Settecentotrentatré milioni di euro di danni dal 2013 al 2019. Questo il bilancio della Protezione civile sull’effetto di alluvioni e frane in Sicilia. Una media di oltre cento milioni l’anno a fronte della quale sono stati emessi risarcimenti da parte dello Stato per 80 milioni e 495 mila euro. Ovvero, poco meno dell’11 per cento del totale. Il dato, contenuto in uno studio di Greenpeace denominato “Quanto costa all’Italia la crisi climatica?”, incrocia i dati disponibili in tutta Italia provenienti oltre che dalla Protezione civile anche da Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. E la Sicilia, nel panorama nazionale, non è fra le peggiori.
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Nove comuni su dieci a rischio alluvioni
Dai dati presenti nello studio dell’associazione ambientalista si evince infatti come nove comuni su dieci in Italia siano soggetti in tutto o in parte del proprio territorio a frane ed alluvioni. In termini di territorio sono circa 49 mila chilometri quadrati, ovvero il 16,2 per cento dell’intera superficie nazionale, con una popolazione interessata al fenomeno di oltre 6 milioni. In termini numerici nei sette anni considerati dallo studio si tratta di oltre venti miliardi complessivi di euro di danni, e in una classifica in negativo la Sicilia non risulta nemmeno tra le prime dieci regioni: i suoi oltre 700 milioni di euro rappresentano solo il 3,6 per cento del totale. Un dato ben distante dagli oltre 2 miliardi e 400 milioni dell’Emilia Romagna, seguita dalla Campania e Toscana a quota un miliardo e 800 milioni di euro. L’elenco prosegue con Abruzzo, liguria, Veneto, Marche e Piemonte tutte oltre quota un miliardo di euro di danni, con la Sicilia dodicesima preceduta anche da Calabria e Lazio. Altri fenomeni, come gli incendi e siccità, non sono contemplati nello studio in quanto la cui conta dei danni, secondo quanto riportato da Greenpeace è più complessa in quanto non scatta automaticamente uno stato di emergenza, restando “sotto traccia”.
Tra le prime regioni per rimborsi
La Sicilia dati alla mano, sembra anche una delle Regioni meglio finanziate da parte dello Stato: gli 80 milioni di risarcimenti ricevuto ne fanno una delle quattro sole aree del Paese ad aver ricevuto rimborsi superiori al 10 per cento, il 10,97 per la precisione. Meglio solo PIemonte, che in questi anni ha avuto coperti il 12,5 per cento dei danni con 159 milioni di euro, e la Toscana che ha ricevuto 230 milioni pari al 12,78 per cento. La Basilicata ha ricevuto meno della Sicilia, circa 55 milioni, pari al 11,44 per cento, mentre l’unica regione ad avvicinarsi al 50 per cento di rimborsi è la Valle D’Aosta con il 49,33 per cento. Come sottolinea lo studio, la situazione non è migliorabile per motivi soprattutto burocratici: le Regioni non hanno a disposizioine risorse sufficienti per arrivare a risarcimenti più corposi, e gran parte dei risarcimenti, quando possibili, sono delegati allo Stato.
Il problema delle costose assicurazioni private
La differenza, però, potrebbero farla le assicurazioni private alle abitazioni: al 2020 solo il 4,5 per cento è assicurato contro il rischio generico di catastrofi, e solo lo 0,8 per cento per il rischio alluvioni. Una problematica che dipende, secondo Greenpeace, soprattutto dagli oneri connessi al rischio sismico, presente in buona parte della Penisola, che fa lievitare il costo. L’associazione ambientalista cita a riguardo Ania, l’Associazione delle imprese assicuratrici, che propone come soluzione “una assicurazione obbligatoria che garantisca un prezzo calmierato e controllato dallo Stato”. In pratica si tratterebbe di poter assicurare la propria abitazione, esattamente come si fa in altre nazioni europee come Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Svizzera, con un importo che Ania sostiene essere “esiguo”, a fronte delle centinaia di euro mensili attualmente necessari in gran parte del territorio italiano.

La spesa in prevenzione è bassa in tutta Italia
L’altro fronte sul quale si concentra lo studio è quello della prevenzione: a fronte degli oltre 20 miliardi di danni accertati da alluvioni e frane, solo due sono stati spesi per progetti e interventi. Un fronte sul quale Greenpeace sottolinea, ancora una volta, come gli interventi di messa in sicurezza siano in media anche lenti, con una durata media di attuazione di cinque anni, e con un dieci per cento che supera i dieci. E, in una classifica delle Regioni con più interventi e risorse, la Sicilia è nuovamente tra quelle con maggiori risorse: sono state dal 2013 al 2019 158 milioni, ovvero il 7,6 per cento del totale nazionale. La Sicilia in questa ulteriore classifica preceduta dalla Liguria, che ha ricevuto il 16 per cento delle risorse nazionali ovvero 338 milioni, dalla Toscana (198 milioni), dalla Lombardia (188 milioni) e dall’Emilia Romagna (159 milioni). Un conteggio che, apparentemente, favorisce l’Isola su altre regioni più colpite, basta vedere i dati relativi all’intensità dei fenomeni catastrofici: nel solo 2019 in Sicilia sono stati 8, aumentati a 9 nel solo 2020. Dati che fanno della Sicilia una delle Regioni a pià alto rischio, insieme ad Emilia-Romagna (14 fenomeni estremi nel 2019), a Toscana (9 fenomeni) e Piemonte (8). E la situazione, sottolinea Greenpeace, non sembra poter cambiare nemmeno con l’arrivo di oltre 8 miliardi di euro all’interno del Pnrr.
Scusa sarebbe meglio mettere l numero di alluvioni nella mappa tematica, per il resto un buon articolo