati o quasi gli incendi devastantidella scorsa estate, sindaci e sindacati, imprenditori e associazioni sono mobilitati con eventi e dichiarazioni che hanno l’obiettivo di salvaguardare il territorio e rendere le strutture resilienti in tempi di cambiamenti climatici. Iproblemi sono tanti, e tanto tempo si è perso negli anni e nei decenni passati. Anche adesso, quando si cerca di fare opere utili le difficoltà non mancano. Abbiamo parlato di recente deiprogetti innovativi del comune di Valverde. Nei giorni scorsi altri sindaci si sono riuniti in autoconvocazione per affrontare il problema della captazione e smaltimento delle acque piovane, condividendo idee e progetti magari dimenticati da anni nei cassetti o bloccati dalla burocrazia, alla ricerca di soluzioni rapide e di finanziamenti. Si tratta dei sindaci di Pedara, Trecastagni e San Giovanni La Punta, paesi collinari a nord di Catania. I tre primi cittadini si sono riuniti per coordinare gli interventi in modo da garantirne l’efficacia e attrarre l’attenzione della Regione per ottenere sostegno e fondi. Alla riunione infatti ha partecipato anche un tecnico della struttura commissariale contro il dissesto idrogeologico, politicamente guidata dal presidente della Regione e diretta da Maurizio Croce. Una struttura che negli anni recenti, ha rivendicato Musumeci, ha realizzato tante opere in Sicilia impiegando 421 milioni di euro e “pulito 87 fiumi che non vedevano un escavatore da 40 anni”. Leggi anche –Alluvione a Catania: “Il canale di gronda c’è già”. Intervista a Tuccio D’Urso Il comune più avanti dei tre è quello di San Giovanni La Punta. “Siamo vicini al progetto esecutivo – dice il sindaco Nino Bellia – abbiamo un finanziamento di 1,3 milioni e speriamo di espletare la gara entro metà del 2022 e poi finire i lavori entro l’anno prossimo”. Lavori importanti, che riguardano la realizzazione di un tratto di condotta delle acque bianche che arrivano da monte e di una “vasca di espandimento” in cui convogliarle per evitare che continuino la corsa verso valle. La vasca, spiega Bellia, è formata da tre camere: “Accumulo, sedimentazione e smaltimento”. L’aspetto più interessante dal punto di vista ambientale è lo smaltimento, che non avverrà in qualche grande canale di gronda, per altro al momento non esistente, ma filtrerà in modo naturale nel terreno lavico opportunamente preparato e sarà immessa nel sottosuolo. Il sindaco parla anche del valore strategico della collaborazione con gli altri comuni: “La sinergia porta a lavori coordinati, sicuramente più efficaci rispetto a singoli lavori limitati a un territorio”. Bellia confida molto nella struttura guidata da Croce: “Abbiamo riesumato vecchi progetti che risalgono anche agli anni ’90 e con tanta fatica li stiamo aggiornando e sottoponendo all’ufficio contro il dissesto idrogeologico. Anche loro stanno correndo, il loro impulso sta rimettendo in moto una macchina ferma da anni, impantanata”. Leggi anche –Alluvione a Catania, Fillea: “Canale di gronda atteso da 25 anni” Alfio Cristaudo, sindaco di Pedara, invece ha parlato delle criticità del proprio territorio: “Abbiamo una vasca di espandimento nella zona di monte Troina, ma abbiamo anche una condotta realizzata da anni e non utilizzata perché senza sbocco”. Naturalmente la priorità esposta da Cristaudo è quella di completare il lavoro e fare in modo da utilizzare la conduttura bloccata”. Un anello importante nella catena di opere che mira a togliere l’acqua in eccesso dalle strade di questo versante dell’Etna. Leggi anche –Alluvioni in Sicilia: in sette anni 700 milioni di danni. Risarciti solo 80 Anche a Trecastagni esiste già una grande vasca di espandimento al confine con il territorio di San Giovanni La Punta. Anche in questo caso l’acqua raccolta viene poi smaltita nel sottosuolo, ma il sindaco Giuseppe Messina è preoccupato: “Mancano le condutture per convogliare l’acqua nella vasca o sono otturate, come sono otturate molte caditoie. In questo la cenere vulcanica costituisce un grave problema, per noi e per tanti altri centri abitati dell’Etna”. La preoccupazione principale del sindaco però riguarda l’aspetto finanziario: “Il nostro progetto ammonta a circa 2,4 milioni, ma noi siamo in difficoltà. Parliamo di progetti di dieci e più anni fa, da aggiornare. Servono circa 100 mila euro per la progettazione esecutiva, fondi che non abbiamo”. Messina quindi fa appello alla Regione, perché “paghi le spese per l’aggiornamento del progetto. Noi, come quasi tutti i comuni siciliani,siamo senza soldie anche senza bilancio approvato”. Un ente in ginocchio in un territorio estremamente urbanizzato e cementificato. “La quantità di acqua che si riversa sulle strade è enormemente aumentata a causa delle nuove costruzioni, di nuovo cemento, di nuovi tetti che riversano acqua sulle strade. Basti dire che negli ultimi 12 anni la popolazione di Trecastagni è aumentata di migliaia di abitanti”.