Una tregua pasquale del valore di 21 milioni di euro allenta la tensione nel lungo braccio di ferro tra gli ambulatori privati (compresi i laboratori di analisi) e l’assessorato regionale della Salute. La disponibilità immediata è di 14 milioni di euro, provenienti da economie del 2022, che l’assessore Volo ha messo sul tavolo sindacale che si è svolto ieri a Palermo, per coprire parte del deficit causato dalle precedenti decurtazioni del budget regionale destinato alle strutture convenzionate. Si era passati infatti dai 315 milioni del 2021 ai 283 per il 2022 e il 2023, ma gli ambulatori avevano continuato a operare in “extrabudget” cioè erogando ugualmente le prestazioni ai pazienti. “Ci fanno recuperare in parte il 2022, con 14 milioni di euro più altri sette previsti per l’abbattimento delle liste di attesa, così copriamo due terzi dell’ammanco di 32 milioni di euro. Perdiamo abbastanza e non abbiamo un utile, ma recuperiamo le spese”, riconosce Salvatore Gibiino, coordinatore del Cimest (Coordinamento intersindacale medicina specialistica di territorio). Per la Regione, si tratterebbe di “una misura una tantum per circa 350 strutture, che potrebbero così ridurre i propri passivi fino al due per cento rispetto al 2019”.
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Budget sufficiente solo fino al 20 di ogni mese
Per quanto riguarda il 2023, la soluzione ancora non c’è. Con il budget a disposizione, finora le strutture private hanno erogato prestazioni fino al 20 di ogni mese, per poi invitare i propri pazienti a pagare o ad aspettare. La proposta della Regione è di “aumentare il budget utilizzando circa 11 milioni di euro dall’aggregato di fondi per la nefrologia, che sarebbe risultato sovrastimato” e destinare allo stesso scopo anche lo 0,3 per cento del Fondo sanitario indistinto stanziato dal ministero della Salute per l’abbattimento delle liste d’attesa nel pubblico e nel privato. Sarebbero 30 milioni di euro per la Sicilia, però la possibilità è “subordinata – spiegano dalla Regione – alla definizione dell’iter procedurale con i tavoli tecnici nazionali”. Secondo Gibiino, con gli 11 milioni di euro offerti, “cambia poco, servono tra 40 e 50 milioni di euro, resterà difficile per noi continuare a erogare prestazioni dopo il 20 di ogni mese”. Va poi chiarito se le risorse del ministero saranno ripartite rispettando la proporzione pubblico-privato: “Noi eroghiamo l’80 per cento delle prestazioni, dovremmo avere l’80 per cento di questi fondi. Altrimenti, non si risolve nulla”, sottolinea il coordinatore Cimest, che tuttavia evidenzia l’importanza dell’incontro con l’assessore: “Abbiamo rimesso la palla al centro, ci risentiremo a fine mese, adesso abbiamo notato una buona predisposizione nel cercare di risolvere le problematiche”.

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Oltre 1.100 strutture private nei 55 distretti sanitari
In Sicilia i soggetti privati che erogano prestazioni specialistiche di assistenza sono oltre 1.100 nei 55 distretti sanitari di tutta l’Isola, con una presenza preponderante a Palermo, Catania e Agrigento. Di fatto però si arriva a 1.800 strutture, se si considerano i singoli punti prelievo dei laboratori d’analisi, che la Regione raggruppa in ‘consorzi’. Tra presidi ospedalieri e ambulatori territoriali ci sono invece 170 strutture pubbliche. Nel 2019, anno di riferimento pre-pandemia, tra prestazioni erogate dai privati in convenzione, nefrologia, radioterapia, ex Gestione sanitaria accentrata (esempio il 118) e attività extraregionale, sono stati superati i 460 milioni di euro, secondo quanto risulta dal Piano della rete territoriale di assistenza varato alla fine del 2022 dall’assessorato regionale della Salute (flusso ‘M’ nella tabella seguente). I maggiori rimborsi sono andati a laboratori di analisi cliniche, nefrologia, medicina fisica e riabilitazione e radiologia diagnostica. Le strutture pubbliche invece hanno erogato prestazioni per quasi 327 milioni di euro (flusso ‘C’).



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Un giro da 40 milioni di prestazioni ogni anno
Il business delle specialistica ambulatoriale privata raggiunge i 40 milioni di prestazioni l’anno, secondo quanto riferisce Gibiino. “Facciamo circa quattro milioni di prestazioni al mese, lavorando sette-dieci giorni in meno al mese è facile fare il conto: sono 800 mila prestazioni in meno al mese, a danno di pazienti che saranno costretti ad aspettare o a pagare”. Il problema, nonostante le iniziali convinzioni dell’opinione pubblica, non è mai stato limitato ai soli laboratori di analisi, ma a tutte le prestazioni, soprattutto quelle cosiddette salvavita, come la cardiologia, l’oncologia, la radiologia, l’oculistica. Per il coordinatore del Cimest, dopo l’ultimo confronto, è stato compiuto comunque “un primo passo per salvaguardare il diritto alla salute dei cittadini siciliani e i posti di lavoro degli oltre 15 mila operatori delle strutture della specialistica accreditata esterna siciliana”.