Tra Roma e Palermo finisce a carte bollate, di nuovo. Motivo del contendere, stavolta, la sanatoria degli abusi nelle aree a vincolo relativo, varata nei mesi scorsi dal governo Musumeci. Nell’ultimo consiglio dei Ministri l’esecutivo ha bocciato la legge regionale 19 del 2021, che dichiara ammissibili “le istanze per la regolarizzazione delle opere realizzate nelle aree soggette a vincoli che non comportino inedificabilità assoluta”. Non un semplice condono ma “una risposta attesa da centinaia di migliaia di cittadini”, dice a FocuSicilia l’assessore regionale al Territorio Totò Cordaro. Che vede lo zampino della politica nazionle nella decisione, “essendo i ministeri preposti guidati da Movimento cinque stelle e Partito democratico”. L’assessore non esclude di resistere all’impugnativa davanti alla Corte Costituzionale. Una scelta che non preoccupa il presidente regionale di Legambiente Leonardo Zanna. “Hanno fatto una figuraccia. Decidano se farne un’altra”.
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Le contestazioni del governo
Sotto la lente del governo, si legge in una nota del Consiglio dei Ministri, sono finite “talune disposizioni in materia di condono edilizio” contenute nella legge regionale, che a detta dell’esecutivo “si pongono in contrasto con la normativa statale e con le norme di grande riforma economico-sociale in materia di tutela del paesaggio”. In particolare Roma contesta la violazione dell’articolo tre della Costituzione, relativamente all’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, e il secondo comma dell’articolo 117, che attribuisce allo Stato legislazione esclusiva su “giurisdizione e norme processuali, ordinamento civile e penale, giustizia amministrativa”. Rilievi molto generali, in attesa della scrittura del ricorso da parte dell’Avvocatura dello Stato, che porterà la questione di fronte alla Corte Costituzionale. “Valuteremo il merito dell’impugnativa, che ancora non abbiamo letto, e nelle prossime settimane decideremo se resistere”, dice l’assessore Cordaro.
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La difesa dell’assessore Cordaro
Il responsabile regionale del Territorio rivendica il lavoro svolto. “Il governo Crocetta voleva risolvere il problema per decreto. Noi ci siamo presi la responsabilità di scrivere una legge, facendola precedere da un’intensa attività consultiva”. Il testo, sottolinea Cordaro, è frutto di un confronto serrato in sede di Commissione urbanistica all’Assemblea regionale siciliana. “Abbiamo ascoltato tutti gli ordini professionali coinvolti nella materia, dagli architetti agli agronomi, dagli ingegneri ai geometri. Abbiamo sentito i rappresentanti degli atenei siciliani. Tutti, e dico tutti, hanno convenuto sulla bontà del nostro prodotto legislativo”. Un giudizio confermato anche dalla commissione legislativa e dal servizio parlamentare dell’Ars, precisa l’assessore. “Per questo siamo convinti della bontà del nostro lavoro. E soprattutto del fatto che questa legge servisse a sanare un silenzio ventennale del governo nazionale”.
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Il ruolo della politica
Per Cordaro, infatti, l’esecutivo non è esente da responsabilità. “Il governo per un verso blocca la legislazione regionale, per un altro non dà l’interpretazione autentica della norma, pur rivendicandone la competenza”. Il risultato è l’incertezza dei cittadini, “lasciati senza risposte per anni”. L’assessore non si limita a denunciare i ritardi. “L’ho detto, per me l’impugnativa ha il sapore di una suggestione politica. Parliamo di due ministeri, quello della Transizione ecologica e quello della Cultura, gestiti dai Cinque stelle e dal Pd”. Ufficialmente a portare la proposta di impugnativa in Consiglio dei Ministri è stata Mariastella Gelmini, esponente di Forza Italia. “Non mi riferisco minimamente a lei. Il ministero degli Affari regionali è il terminale, chi solleva le impugnative sono i ministeri preposti”. Sulle reazioni all’impugnativa il giudizio è netto. “Leggo comunicati di giubilo sul fatto che non risolviamo un problema delle persone. Godono delle sconfitte della Sicilia. Poverini”.
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Le accuse di Legambiente
Ad accogliere positivamente la decisione del governo è stata Legambiente Sicilia, con il suo presidente Zanna. “Già l’anno scorso avevamo scritto ai deputati regionali chiedendo di non approvare questa norma, perché chiaramente incostituzionale. Purtroppo non ci hanno dato retta, e hanno fatto l’ennesima brutta figura”. Per Zanna l’Assemblea “legifera in maniera pessima”, senza tenere conto dei precedenti “visto che negli anni diverse regioni hanno approvato norme simili, sempre bocciate dalla Corte costituzionale”. Per il presidente il rischio della legge regionale è di legittimare nuovi abusi. “Ci sarà sempre qualcuno che aspetterà la prossima sanatoria, procedendo in questo modo”. C’è anche il “danno” prodotto nelle settimane in cui la norma è stata esecutiva. “In questo mese cosa è successo? Quanti altri abusi sono stati fatti? Davvero si vuole ripristinare la legalità con una sanatoria?”.
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Le insidie della “resistenza”
Per Zanna non dovrebbe essere così. “La politica siciliana si riempie la bocca con la legalità, ma quando si tratta di agire nel concreto si blocca”. L’abuso edilizio, ricorda il presidente, “è un reato compiuto contro la legge”, che va corretto “non certo con un condono”. Rispetto alla prospettiva della Regione di “resistere” all’impugnativa, “se vogliono farlo, che lo facciano. Spero solo che non sia un modo di perdere tempo, per consentire ad altri di operare”. In attesa della sentenza della Corte, infatti, la legge regionale è operativa. “Non vorrei che nel frattempo qualcuno continuasse a presentare domande di sanatoria”. Per il presidente di Legambiente toccherebbe agli uffici, a questo punto, congelare eventuali richieste, in attesa di una decisione. “Formalmente, però, la legge è operativa, quindi potrebbero esserci ricorsi da parte dei richiedenti. Speriamo che questo non accada, perché sarebbe una vergogna”.
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La posizione del Partito democratico
A sposare la posizione dell’associazione ambientalista anche il Partito democratico siciliano, con il suo segretario Anthony Barbagallo. “Ci siamo fermamente opposti alla sanatoria del governo Musumeci che prevedeva di salvare gli abusi”, scrive in una nota Barbagallo. Quella sul condono è una norma “dal tipico sapore elettorale”, nonché la forzatura di un governo “che non ascolta e poi va a sbattere”. L’impugnativa del Consiglio dei Ministeri, per Barbagallo, era scontata. “Siamo stati facili profeti e non era neanche difficile”. La vicenda dimostra “l’inadeguatezza di un esecutivo, quello guidato da Musumeci, che va avanti a colpi di mano, con norme approvate con un solo voto in più”. Anche attraverso norme “pensate per favorire pochi a scapito dei siciliani, dell’ambiente e del territorio”, conclude il segretario dem.