Appalti e legalità. “La Sicilia sguazza nel clientelismo”

Crisi, legalità e diritti sono dei termini “molto connessi tra loro”, secondo Monja Caiolo, segretaria generale Filcams Cgil Sicilia. Si è parlato di appalti e legalità nel settore terziario al convegno tenutosi nell’aula magna della facoltà di Scienze politiche a Catania e che ha visto un’ampia partecipazione del sindacato Filcams Cgil. “Essere la penultima Regione in tutta Europa per occupazione femminile e tra le ultime per quella giovanile è un dato che fa riflettere”, afferma Antonio Perdichizzi, ex presidente di Confindustria giovani, che interviene in rappresentanza di Confindustria Catania. Ai problemi evidenziati da Perdichizzi gli intervenuti lamentano una totale assenza dello Stato e di mentalità della legalità. Vero e proprio leitmotiv di tutto l’incontro. Il problema degli appalti pubblici è spesso legato alla mancanza di controlli e se a questo aggiungiamo una crisi generale della società ecco che “la legalità viene messa in discussione anche per una carenza valoriale” secondo Caiolo. “Quando c’è crisi – prosegue – aumentano i varchi per l’impresa mafiosa e tutti i fenomeni della criminalità organizzata”. Il tema del dibattito, l’aggiudicazione lecita e meno
lecita degli appalti pubblici, e la presenza di Confindustria hanno dato spunto
al giornalista de La Sicilia e mediatore dell’evento, Mario Barresi, per fare
qualche domanda sull’ingombrante inchiesta che lo scorso anno ha coinvolto l’ex
presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, condannato a 14 anni
di carcere per associazione a delinquere e corruzione. Il
rappresentante di Confindustria liquida con parole di ottimismo e fiducia: “In
tutti gli ambienti ci sono delle zone scure ma naturalmente anche chiare e noi
pensiamo che a prevalere siano quest’ultime”. L’aggiudicazione lecita e meno lecita degli appalti
pubblici è un tema sempre caldo e attuale e il sindacato Cgil lamenta di non
essere compreso nei suoi no. L’esempio che fa è per l’aeroporto di Catania.
“Perché non deve istituirsi una clausola sociale che imponga il trasferimento
di tutti i dipendenti in caso di cessione ad altra holding?”, domanda il
segretario provinciale Giacomo Rota. Non solo. C’è spazio anche per un chiaro
riferimento all’inchiesta ‘Università Bandita’ che nei mesi scorsi ha travolto
l’ateneo catanese per una presunta gestione illecita delle procedure di
selezione di docenti ordinari e associati. 
“Per quale motivo – continua Rota – con l’ateneo catanese, sia ai tempi
del rettorato di Recca e del direttore generale Maggio, così come ai tempi di
Pignataro e Mattei, non abbiamo nemmeno avuto, pur chiedendoli, nessun
incontro?”. Domande che non trovano risposte ma che hanno uno scopo preciso:
non spegnere i riflettori su alcune vicende che raccontano l’illegalità, la
furbizia, la falsità e i rapporti clientelari su cui, secondo Rota “questa
città, ma anche tutta la Sicilia, sguazza”. Secondo il sindacalista è
importante che per la legalità non si definisca soltanto nel non avere rapporti
con la mafia. “Vuol dire anche assumere le persone legalmente, avere presidi di
sicurezza, non ricattare il lavoratore e pagare in tempo gli stipendi”. E
aggiunge: “L’ho spiegato a qualche straccione che è finito a fare il senatore
della Repubblica”. Al convegno sono intervenuti anche alcuni esponenti delle associazioni universitarie. Tra questi il senatore accademico Unict Giuseppe Calaciura, dell’associazione La Finestra. Per lui il problema di fondo è nella mentalità. “Dovremmo puntare su ricerca e istruzione e non incitare i lavoratori a stare a casa”. Un chiaro riferimento al reddito di cittadinanza voluto dal M5s e per il quale il giovane sferra un attacco a uno dei maggiori fautori della misura: l’attuale ministro degli Esteri, già ministro del Lavoro, Luigi Di Maio.