Al Sud, e in particolare in alcune regioni come Sicilia, Campania e Puglia, i servizi per i bambini rimarranno un miraggio. Non bastano i soldi a disposizione se poi non si traducono in progetti. Così La Sicilia prende molto meno denaro di quanto avrebbe potuto con la conseguenza che asili, mense, palestre e quando previsto per il mondo dell’infanzia rimane un desiderio e si accrescono le differenze con il resto del Paese. Lo scrive nero su bianco Svimez che fa un’analisi dei progetti dedicati ai servizi per la prima infanzia e dell’istruzione finanziati dal Pnrr.
Non considerati i fabbisogni territoriali
La cosiddetta “quota Sud” è stata rispettata però, paradossalmente, le regioni meridionali più popolose e più bisognose di infrastrutture scolastiche, ovvero Sicilia, Campania e Puglia, hanno avuto risorse pro capite inferiori alla media italiana. Eppure ne avrebbero tanto bisogno visti i livelli dei servizi erogati di cui abbiamo parlato qui. Se poi aggiungiamo che negli ultimi 12 anni la spesa per la scuola in Sicilia è stata ridotta di un miliardo di euro il quadro è completo. Al contrario, “Molise e Basilicata, hanno assorbito risorse pro capite sensibilmente superiori alla media italiana”. In fondo alla classifica provinciale per risorse pro capite assegnate, le grandi città metropolitane di Napoli e Palermo. La spiegazione di questo stato di cose sta nella scelta politica nell’assegnazione delle risorse. Ovvero, come scrivono da Svimez “come noto, gli interventi del Pnrr non sono stati programmati a partire da una mappatura territoriale dei fabbisogni di investimento. In questo come in altri ambiti, il Pnrr prevede il rispetto della “quota Sud”, ossia il vincolo normativo della destinazione alle regioni del Mezzogiorno di almeno il 40 per cento delle risorse allocate dalle amministrazioni centrali titolari degli interventi”. Le risorse sono state quindi assegnate senza considerare i bisogni dei territori.
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Risorse sprecate, la Sicilia senza progetti
“Solo nel caso degli asili nido il gap infrastrutturale è stato impiegato come criterio prioritario di riparto (con un peso del 75 per cento). Per le altre linee di intervento, hanno prevalso criteri di utenza potenziale (numero di alunni attuale e proiezione demografica della popolazione scolastica”, spiegano ancora da Svimez. Ne deriva dunque, ed è evidente guardando quali progetti sono stati ammessi a finanziamento secondo Svimez, che molto è dipeso più dalla sensibilità e capacità progettuale e amministrativa dei vari enti pubblici. Insomma, chi è stato più bravo ha avuto di più e la Sicilia non sembra avere brillato, anzi. Non solo ha presentato progetti per un ammontare inferiore a quello garantito, non ha approfittato neanche della proroga temporale e di nuovi bandi dedicati alle sole regioni del Sud per accaparrarsi ulteriori risorse. Eppure c’erano. Per nuovi asili, ad esempio, come accaduto per gli enti siciliani anche in altre Regioni non hanno sfruttato tutto il capitale a disposizione ed erano rimasti disponibili circa 188 milioni di euro.
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Obiettivi irraggiungibili
La mancanza progettuale di Sicilia, ma anche di Campania e altre, si registra anche in altri ambiti. Nel caso delle mense, per l’Isola c’erano a disposizione 80,5 milioni di euro, ma ha presentato richieste solo per 18 milioni. Un caso simile in Campania dove sono stati presentati progetti per 47 milioni di euro ma il finanziamento possibile era di 83 milioni. E lo stesso è accaduto per i nuovi progetti per gli asili nido: presentati progetti per 149 milioni di euro mentre a disposizione c’erano 276 milioni di euro. Ecco che ai bambini siciliani in età di riferimento sono destinati 1.600 euro a testa per la nuova edilizia mentre nel resto d’Italia se ne spendono in media 2.138 euro. I più fortunati sono i bambini abruzzesi a cui le amministrazioni locali sono riuscite a destinare 6.142 euro pro capite. Davanti a questa situazione è impossibile pensare che in questi territori in cui si partiva male e non si è saputa prendere la rincorsa si possa raggiungere l’obiettivo fissato dal Lep di 33 posti autorizzati per 100 bambini. Anzi, le differenze con il resto del Paese saranno sempre più marcate. “Ad esempio, – scrivono da Svimez – la provincia di Ferrara, che presenta un indice di copertura del 36,5 per cento ha ricevuto 2.831 euro pro capite (considerando la sola popolazione target) contro i 589 della provincia di Caltanissetta il cui indice di copertura è pari al 5 per cento”.