È il settore delle utility ovvero dei servizi dipubblica utilità in tema ambientale, idrico ed energeticola chiave per ilrilancio dell’economia delle regioni del Mezzogiorno. “Il sistema delle imprese dei servizi di pubblica utilità, in sostanza, riveste una posizione centrale rispetto ai temi dellacrescita economica, dell’accessibilità ai diritti essenziali, del cambiamento climatico e dell’autonomia strategica sulle forniture energetiche“. È l’analisi del Rapporto Sud diUtilitaliaeSvimez,che valuta gli impatti economici e occupazionali del settore delle utility nelle regioni del Mezzogiorno. Insomma occorre rimboccarsi le maniche per affrontare lesfide ambientali, idrauliche ed energeticheche ci attendono. Sfide importanti per la salvaguardia del territorio, del benessere e della sicurezza dei cittadini, ma anche sfide di efficienza per la pubblica amministrazione. Parliamo disiccità, desertificazione, energia pulita, ciclo dei rifiuti, approvvigionamento idrico.Sfide che stiamo già affrontando.E nel settore delle utility energetiche rinnovabili il Mezzogiorno d’Italia ricopre già un ruolo da protagonista. Segno che le competenze e le potenzialità per il rilancio dell’economia del Mezzogiorno attraverso il settore delle utility ci sono. Quanto fatto però non basta. Sono i dati che dicono che l’economia del Mezzogiorno arranca. E allora, secondo Svimez e Utilitaria,serve fare squadra. “Per superare dunque le criticità residue, promuovendo lo sviluppo industriale, un esempio positivo è dato dalle reti d’impresa”. Leggi anche –Defr 2025/2027, via libera dall’Ars: in Sicilia Pil in crescita dello 0,7% nel 2024 La dimensione economica delle utility meridionali nel 2023 è di 11,5 mld di euro, circa il 24% del valore aggiunto realizzato dall’intero comparto italiano.Se consideriamo anche le aziende della filiera si sale a circa 16,1 miliardi: pari al 4,7% del PIL del Mezzogiorno. Rispetto alle altre filiere, al Sud, quella delle utility ha una marcata vocazione industriale: le imprese estrattive e manifatturiere realizzano infatti oltre il 52% del valore aggiunto complessivo. “Il Sud Italia, del resto, – si legge ancora nel Rapporto Sud – ha il maggiore potenziale su scala nazionale di produzione da fonti rinnovabili (eolico e solare).Oggi gioca un ruolo decisivo nel settore fotovoltaico, contribuendo per circa il 35% della capacità totale installata, che è in crescita in tutte le regioni del Sud. Per raggiungere i target del Fit for 55, la capacità fotovoltaica addizionale (53,6 GW) prevista entro il 2030 si concentrerà per il 61% nel Mezzogiorno”. Leggi anche –Rinnovabili, la Sicilia nel “pentagono” della filiera di produzione Se in alcuni settori si fa abbastanza bene in altri c’è da tanto da migliorare. Prendiamo i rifiuti ad esempio. “Il Sud Italia sconta ancora un importante gap dal punto di vista impiantistico, per cui èdifficile chiudere il ciclo ed evitare l’exportverso altre regioni o l’estero nonché il conferimento indiscarica“. Risultato? Costi alti e rifiuti spesso in strada per infiniti problemi alle discariche, pure sature. Per centrare i target europei al 2035 sull’economia circolare, in tema dirifiuti indifferenziati, principalmente concentrato nelle regioni centro-meridionali, è stimato da Utilitalia in 2,5 milioni di tonnellate. Il governatore della Sicilia Renato Schifani punta suglitermovalorizzatori. Meglio va per il ciclo deirifiuti organici,“grazie ai numerosi impianti recentemente attivati o in costruzione, grazie anche ai finanziamenti delPNRR“. “L’introduzione di meccanismi strutturali come i Certificati di Efficienza Economica Circolare, ma anche di una chiara e incisiva normativa sul fine vita dei rifiuti, incoraggerebbero l’innovazione del settore e ridarebbero slancio all’economia circolare al Sud”. Leggi anche –Economia circolare, ok all’impianto di biodigestione anaerobica a Bellolampo Altra grande criticità riguarda il sistema infrastrutturale idrico. La siccità sembra ormai un problema atavico, che nessuno è capace di risolvere. “Sono ancora troppe le gestioni in capo agli enti locali nelle regioni del Sud Italia che, con unabassissima capacità di investimento(appena 11 euro per abitante nel 2022, contro una media nazionale di 70 euro), non consentono una rapida attuazione degli interventi necessari”. Lo scrivono chiaramente da Svimez e Utilitalia:occorre intervenire sia a livello di gestione che di infrastrutture. Anche questo è un’utility, un settore di pubblica utilità, fondamentale per il rilancio economico del Mezzogiorno. E allora nel Rapporto si incoraggiano interventi per ridurre le perdite nella rete, la manutenzione degli invasi nonché puntare sulla differenziazione degli approvvigionamenti. Bene anche la realizzazione di impianti didissalazionee il riutilizzo delle acque reflue depurate. Leggi anche –Sicilia: pioggia allaga strade e aeroporti. Siccità superata? No, dighe quasi vuote Serve fare meglio e allora serve fare sistema. Un primo passo in questa direzione è stato fatto lo scorso luglio. “Nove utilities del Mezzogiorno hanno firmato il Contratto di Rete che ha costituito laRete Sud. L’obiettivo è “fare squadra per migliorare i servizi offerti ai cittadini e affrontare congiuntamente le principali sfide operative, finanziarie e regolatorie del momento”. Fa parte della rete ancheAMG Energia,utility di Palermo. “Una scommessa di carattere organizzativo e politico in cui crediamo molto per la creazione di nuove alleanze e inedite sinergie”, sottolinea il presidente Francesco Scoma. “Emerge l’assoluta necessità di superare, attraverso forme di sinergia, un’atavica frammentazione: aspetto che sperimentiamo particolarmente aPalermo, territorio di circa un milione di abitanti, dotato di una pluralità di aziende partecipate che potrebbero comunicare e collaborare più efficacemente in ottica multiutility e secondo modelli già sviluppati in altre città italiane”.
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